SINDACO, FACCIA QUALCOSA DI DESTRA

Partiamo dai fatti. Il Centrodestra di Biancavilla si trova impantanato in una crisi profonda. L’assetto, cristallizzato dal giorno dopo il ballottaggio, non può reggere ancora più di tanto. I malumori interni alla coalizione sono oramai palpabili anche dagli osservatori politici più distratti e dai cittadini che al Palazzo non ci vanno neanche per un certificato. Le pressioni arrivano da tutte le parti perché si proceda ad un rimpasto. Oltre un terzo della giunta risulta scollegata dalle forze presenti in consiglio comunale. Una squadra (ma lo è mai stata?) che non rappresenta più la geografia politica uscita dalle urne nel 2003. La spinta propulsiva sull’azione amministrativa ne risente fortemente in negativo. La popolarità di Mario Cantarella è inesorabilmente in picchiata.
Passiamo alle considerazioni. La crisi dello schieramento di governo (scoccata lo scorso luglio con la bocciatura della proposta dei 60 alloggi di edilizia sociale) difficilmente, a questo punto, potrà essere risolta in maniera indolore. La coalizione di Cantarella potrà certamente assestarsi su nuovi equilibri, ma oramai sembra impossibile ritrovare quel clima solidale post-elettorale ed è assai probabile pensare che le faide interne si moltiplicheranno da qui alla scadenza della consiliatura.
Va rilevato, intanto, che i movimenti politici, le indiscrezioni di stampa, le comunicazioni ufficiali di queste ultime settimane ricalcano vecchi metodi, prassi antiche che riportano a quel mercato spicciolo, consolidato nell’era Manna. Persino le motivazioni e le modalità con cui si chiede il cambio di assessori non differiscono da quelle utilizzate ai tempi del Centrosinistra. E oggi come ieri, gli assessori “scomunicati”, anziché prendere atto della mancanza di un sostegno politico, ringraziando e togliendo il disturbo, non fanno altro che incollare le chiappe su una poltrona conquistata non con il superamento di un concorso, ma per la concessione di un privilegio.
Non si comprende quindi in virtù di quale forza politica stia operando Franco Benina (scaricato prima da Gaetano Paternò e poi da Alfio Furnari), Alfio Amato (stesso destino -come Salvatore Mazzone, Salvatore Portale e Alfredo La Delfa- di chiunque sia stato “toccato” da Antonio Portale) e Andrea Ingiulla, al quale non fa onore la raccolta di firme di suoi compari, cognati e cugini e di gente che nulla aveva a che fare con la sua lista e che ora a nome di Rinascita democratica gli esprime sostegno, nel tentativo di salvarlo dalla richiesta di Vincenzo Papotto, che lo vuole sostituire con Carmelo Cantarella, noto maestro di pugilato.
Non può reggere la favoletta secondo cui gli assessori sono lì per una nomina decisa personalmente dal sindaco. Fosse stato per Cantarella, nessuno dei sette si troverebbe a ricoprire quell’incarico. E non serve a nulla vantare il record della giunta più longeva della Sicilia quando la percezione del cittadino medio è quella di un’inconsistenza della classe dirigente e di un panorama desolante fatto di non-politica.
Nelle sue comunicazioni istituzionali, Mario Cantarella, ha parlato ultimamente della “fase 2” della sua amministrazione, quella dei «grandi investimenti». Forse però questa “fase 2” dovrebbe essere improntata sull’umiltà, su una forte autocritica ed il riconoscimento di fallimenti oggettivi, ascoltando certe osservazioni derivanti dalle opposizioni e dalla stampa, senza liquidarle -come spesso fa Cantarella- come banali strumentalizzazioni avversarie.
Bisogna prendere atto, per esempio, al di là degli inevitabili rimpasti, che questa amministrazione non è e non sarà l’erede di quelle esperienze guidate da Salvatore Uccellatore e Dino Laudani, a cui in più occasioni sia il sindaco che il suo vice, Salvuccio Furnari, hanno fatto riferimento. Evitiamo di scomodare la storia e cerchiamo di non insudiciarla con la “politica” provincialotta dell’assessoricchio da non mollare o da ottenere a tutti i costi cui stiamo assistendo da diversi mesi, ennesima smentita di quel cambiamento pervicacemente promesso.
Lo “spettacolo” che ci sta offrendo questo Centrodestra è penoso. E se da una parte c’è chi, come Forza Italia, vuole ritardare il rimpasto e aggroviglia di più la matassa chiedendo il terzo assessore (una voce delle ultime ore), dall’altra c’è chi ancora mostra al sindaco il conto dell’appoggio elettorale. Come il prof. Alfio Petralia, indicato da “Modernizzazione e Lavoro” come assessore, che in un breve commento lasciato sul blog di Vincenzo Ventura, è più che esplicito: «A mio modo di vedere -scrive Petralia- è il sindaco che crea ribelli con lunghe aspettative, essendo troppo attendista e poco coerente nel rispettare gli impegni politici assunti».
Sostiene spesso Cantarella di avere dato la parola d’onore ai suoi alleati, assicurando, prima del ballottaggio, ben precisi equilibri di maggioranza. Al sindaco però sfugge un dettaglio. La parola data ha un senso mantenerla con persone che riconoscono nell’onore un valore da applicare alla politica e uno stile di vita. Ma quando ci troviamo di fronte elementi che venderebbero il proprio onore e la propria dignità per 70 euro in più di gettone di presenza, allora l’atteggiamento del sindaco non ha alcun senso. Ecco perché il sindaco farebbe bene, in questo frangente, a fare qualcosa di “destra”: pugno duro, soluzioni drastiche, uno scossone forte alla sua amministrazione e alla sua maggioranza.
Non può atteggiarsi da “camicia nera” con i cronisti “indisciplinati” e con i volontari “irrispettosi” della protezione civile per poi applicare metodi “democristiani” (nel senso degradante del termine) nei rapporti quotidiani con i suoi alleati. Faccia il “fascista” (senza avere l’imbarazzo di essere accusato di incoerenza rispetto alla sciacquatura con l’acqua di Fiuggi) e attui una terapia d’urto: imprimerebbe una spinta alla sua azione di governo, eliminerebbe certe frattaglie d’intralcio, avrebbe gli apprezzamenti della gente (quando Manna era accusato “imperatore di Biancavilla” per i suoi metodi drastici si trovava, non a caso, al culmine della sua popolarità) e riaccenderebbe la fiamma del popolo della Destra, tanto deluso. Proceda ad un rimpasto radicale della sua giunta e si circondi di persone valide e di fiducia, senza subire diktat e “minacce” politiche, infischiandosene di una maggioranza a 14 a tutti i costi.
No, non ci saranno mozioni di sfiducia, tutti vogliono restare attaccati il più possibile alla poltrona del consiglio comunale e dall’opposizione non arriveranno ringhiate ma semplici pigolii. Semmai ci potrebbe essere qualche clown che comincerà a fare il solito show d’oppositore in Aula e in tv. Ma è un rischio che va affrontato, anche perché è il meno traumatico. Fuori dal Palazzo, tra sussurri e formule cautelanti del tipo “qui lo dico e qui lo nego”, praticamente tutti gli alleati del primo cittadino promettono e assicurano che, al di là di ciò che accadrà alle Regionali o alle Politiche, non ci sarà un secondo mandato per Mario Cantarella. E non ci sarà un Nello Musumeci che lo sponsorizzerà. E neanche un Nino D’Asero. Figurarsi un Raffaele Lombardo e i calaciuriani.
Il sindaco, forse, farà bene quindi a non pensare (per quanto doloroso) alla riconferma, ma a porsi il semplice obiettivo di un’uscita di scena nel modo più dignitoso possibile. Ha altri due anni di tempo: sono sufficienti perché si possa preparare ad un addio a testa alta. Partendo da una condizione: togliere le bretelle e mettere la cintura ai pantaloni.
Vittorio Fiorenza

RETROSCENA DI UN INCIUCIO DIROMPENTE

E’ incredibile come una semplice votazione per il rinnovo della commissione elettorale possa avere visto uno spiegamento di forze, energie, tattiche e strategie sia da parte della maggioranza sia dall’opposizione. Eppure, sulla scelta dei componenti (che da 6 sono stati ridotti a 4) da inviare nell’organismo consiliare, si sono registrati convulsi contatti, intrighi e trasversalismi con combinazioni mai “provate” prima. L’esito dell’urna è stato una sorpresa: Giuseppe Salvà, Gaetano Paternò, Salvatore Giuffrida e Nicola Tomasello. L’anomalia, rispetto al risultato atteso, è rappresentata dall’esponente riformista. La “logica delle appartenenze” avrebbe dovuto decretare tre componenti di Centrodestra ed uno di opposizione. Se l’elezione di Giuffrida (data la superiorità numerica dei Ds) è scontata, la stessa cosa non può dirsi per il cislino.
Cosa è successo? Semplice. Facilitato da un clima teso, dai malumori e dai veti incrociati interni alla maggioranza, vi è stato un accordo “sotterraneo” tra Forza Italia e Riformisti per l’elezione di Tomasello. E così è stato.
In termini tecnici questo si chiama accordo trasversale. Se lo si vuole vedere sotto un’ottica moralistica, la definizione più efficace è inciucio. Si, è proprio così. Tre voti di maggioranza (Franco Lanza, Mario Amato e Salvo Saitta) sono andati ad un consigliere di minoranza, determinandone l’elezione in commissione elettorale, a scapito di altri (praticamente tutti, nel Centrodestra) che ambivano alla carica.
Ha fatto bene, anzi benissimo, l’assessore Pasquale Lavenia ad andare a Video Star per “informare la città” su quanto avvenuto in Consiglio, per denunciare la labilità dei confini tra maggioranza e opposizione, per tacciare sia i consiglieri azzurri sia il capogruppo riformista, per dispensare certificati di opposizione regolare (Ds e Margherita) ed opposizione opportunista (i Riformisti). Bravo Pasquale, così si fa. Non è sfottò, ma un complimento assolutamente sincero.
C’è un “piccolissimo” dettaglio, però, che sfugge all’assessore. Per carità, una momentanea amnesia può capitare a tutti. Non si capisce, tuttavia, perché Pasquale abbia così facilmente cancellato dai ricordi la votazione di quella stessa commissione elettorale che, all’inizio della consiliatura, decretò l’elezione, tra i componenti, del consigliere Alfio Magra, capogruppo della Margherita, attraverso due voti determinanti provenienti dal Centrodestra. Non si capisce come mai quella operazione non venga classificata come inciucio. Non si capisce come mai allora, lo stesso Lavenia non si sia precipitato in tv per bollare certificati di opposizione buona e opposizione cattiva.
Siamo alle solite. Nel caso di Magra (in sella alla commissione elettorale per due anni e mezzo, grazie ai voti di Centrodestra) si è trattato, secondo i parametri di giudizio dell’assessore lombardiano, di una questione non di etica politica, ma semplicemente linguistica. Non “inciucio”, ma “collaborazione”. Non “accordo sottobanco”, ma “atto di rispetto” nei confronti della minoranza, anzi della Margherita, che per ricambiare la cortesia si apprestò poi a votare il difensore civico indicato dalla maggioranza e ad astenersi sul bilancio. Ma tutto questo l’assessore l’ha rimosso dalla memoria. Forse perché il regista di quell’operazione, di quella mano tesa al partito di Carmelo Randazzo è stato proprio lui?
La triste verità è che l’assessore, proprio per queste valutazioni ad intermittenza, non ha alcuna autorevolezza e credibilità per pronunciare certi giudizi. E anziché scomodarsi soltanto per denunciare la confusione di ruoli di maggioranza e opposizione, farebbe meglio a fornire spiegazioni sulla sua personale confusione tra ruolo pubblico e privato, in relazione a quel conflitto etico-politico sulla zona artigianale grande quanto una casa.
Sia ben inteso: la “cortesia” di Forza Italia ai Riformisti è certamente da deprecare senza “se” e senza “ma”. Va, però, aggiunto -liberi da filtri moralistici- che i retroscena di quella “cortesia” evidenziano pure (dal punto di vista di Tomasello) una fredda e raffinata operazione di ingegneria politica, che ha reso ancora più tesi i rapporti interni al Centrodestra e che potrebbe avere ulteriori strascichi ancora nelle prossime ore. Un inciucio, in altre parole, che si è oggettivamente rivelato un atto squarciante e dirompente per i già precari equilibri di maggioranza.
Un effetto avvertito (come forse era nelle intenzioni dei forzisti) in particolare dal Movimento per l’Autonomia. C’era il consigliere Francesco Nicolosi che, legittimamente, ci teneva ad essere eletto, ma per ordini superiori, il gruppo ha dovuto indirizzare i consensi al consigliere Giuseppe Salvà con cui i lombardiani sembra intreccino da tempo una rete di rapporti politici, che passerebbero anche attraverso il prof. Alfio Petralia. Sì, proprio lui, l’ex sindaco comunista sponsorizzato da Salvà come prossimo assessore, sul quale ci sarebbe persino l’avallo di Pippo Calaciura, figura chiave dell’Mpa biancavillese.
In Forza Italia -allo stesso tempo, va rilevato- i contrasti con Vincenzo Amato sono diventati plateali, tanto che i berlusconiani hanno preferito appunto dirottare i propri voti a Tomasello, piuttosto che al giovane ribelle, proiettato ormai verso il gruppo dei calaciuriani.
Avete capito ora perché dietro al rinnovo della commissione elettorale si siano concentrate tante energie? E pensare che anche il primo cittadino si sarebbe adoperato perché la votazione si svolgesse in maniera indolore per la sua maggioranza. Avrebbe convocato addirittura Giosuè Sangiorgio (consigliere di Centrosinistra) per cercare un aggancio. Non si sa cosa si siano detti i due, sta di fatto che Sangiorgio, alla trattazione del punto sulla commissione elettorale, non sapendo della “trama” scombussolante tra Forza Italia e Riformisti, si è assentato, indebolendo le potenzialità dell’opposizione. Vuoi vedere che anche il sindaco Cantarella ha tentato un inciucio? E ora chi glielo dice a Pasquale?
Vittorio Fiorenza

DITE AI BABY DI STARE ATTENTI AGLI ANTI-ESEMPI

A sentire le esigenze e le “dichiarazioni programmatiche” del baby-Consiglio di Biancavilla, insediatosi qualche settimana fa, c’è da rimanere positivamente sorpresi. I piccoli amministratori, rappresentanti di tutte le scuole elementari e medie della nostra città, hanno dimostrato di avere le idee chiare. Lontani da strategie politiche e da tragedie di Palazzo, con la loro disarmante innocenza, chiedono maggiore cura per il verde pubblico, il miglioramento della viabilità cittadina, attenzione per l’inquinamento atmosferico, servizi adeguati ai cittadini. Insomma, un paese normale. Tutti argomenti che i loro “colleghi” adulti, in 30 mesi di lavori consiliari, non hanno mai accennato con un dibattito consiliare serio, maturo e degno di essere chiamato tale.
Non è un caso, per esempio, che un sondaggio di “Biancavilla allo specchio”, il blog di Vincenzo Ventura, abbia evidenziato che il 78% del campione ritiene «molto scarso» il lavoro svolto finora dall’assemblea cittadina. Ma queste cose non contano per gli inquilini dell’Aula. L’importante è fare fumo e basta. Ecco quindi che il presidente Antonio Portale, dimenticando gli ostruzionismi e le “maleparole” usati nei confronti di Vincenzo Cantarella per contrastarlo nell’istituzione -prima in assoluto- del baby-Consiglio, non rinuncia a pavoneggiarsi davanti alle telecamere per vantare l’iniziativa, per parlare dei bambini amministratori del domani, per pronunciare altri blablablà di scontata retorica. Lo seguono alcuni consiglieri che tentano di ritagliarsi un angolino nelle riprese dei cameraman e che dispensano complimenti, auguri e congratulazioni a bambini emozionati, genitori orgogliosi e insegnanti entusiasti.
Chi però ben conosce le reali pulsioni “idealiste” dei consiglieri, ancora freschi dalla seduta in cui si è discusso di gettoni e dignità personale e politica, non può che ribollire di indignazione. Ai bambini, quindi, verrebbe da dire di stare lontani da certi tizi, di non farsi imbambolare da discorsi ipocriti e di continuare a fare i bambini, senza emulare i grandi, soprattutto quando questi non hanno alcuna autorevolezza morale per fare da esempio e dare lezioni di educazione civica.
Il risultato, purtroppo, è che, nonostante la buona fede di dirigenti scolastici, insegnanti e genitori, l’iniziativa presenta -visto lo scadimento dei promotori- una dubbia valenza educativa e didattica. E rischia di trasformare venti bambini in recitatori che scimmiottano la Politica e diventano funzionali soltanto alle meschine ossessioni dei grandi per racimolare un ritaglio di giornale o un passaggio televisivo.
Non può non stridere l’accostamento dell’insediamento dei baby-consiglieri e del dibattito avuto qualche settimana prima nella stessa aula, da dove i consiglieri-senior avevano parlato di come aumentarsi il gettone di presenza o mettersi uno stipendio. Lo avevano fatto con una tale disinvoltura da non capire nemmeno che la presenza delle telecamere di Tva in aula sarebbe stata un boomerang. Cosi, se non altro, da casa, i biancavillesi hanno potuto seguire e “ammirare” i loro rappresentanti istituzionali, che ritengono l’aumento di 70 euro a seduta (rispetto ai 30 euro attuali) un modo per renderli più degni nel loro ruolo. Contenti loro… Peccato, però, che certe affermazioni di inedita impudicizia siano state ascoltate anche dai bambini. La trasmissione dei lavori consiliari ha assunto quindi un così potenziale diseducativo che la messa in onda doveva essere fatta in orari notturni e comunque segnalata con un bollino rosso. E invece i programmisti dell’emittente adranita sono stati così attenti e rispettosi da trasmetterla mattina, mezzogiorno e sera, a ruota libera, per diversi giorni. Inevitabile il raggiungimento anche di un target infantile. Per fortuna, però, i bambini sono più svegli di quanto si possa pensare e in una classe del Secondo circolo didattico, per esempio, su loro richiesta, hanno intavolato un breve dibattito. Sarebbe stato interessante riprenderlo (quello sì) con le telecamere, a scopo riparatore rispetto alla pessima immagine (oramai incancellabile) data dall’assemblea cittadina. Di certo sarà stato edificante e motivo di soddisfazione per gli insegnanti, tanto che una di loro ha scritto a “Scusate il disturbo”. Parole che valgono più di ogni altra manifestazione di indignazione: «Egregio Fiorenza lei ha avuto modo di conoscere la mia classe e sa quanto sia attenta, nonostante l’età di chi la compone (bambini di 9-10 anni). Ebbene, le devo dire che stamattina, su loro sollecitazione, abbiamo discusso dei consiglieri comunali e del loro tentativo di mettersi uno stipendio. La maturità e il modo critico con cui hanno affrontato il problema lascia sperare che amministratori migliori per il nostro futuro è possibile averli».
Un esempio di maturità civica. Che volentieri contrapponiamo ai nostri consiglieri comunali. Loro, l’anti-esempio.
Vittorio Fiorenza

SORRIDETE, SIETE SU “SCHERZI A PARTE”

E’ stato tutto un bluff. Non prendeteli sul serio, i nostri consiglieri comunali. Quei bontemponi, quei bravi ragazzi che scaldano la poltrona dell’assemblea cittadina ci hanno tirato un tranello. E’ da un paio di settimane che in paese non si parla d’altro che della proposta tesa ad aumentare il gettone di presenza da 30 a 100 euro. Ma era tutta una balla. Si, è così. Voi ci avevate creduto veramente? Allora ci siete cascati. E’ stata semplicemente una mossa… diciamo… provocatoria, per utilizzare le loro parole giustificative. E per farci guastare fino in fondo questa burletta, hanno persino convocato un consiglio comunale. Anzi, una seduta di prosecuzione, tanto per restare in tema e beccarsi un altro gettone e un’altra giornata lavorativa libera e pagata. Un Consiglio che, per la prima volta, a sorpresa, ha ospitato una telecamera per le riprese integrali. E soprattutto per mandare un messaggio a tutto il popolo biancavillese: «Sorridete, siete vittime di “Scherzi a parte”».
La trovata è stata a dir poco geniale. Dopo il clamore e l’indignazione suscitati in paese, i firmatari della proposta hanno dovuto fare dietrofront, sostenendo che tutto era stato costruito per pura provocazione. Uno scherzo, appunto. Ma la sostanza è cambiata di poco. La mozione è passata senza alcuna indicazione di importi in euro, ma si è dato mandato alla presidenza (con 12 voti favorevoli di Centrodestra) di definire o l’aumento del gettone o addirittura l’istituzione di uno stipendio fisso mensile. Per il resto, le opposizioni hanno vestito (com’era inevitabile) i panni degli scandalizzati, votando “no”, e Antonio Portale si è astenuto, confezionando un discorsetto degno del suo ruolo e trattando, di fatto, i suoi colleghi di maggioranza come semplice fanghiglia.
In effetti, l’immagine data per circa tre ore di dibattito dal Consiglio Comunale è stata pessima, vergognosa, degradante. Non era mai avvenuto, da Cesare Masi in poi, che un’intera riunione fosse dedicata non alle problematiche dei biancavillesi, ma alle tasche dei consiglieri. Per tre ore, davanti alla telecamera, i consiglieri hanno parlato di soldi, soldi e soldi. E lo hanno fatto senza alcun imbarazzo, senza arrossire un po’. L’assemblea cittadina ha perso il senso della misura, della decenza, del rispetto di chi ancora resiste alla repulsione di seguire ed ascoltare. Persino nelle motivazioni a quella proposta, i consiglieri hanno rinunciato al decoro istituzionale e al proprio ritegno. Ci sono stati coloro che hanno sostenuto che l’aumento del gettone di presenza con 70 euro in più sarebbe un modo per dare maggiore dignità al lavoro del consigliere comunale. Lo scandalo non è, come dice con sarcasmo quella mente eccelsa di Santo Zammataro, che un consigliere prenda 8mila euro in due anni e mezzo. Lo scandalo è che i consiglieri pretendano di arrotondare le entrate mensili con l’attività politica e, in mancanza di uno stipendio fisso, si inventino balle di riunioni di commissione. I consiglieri non sono amministratori di serie B, ma si sono ridotti a serie Z, valgono un due di picche, svenderebbero la loro dignità per 70 euro in più. Roba da matti! Nemmeno nelle ristrette e confidenziali riunioni di condominio si pronunciano simili oscenità.
Eppure di oscenità, nell’ultima riunione consiliare, se ne sono sentite a non finire. Chi ha resistito all’impeto di vomito suscitato dalle riprese di Tva (emittente chiamata -e pagata?- da Santo Zammataro, che dopo due anni e mezzo pare abbia capito l’importanza della trasparenza) ha potuto notare che sia dal Centrodestra che dal Centrosinistra sono piovute non critiche argomentate, non smentite con dati alla mano, non precisazioni su singoli passaggi, ma insulti ad personam nei confronti di chi ha denunciato l’«assalto al bottino comunale»: Alfredo Ranno per quanto detto a Video Star e Vittorio Fiorenza per quanto scritto su “Scusate il disturbo” e “La Sicilia”. Insomma, come ai vecchi tempi, il consiglio comunale attacca la stampa, libera e indipendente, che esprime ciò che pensa, che denuncia ciò che scopre, che tiene sotto controllo le furbizie di chi siede (indegnamente) su quelle poltrone.
Gli insulti, al curatore di questo blog, sono arrivati per esempio da tale Alfio Magra, latteriano doc (fin da quando il Rettore si trovava in Forza Italia), che non sembra avere migliorato la propria immagine di inconsistenza e inutilità politica nemmeno con la laurea a tarda età e fa finta di infierire sull’amministrazione comunale con dei dolci cinguettii che di tanto in tanto riesce a tirare fuori, dimenticando che la questione dell’aumento dei gettoni di presenza era stata sollecitata proprio da lui ad Alfio Furnari, primo firmatario della proposta sfornata dalla 4a commissione.
Altri insulti sono arrivati da Santo Zammataro. Questo tizio che fa politica dal 1998, anche se non se ne sono accorti neanche i suoi vicini di casa, ha frequentato la scuola della moderazione di ispirazione cristiana nei laboratori politici di via Umberto di Pippo Calaciura e Salvuccio Furnari. Ma ai vertici del suo partito, che da sempre si distinguono per un modo elegante e sobrio di fare attività istituzionale, questo consigliere ha creato tali imbarazzi ed una serie di figuracce che, dal Movimento per l’Autonomia, c’è chi tiene a sottolineare che quelle sfuriate sono da attribuire al pensiero solitario dello Zammataro e non certo dell’intero partito.
Bene così, ma perché certe reazioni, rigurgitanti odio, nei confronti di chi solleva questioni politiche? La verità, rodente, è che la tanto odiata stampa e, non ultimi, i blog su Biancavilla, hanno sollevato un tale clamore sulla questione (sarebbe stato grave un silenzio complice) che l’indignazione della gente è stata manifestata come non mai e i consiglieri hanno dovuto smussare, limare, minimizzare, sminuire. E non trovando argomenti seri per controbattere alle critiche, hanno preso di mira i cronisti. Poco importa se in tutta la provincia o attraverso Tva, certi consiglieri comunali abbiano imbrattato l’immagine di un’intera città. Ad ognuno di loro bisognerebbe chiedere un risarcimento danni. Il sindaco valuti questa possibilità.
La vicenda non è ovviamente chiusa. La parola ora è passata al presidente Portale. E vedremo ciò che produrrà. Chi si fosse perso, però, lo show dell’ultima riunione di Consiglio, difficilmente avrà altre possibilità. La foga con cui i consiglieri hanno parlato e desiderato un miglioramento economico per i loro conti corrente è stata una prima visione tv. Non ci saranno repliche. Perché la stessa foga non sarà mai più utilizzata per parlare delle problematiche che interessano ad ogni biancavillese. A meno che si tratti di conservare un posto ad una parente in qualche cooperativa sociale o fare strimpellare una pianola in un concerto a qualche familiare. Allora lì, la musica cambia.
Vittorio Fiorenza

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VOGLIA DI MONEY, TUTTO IL RESTO E’ NOIA

In mancanza di una telecamera in aula, in assenza di un pubblico attento e critico, in un clima informale e confidenziale, il momento diventa giusto per fare un appunto, non tra avversari politici ma tra buoni amici. Ecco quindi che dai banchi della minoranza, fuori microfono, c’è chi ricorda al presidente un certo impegno preso dal Consiglio a suo tempo per una certa questione. Dalla plancia di comando, il manovratore coi baffi capisce, arriccia le spalle, sorride con falso imbarazzo e subito, com’è suo stile, se ne lava le mani: «Io non c’entro, chieda alla commissione». Interviene il presidente della suddetta, si alza e rassicura: «La commissione sta lavorando su questo, non preoccupatevi».
La discussione “trasversale” in questione si è consumata in pochi secondi nell’ultima seduta di consiglio comunale nella triangolazione Alfio Magra – Antonio Portale – Alfio Furnari. L’oggetto delle poche battute si riferisce alla voglia matta dell’intera assemblea cittadina di aumentarsi il gettone di presenza. Su questo fronte, Centrodestra e Centrosinistra sono alleati. Forza Italia e Democratici di sinistra, Movimento per l’Autonomia e Margherita, Alleanza Nazionale e listarelle di entrambi gli schieramenti, tutti uniti e solidali. Un fronte comune per affrontare, insieme, un’emergenza? No! E’ che tutti vogliono lo stipendio. O, in alternativa, si aumenti il gettone, che al momento ammonta a 30,99 euro e che si vorrebbe fare lievitare a 100, prendendo a “modello” i colleghi del Comune di Centuripe.
Le rassicurazioni di Alfio Furnari al collega Alfio Magra erano reali e sincere. Già, perché la commissione da lui presieduta (la Quarta) ha prodotto una mozione che probabilmente sarà trattata nella prossima riunione consiliare proprio con l’intento di incrementare il gettone. L’atto porta la firma di Alfio Furnari (Patto Sicilia), Vincenzo Papotto (Rinascita Democratica), Franco Lanza (Forza Italia), Giosuè Sangiorgio (indipendente di centro) e Carmelo Cantarella (An), anche se quest’ultimo ha poi ritirato la propria adesione, senza fornire alcuna spiegazione.
Di fronte a proposte di questo tipo (definirle di degrado politico, è dire poco), ci sarebbe soltanto da indignarsi. Chi auspica ancora una carica di idealismo che animi i nostri rappresentanti istituzionali, cerchi di rassegnarsi alla politica di plastica. E prenda atto che la generazione di chi si è formato nei partiti, di chi è cresciuto nella “scuola” delle sezioni, di chi aveva il fervore e la passione per la politica, non esiste più, si è semplicemente dissolta. Ultimi “esemplari” di quella generazione (con tutti i limiti e i difetti che le si possono attribuire) sono stati personaggi come Giuseppe Furnari, Vincenzo Cantarella e Vincenzo Randazzo. Personaggi che non a caso hanno lasciato il posto a tizi che, prima della loro elezione, non avevano mai assistito ad una riunione del consesso civico, che non erano mai entrati nella sala consiliare, che ancora oggi sconoscono la differenza tra una determina e una delibera, che aspirano al massimo ad elemosinare apparizioni televisive e citazioni giornalistiche, che ostentano ridicolamente il privilegio di potere entrare in macchina al municipio, di “ordinare” la realizzazione di un punto luce, di “sgranocchiare” ai margini di manifestazioni e associazioni pseudoculturali. E’ un panorama desolante, amorfo, privo della capacità di esprimere una cultura politica, un progetto amministrativo, un desiderio di miglioramento.
In quest’ambito, non deve scandalizzare più di tanto il fervore che emanano tutti i consiglieri alla possibilità di aumentarsi il proprio gettone del 230%. E’ una proposta, per quanto legittima, che non trova alcuna giustificazione logica, se non quella del meschino appetito di denaro. A questo si è ridotta la politica: non più una passione, non più un servizio, ma un’opportunità di guadagno personale.
Non a caso le spese sostenute dal Comune per pagare le presenze dei consiglieri in Consiglio e nelle commissioni è passata da 44.298 euro del 2003 a 73.100 euro del 2004 per arrivare a 61.552 euro nei primi otto mesi del 2005. Ecco perché il capo della 1a Area funzionale, dott.ssa Melita Costa, ha visto sballare le previsioni economiche del settore istituzionale e ha dovuto integrare recentemente una somma consistente nel relativo capitolo di bilancio. Se poi dovesse passare la mozione della 4a Commissione (100 euro a riunione con una soglia massima stabilita dalla normativa che è di 1300 euro mensili a consigliere) arriveremmo ad una spesa complessiva di 280.800 euro all’anno, ovvero 15.600 euro per ogni consigliere. Uno stipendio vero e proprio.
Ma non si vuole essere qualunquisti e demagoghi. Diciamo quindi chiaramente che la politica ha dei costi e che i rappresentanti istituzionali che svolgono con responsabilità e impegno il proprio mandato devono avere un’indennità in termini economici. La proposta della 4a Commissione consiliare, tuttavia, viene percepita come “spregevole” da gran parte dei cittadini per il semplice fatto che i nostri rappresentanti istituzionali non vengono visti come soggetti che svolgono il proprio mandato con responsabilità e impegno. E’ una convinzione diffusa che non esprime un luogo comune, nel caso dei nostri consiglieri comunali è una convinzione che ha fondate ragioni. Basterebbe citare la qualità (scadente) del dibattito consiliare, il livello (mediocre) di cultura politica dell’assemblea cittadina, la capacità (inesistente) dei consiglieri a farsi carico delle esigenze reali del paese. La gestione delle commissioni consiliari, poi, è ormai diventata uno scandalo al sole, con un tacito accordo tra maggioranza ed opposizioni, nell’indifferenza totale di chi, Antonio Portale, dovrebbe controllare e porre un freno a queste degenerazioni.
Se si fa un rapporto tra gli argomenti discussi nelle commissioni ed il relativo lavoro che arriva in Consiglio Comunale si comprende benissimo che il 90% di quanto trattato nei quattro organismi minori risulta essere semplice chiacchiericcio, la cui opera (scandita allegramente dai presidenti Santo Zammataro, Giuseppe Sapienza, Alfio Furnari e Mario Amato) non produce nulla o quasi che possa essere utile alle trattazioni consiliari.
Si deduce che le convocazioni delle commissioni non sono dettate da esigenze di snellimento dei lavori d’aula, ma -siamo realistici e sinceri fino in fondo- ad esigenze di “gettone” e permessi lavorativi retribuiti. Per molti consiglieri, soprattutto impiegati pubblici, la commissione si presenta quindi come un’ottima occasione per assentarsi dal proprio posto di lavoro e allo stesso tempo non rinunciare al gettone di 30 euro. E’ ormai una prassi che fa stazionare molti consiglieri nelle stanze del Palazzo in maniera praticamente quotidiana.
Questo non è più malcostume, ma un vero e proprio abuso, verso il quale sarebbe auspicabile che il sindaco spendesse almeno una parola (magari decurtando il suo stipendio e quello dei suoi assessori, tanto per dare l’esempio), i burocrati del nostro Comune fossero più rigorosi e la Corte dei conti avviasse opportune indagini. Il rispetto delle istituzioni e dei cittadini passa anche attraverso questi temi. Tutto il resto è noia.
Vittorio Fiorenza

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SOLENNI PROMESSE, PLATEALMENTE SMENTITE

Era il 25 luglio del 2002. Il consiglio comunale stava per concludere, dopo diverse sedute, la trattazione del nuovo statuto, aggiornato dopo quasi dieci anni dalla sua prima adozione. Il clima era surriscaldato. Nessuna novità, era la prassi. L’allora maggioranza di Centrosinistra aveva blindato la propria linea d’azione, bocciando (ad esclusione di alcuni, marginali emendamenti) le proposte provenienti dall’allora opposizione. Il Centrodestra e le altre schegge di minoranza (da Portale a Pennisi), però, votarono l’atto «nell’interesse della città», ma presentarono un documento per sottolineare tutte le proprie riserve. «Alcune scelte operate dall’amministrazione comunale e votate dall’attuale maggioranza di Centrosinistra non possono essere condivise, a partire dalla scelta di aumentare da sei a sette gli assessori comunali, ingiustificata sotto ogni profilo politico, amministrativo ed economico», contestavano i consiglieri di opposizione. Gli stessi che avevano anche proposto «di affidare in futuro la presidenza del consiglio comunale e delle commissioni consiliari alla minoranza» e pure «di non aumentare il gettone di presenza dei consiglieri comunali». Tutte proposte bocciate dal centrosinistra. Da qui la promessa aulica dell’allora Centrodestra: «Qualora fossimo chiamati a governare la nostra città, riporteremo nella prossima legislatura consiliare le proposte di modifica bocciate dall’attuale maggioranza». Una promessa riportata su carta e firmata da Pasquale Lavenia, Dino Pennisi, Santo Zammataro, Antonio Portale, Vincenzo Randazzo e Nino Greco.
Ebbene, lor signori si trovano adesso in maggioranza e, nonostante in questa consiliatura si sia ulteriormente modificato lo statuto comunale, quelle solenni promesse risultano platealmente smentite. Una per una.
Il settimo assessorato è ancora lì, anzi lo detiene proprio la parte politica che fa riferimento a Portale, colui che più di tutti ha osteggiato la sua creazione. La presidenza dell’assemblea cittadina è affidata non certo alla minoranza, ma a quello stesso Portale. Idem per le commissioni. L’aumento del gettone di presenza o la sua trasformazione in un vero e proprio stipendio per i consiglieri sono proposte spesso sollecitate e non si esclude che possano realizzarsi in questa consiliatura.
Insomma, hanno smentito loro stessi. Ma l’elenco delle cose promesse e non mantenute, delle cose contestate ed ora riproposte si potrebbe allungare a dismisura. L’affidamento dell’incarico di addetto stampa per 5 milioni di lire al mese («scelta immorale, che offende i disoccupati di Biancavilla»), le nomina di esperti e consulenti («sperpero di denaro pubblico»), la soluzione delle discariche abusive, la pulizia del paese ed il verde pubblico, l’eliminazione dei favoritismi, la presenza della televisione nell’aula consiliare rappresentano alcune delle battaglie-simbolo dei gruppi consiliari che si opponevano a Pietro Manna. Ma su queste battaglie, nessun componente di Centrodestra, arrivato al potere, è stato consequenziale con i suoi stessi pronunciamenti.
L’incarico di addetto stampa è stato nuovamente affidato e con una spesa che a fine sindacatura sarà 10 volte tanto la precedente (un incarico, va detto, che per un Comune come Biancavilla rimane indispensabile, ma alla solita banda di perbenisti va chiesto: non c’è più nulla di immorale?). Le consulenze sono aumentate e le relative spese schizzate a quasi 300mila euro annui (non sono più sprechi?). Le discariche di immondizia ancora adornano il territorio comunale, il paese è più sporco e il verde pubblico lascia a desiderare (il solito clan è diventato cieco?). I favoritismi e i malcostumi continuano (dai giovani impiegati nel servizio civile -tutti parenti di assessori, consiglieri e segretari di partito- alle associazioni che nascono come funghi, riconducibili persino a politici o costituite ad hoc per determinati incarichi). Le riprese televisive sono state abolite (ogni regime che teme la trasparenza lo fa) ed è stato istituzionalizzato l’oscuramento dell’assemblea cittadina, annullando uno strumendo di partecipazione.
Vi è, in altre parole, un evidente scollamento tra gli intenti, le promesse e le battaglie-simbolo del “Centrodestra di opposizione” e l’azione politico-amministrativa del “Centrodestra di governo”. Non si tratta di entità diverse, ma perfettamente identiche: stessi personaggi, stesse forze politiche, stessi riferimenti ad onorevoli. Eppure l’accostamento non regge.
No, non si sta facendo un raffronto tra le promesse espresse in campagna elettorale da Mario Cantarella e i provvedimenti ora adottati dal primo cittadino. Qui il confronto è tra gli annunci dei vari Lavenia, Portale, Zammataro e Pennisi ed il fatturato politico di Centrodestra che è miseramente fallimentare e contrario, nei contenuti, agli intenti iniziali.
Viene da fare una considerazione. Amara e di grande delusione.
L’azione politica del Centrodestra ai tempi di Manna, in un primo momento pensata e guidata da Vincenzo Randazzo, veniva svolta con l’approfondimento di problematiche reali, con studi, sopralluoghi, ricerche, dossier e proposte. Poi il capogruppo di An ha dovuto cedere sempre più spazio alle spinte populiste e demagogiche di Pasquale Lavenia, che unite allo scaltro moralismo di Antonio Portale, involgarirono il dibattito politico, riducendolo a rozza produzione di insulti e trasformando l’assemblea cittadina in un campo impantanato in cui condurre lotte barbariche.
Oggi si comprende come quella martellante azione d’assalto non era dettata da un sincero ideale di cambiamento, da un progetto di miglioramento o dall’intento di modificare modi e stile della politica locale, ma dal gusto e dalla rivalsa (fine a sé stessa) di avere il potere, senza nemmeno saperlo utilizzare ora in coerenza ai sermoni pronunciati prima.
Ecco perché, a trenta mesi dalla scadenza elettorale, ogni riferimento al progetto di cambiamento (inteso soprattutto in senso culturale) proposto da Mario Cantarella non è più credibile. Non perché il primo cittadino non lo desideri. Ma perché è un progetto non condiviso: coloro che gli stanno attorno non lo vogliono. Non lo hanno mai voluto.
Vittorio Fiorenza

SCIAMMARITA E LE BESTEMMIE DI PASQUALE

Che si dica, che si sappia. Si faccia passaparola, anche con e-mail, sms e telefonate. Si gridi da nord a sud, da est a ovest di Biancavilla. La zona artigianale si farà! La Regione Siciliana ha finanziato il progetto per oltre 1 milione di euro. Verrà realizzato all’uscita del paese, verso Santa Maria di Licodia, in contrada Sciammarita (tristemente nota per lo scandalo politico-giudiziario di inizio Anni ’90).
L’artefice di questo “storico” successo amministrativo -si urli ai quattro venti- non è stata l’amministrazione comunale né il sindaco Mario Cantarella. Ma una sola persona: Pasquale Lavenia. L’assessore con delega allo Sviluppo economico e all’Artigianato è impegnato in un tour promozionale sull’obiettivo raggiunto. Dalla tv ai giornalini locali, Pasquale snocciola numeri e sottolinea l’importanza della creazione di un’area da destinare agli impren(t)itori ed artigiani biancavillesi. Su Nuovapolis, periodico gestito dalla Destra di Adrano, si è spinto persino a farsi da sé un’intervista: un’acrobazia giornalistica di craxiana memoria tramite la quale ha pure bollato di “immoralità” i sindacalisti locali per la loro disattenzione verso il lavoro in nero. Su Video Star, invece, è apparso con il proprio deputato di riferimento, l’on. Lino Leanza, ed il proprio rappresentante in Consiglio Comunale, Francesco Nicolosi. Il messaggio implicito di Lavenia è chiaro: «Se siamo qui, noi tre, vogliamo evidenziare il fatto che la zona artigianale è un risultato raggiunto grazie non all’intera amministrazione comunale, non al sindaco, non al Movimento per l’Autonomia, ma alla mia correntuccia che fa capo all’on. Leanza, che è stato determinante con la sua spintarella (si usa così, non fateci caso) a finanziarci il progetto». Per i distratti che si fossero persi la trasmissione, un manifesto affisso per le vie cittadine (siglato Mpa, ma pagato da Lavenia, che su questo fronte non bada a spese) ha fatto sapere dell’interessamento di Leanza verso Sciammarita. Conoscendo l’acuta permalosità di Mario Cantarella in fatto di apparizioni medianiche, si può immaginare l’ira del primo cittadino per la fuga in avanti del proprio assessore, il più “indisciplinato” in materia.
Nulla di strano, si intende. E’ nel diritto di ogni amministratore amplificare, pubblicizzare, gonfiare, ingigantire la propria azione.
Poco importa se non si dica che in provincia di Catania, oltre Biancavilla, anche altri dodici comuni, su un totale di quasi 120 centri in tutta la Sicilia, hanno avuto un finanziamento per le aree artigianali. Poco importa se i fondi riservati a Biancavilla siano inferiori persino a quelli erogati per Santa Maria di Licodia o Camporotondo. Poco importa se ci si dimentica di accennare che anche la precedente amministrazione ha riempito il capitolo di bilancio relativo alla voce “zona artigianale”.
Ciò che conta è che il popolo biancavillese, i cittadini tutti, dalla Sajola a Sopra l’Orto, dalla Casina a Sberno, da Spartiviale a Badalato, sappiano che Pasquale Lavenia ha fatto arrivare i soldi per Sciammarita. Peccato, però, che accanto al tam-tam propagandistico messo in atto dall’assessore, si innestino (basti andare dal salumiere, dal barbiere, al supermercato, dal benzinaio, al bar, in pizzeria) dicerie e malignità che, all’orecchio di Pasquale, saranno giunte come un fischio ininterrotto.
E’ proprio così. Il riferimento è alla perpetuazione, da parte di Lavenia, di una tattica glissante sulle osservazioni relative al suo conflitto di interesse nella zona artigianale, alla confusione, cioè, tra il suo ruolo pubblico e i legami di parentela con uno dei proprietari del terreno di Sciammarita (esteso per quasi 250mila metri quadrati) interessato all’esproprio per la realizzazione dell’area da parte del Comune.
E’ normale da un punto di vista etico-politico e politico-amministrativo -ci si chiede- che un amministratore continui ad occuparsi direttamente delle carte e dell’iter dell’area artigianale visto che il suo impegno, certe sue firme, i suoi viaggi a Palermo e le sue pressioni politiche porteranno, oltre alla creazione di una zona per le attività artigianali, anche un beneficio tutt’altro che irrilevante ad un suo cognato?
La gente di Biancavilla e persino esponenti del Centrodestra, questo si chiedono. Senza però avere una risposta. Certo, di fronte all’indifferenza berlusconiana e cuffariana su etica politica e giustizia (alla quale gli italiani e i siciliani si sono purtroppo abituati), il caso Lavenia sembra una microscopica situazione conflittuale di un amministratore di provincia. Ma qui, a Biancavilla, per i biancavillesi, l’assessore è chiamato a pronunciarsi, anche se nessuno, almeno sul piano formale, vuole incalzarlo.
Già. Se si esclude «quel solito rompicoglioni di Fiorenza» (grazie infinite, è il migliore complimento che un giornalista possa ricevere!) nessuno intende squarciare il muro di ipocrisia che ruota attorno a Sciammarita. Nemmeno la cosiddetta Sinistra (comunista o riformista, rurale o salottiera, partitica o sindacale), che un tempo si mostrava rigorosissima sulle questioni etiche in politica e che ora si limita a diffondere notizie su presunti rinvii a giudizio di sindaco ed assessori o inchieste della Procura e della Guardia di Finanza, rimanendo impassibile, però, persino quando viene accusata di immoralità. Un termine che, pronunciato da Pasquale Lavenia, suona come una bestemmia.
Vittorio Fiorenza

BLOG ? NO, UN TALK-SHOW CON 60MILA OSPITI

«Un blog su Biancavilla? E chi lo leggera mai?», ci si chiedeva pessimisticamente all’inizio di questa avventura su Internet. Ora, però, a distanza di un anno esatto dalla nascita di “Scusate il disturbo”, si può rispondere ottimisticamente con dati certi: quasi 60mila contatti, decine di discussioni aperte, oltre 800 commenti da parte vostra. Un vero e proprio talk-show sul web dedicato a Biancavilla che ha innescato un circolo di idee, opinioni, proposte, critiche, proteste, oramai inarrestabile.
Era il 31 agosto del 2004 quando, quasi per gioco, per la curiosità di provare questo semplice quanto rivoluzionario strumento di pubblicazione online, si è “inaugurato” sul web questo spazio di discussione (il primo dedicato a Biancavilla). Si pensava ad un “ritrovo” di pochi amici. Invece è diventato un punto di riferimento virtuale, nel quale però ognuno, squarciando quel velo di apatia e quella cappa di assordante silenzio, ha potuto dibattere su problematiche reali, sui fatti e i misfatti di Palazzo, sui malcostumi dei nostri politici, sugli aspetti deteriori dell’istituzione comunale, su episodi e retroscena non registrati dalle cronache che altrimenti sarebbero stati insabbiati.
Chi cura questo sito lo ha fatto volutamente in maniera irriverente, non ossequiosa, riservando agli inquilini municipali sarcasmi ed ironie, senza distrarsi dalla spietata denuncia giornalistica. La novità assoluta del blog (c’è chi ancora in paese lo chiama bob, glob o blob) e soprattutto l’«invenzione» di uno spazio di libera discussione politica (roba sconosciuta nella Biancavilla perbenista e accomodante, sonnacchiosa e indifferente), ha fatto emergere ovviamente reazioni di allarme. C’è chi ha pensato a gruppi o progetti politici celati dietro al blog, c’è chi ha snobbato il sito (per poi visitarlo di nascosto), c’è chi si è infastidito al punto da presentare una querela, c’è chi è rimasto impassibile a quanto contestatogli.
In un modo o nell’altro, comunque, le discussioni sono andate avanti, giorno dopo giorno. Con toni accesi. Spesso con inutili chiacchiericci e pettegolezzi. Altre volte con insulti. Quasi sempre in maniera anonima. Ma come si può negare la parola ad un commentatore fantasma quando il dramma di questo paese è proprio la mancanza di parola? Significherebbe continuare a tacere, starsene con le mani in mano. E il silenzio, l’immobilismo, la passività non hanno mai risolto alcun dramma.
Certo, è ovvio, un blog non può cambiare Biancavilla, ma in un «contesto di desertificazione dell’opinione pubblica», riuscire ad animare un dibattito ad 800 voci (tanti finora sono i commenti, compresi quelli di “Scusate… l’ospite” e de “Il Megafono”), in maniera democratica, senza mai sbattere la porta in faccia a nessuno dei 60mila contatti e senza sconti per nessuna parte politica, è già tanto. Anzi tantissimo.
Per questo bisogna dire grazie. Grazie alle centinaia di visitatori che ogni settimana si sono affollati in queste pagine e a quanti hanno partecipato al dibattito nell’arco dei dodici mesi. Grazie agli autorevoli commentatori che hanno accettato di essere ospitati e di stare al gioco (non sempre semplice) del confronto. Grazie a quelli che pur non avendo il coraggio o la libertà di esporsi hanno riservato in privato complimenti ed incitamenti ad andare avanti. Grazie a coloro che hanno spontaneamente distribuito in ogni dove i contenuti di questo blog anche in forma cartacea.
Ai perbenisti, ai professionisti della dietrologia, ai devoti del pensiero unico, ai rassegnati, a chi non sopporta il contraddittorio, a chi non digerisce le critiche, a chi confonde il ruolo politico con quello privato, a chi è infastidito dalla stampa che indaga e denuncia, non resta che rivolgere un solo e semplice messaggio: “Scusate il disturbo”. Ma continueremo a disturbare.
Vittorio Fiorenza

>>> LEGGI IL POST “INAUGURALE” DI UN ANNO FA

>>> CONSULTA L’ARCHIVIO DI “SCUSATE IL DISTURBO”

IL PROMEMORIA POST-VACANZIERO DI PORTALE

Oltre alla lozione per i capelli, alla protezione solare, alla crema antirughe e alle forbicine per sfoltire e curare i suoi baffi, il presidente Antonio Portale (persona puntigliosa, precisa, cosciente della delicata fase politica e della crisi in corso) ha inserito nel proprio borsone che porterà in vacanza, anche un taccuino. Vi ha già scritto alcuni, brevi appunti. Si tratta di impegni amministrativi e politici che ha maturato in queste ultime settimane e che metterà in atto a settembre, al rientro dalle ferie. Non è difficile immaginare il promemoria post-vacanziero del signor presidente.
Impegno n. 1: «Predisporre gli atti per consentire le riprese televisive integrali dei lavori consiliari e relativa messa in onda su Video Star o Tva (a seconda di chi vince regolarmente la gara d’appalto). Prestare molta attenzione a questo punto, anche perché io sono stato tra i consiglieri (ai tempi della mia attività di opposizione) a gridare allo scandalo se in ogni seduta non fosse presente la telecamera e, siccome sono persona coerente e bisogna garantire informazione e trasparenza all’interno dell’aula, farò in modo che le riprese siano effettuate fino a conclusione della consiliatura, consapevole del fatto che non avvantaggeranno né la maggioranza né l’opposizione, ma fungeranno da servizio pubblico rivolto a tutti i cittadini, che attendono impazienti il segnale tv dal Comune».
Impegno n. 2: «Intraprendere una serie di iniziative serie e concrete (non formali come quelle attuate finora, che servono soltanto a coprirmi le spalle da eventuali incursioni della Corte dei conti) per eliminare una volta per tutte il malcostume (e l’abuso) dei miei colleghi consiglieri, presidenti di commissione, a convocare riunioni che si rivelano inutili, inconcludenti, dispendiose del denaro pubblico, pretestuose soltanto per beccarsi il gettone di presenza e la giornata libera dal posto di lavoro. Se dovessi avere resistenze dai presidenti Santo Zammataro, Mario Amato, Alfio Furnari e Giuseppe Sapienza, non potrò fare altro, a malincuore, che trasmettere un esposto alla Corte dei conti per gli eventuali accertamenti».
Impegno n. 3: «Bloccare in tutti i modi l’iter che dovrebbe portare all’aumento del gettone di presenza dei consiglieri o addirittura allo stipendio, argomento su cui Centrodestra e Centrosinistra vanno a braccetto. Su questo punto devo essere intransigente perché non può passare il messaggio che uno fa il consigliere soltanto per i soldi. E poi io sono stato uno di quelli che, quand’era all’opposizione, ha fatto una grande battaglia per evitare che si introducesse lo stipendio per i componenti dell’assemblea cittadina. Non solo. Ritenevo addirittura che Manna non doveva chiamare al suo fianco assessori che risultassero disoccupati, proprio per non generare strani “appetiti” a quanti, senza un lavoro, potessero vedere nella politica una fonte di guadagno. E poi bisogna considerare che le casse comunali sono sempre meno piene e noi consiglieri dobbiamo dare il buon esempio».
Impegno n. 4: «Dimissioni. La carica istituzionale mi gasa tanto, la poltrona è molto comoda, lo stipendio ancora di più. Ma la coerenza è coerenza. E l’etica politica mi impone di rassegnare le dimissioni. Già la mia elezione è avvenuta con un voto in meno rispetto ai 14 potenziali della maggioranza. Se poi aggiungiamo che ben 8 consiglieri di Centrodestra mi hanno chiesto, in sostanza, di andarmene perché ho creato loro forte imbarazzo e disappunto, censurandomi per il mio comportamento poco rispettoso delle procedure e privo di quell’equilibrio necessario alla gestione del Consiglio Comunale, allora non posso fare altro che rispettare la loro volontà. In caso contrario non potrei dormire sonni tranquilli, soprattutto se penso alle parole che in situazioni politiche analoghe ho pronunciato nei confronti del mio predecessore Vincenzo Cantarella o, nell’estate del 1999, per Rosa Bonanno, presidente di commissione, censurata anche da me per il suo comportamento politico. E’ deciso, quindi: mi dimetterò».
Nota bene: «Tutti impegni da attuare entro i primi quindici giorni di settembre» (due volte sottolineato). Firmato: «Signor Presidente del Consiglio Comunale di Biancavilla, geom. Antonio Portale». Post scriptum: «Per il momento mi godo le vacanze, sguazzando alla plaia».
E già! Un taccuino con questi impegni meriterebbe di essere conservato ed esposto al museo della coerenza. L’immaginazione sul promemoria politico di Portale è stata certamente “benevola”. Ma la realtà, è risaputo, è tutt’altra. E non è difficile immaginare, anzi prevedere, la prima seduta dell’assemblea cittadina per il prossimo settembre.
«Signori consiglieri in aula, si chiama l’appello». Così, come se nulla fosse successo prima della pausa estiva. Infischiandosene di tutti e di tutto, pur di rimanere incollato in quella poltrona: l’unico impegno che Portale manterrà realmente. Scommettete?
Vittorio Fiorenza

FAI SENTIRE LA TUA VOCE, PRENDI IL MEGAFONO

La “fissazione” di “Scusate il disturbo” di sollecitare il pubblico dibattito attorno alle problematiche che riguardano la nostra Biancavilla, si concretizza, a partire da oggi, anche attraverso un altro spazio di libera discussione. Per dare la possibilità alle migliaia di visitatori di questo blog di esprimersi pure su aspetti della vita politica, culturale, sociale ed economica del nostro paese non trattati nei post di Vittorio Fiorenza e dei suoi ospiti, nasce “Il Megafono”, il primo forum online dei biancavillesi.
La decisione di aprire quest’altra rubrica nasce dalla constatazione quotidiana del continuo incremento di visitatori e di commentatori, che sempre più spesso propongono di trattare specifici argomenti. Prova ne è che, in questi giorni, sono stati numerosi i commenti inviati su diverse tematiche, seppure non propriamente legati agli interventi pubblicati.
I visitatori di “Scusate il disturbo”, quindi, potranno continuare a leggere e commentare i post di Fiorenza presenti nella homepage e le analisi proposte dai suoi ospiti. Ma allo stesso tempo sarà possibile, per ogni lettore, innescare una propria discussione, sviluppando ulteriormente quella circolazione di idee e quel confronto di opinioni, che rimangono gli elementi fondanti di questo blog.
Il dibattito è aperto. Per chi volesse proporre un proprio argomento, da affrontare, sviluppare e confrontare, basta cliccare sul banner de “Il Megafono” qui a destra.