APPUNTI SPARSI (DA RIORDINARE) DI FINE ANNO

Breve riassunto delle puntate precedenti. Nuova Sicilia, cioè Antonio Portale, si “stabilizza” (mettete tutte le virgolette che volete) all’opposizione. L’Udc esce dalla coalizione di governo: da inserire negli annali il botta e risposta tra Fabio Mancuso e Mario Cantarella. Poi lo Scudocrociato si spacca: una parte, cioè l’accoppiata Papotto-Scalisi “srl”, resasi “indipendente” rientra dalla finestra, l’altra, cioè Alfio Furnari etc, pensa già alle elezioni in chiave “Bye bye Cantarella”. An sconfessa il “suo” sindaco con pubblico manifesto. Poi si spacca: una parte, cioè Carmelo Cantarella, si dichiara indipendente, l’altra, cioè Vincenzo Giardina, si quieta. Entra in giunta la Destra per antonomasia, cioè Gianmarco Rapisarda, nomina ricca di significati storici e simboli, invece passata inosservata. Qualche consigliere di minoranza sta con un piedi qui, con l’altro là, a seconda delle condizioni meteo.

Neanche il tempo di annunciare la ritrovata (presunta) maggioranza, il sindaco si ritrova sul tavolo le dimissioni (stra-annunciate) di Pasquale Lavenia. L’Mpa si spacca: una parte, cioè Ciccio Nicolosi, segue fedelmente l’ex assessore che si riscopre (chi l’avrebbe mai detto?) anti-Cantarella; l’altra, cioè i “calaciuriani” (o i “salvucciani”?) riflettono, riflettono, riflettono… Il loro segretario regionale, Lino Leanza, è smentito dai fatti: «Nessuna divergenza o divisione al nostro interno. Stiamo riflettendo su quale atteggiamento assumere nei confronti dell’amministrazione comunale. Qualunque scelta verrà presa, saremo comunque compatti», aveva dichiarato a “La Sicilia”, qualche settimana prima della decisione di Lavenia, suo referente a Biancavilla.

Smentito pure il presidente del Circolo territoriale di Alleanza Nazionale, Giovanni Bonanno, che dopo l’uscita di Pasquale aveva minimizzato, da Video Star: «Incompatibilità personale, nessun problema politico. L’Mpa e il presidente Lombardo apprezzano l’operato del sindaco Cantarella». Ventiquattr’ore dopo, dagli stessi schermi televisivi, l’ormai ex assessore Mpa aziona la doccia fredda: «Nessun contrasto personale, ma solo divergenze politiche. Apprezzamenti? Macchè, Lombardo neanche lo conosce a Mario Cantarella».

Con questi divorzi e colpi di scena da “Centovetrine” della politica, con questi valzer di consiglieri, con questo via vai di assessori (tutti episodi rievocati tanto per rinfrescare la memoria), si chiude un anno politico che sembra sintetizzarne dieci. E si spegne un’esperienza su cui abbiamo scritto, riscritto e detto parecchio (quasi sempre in maniera solitaria). Se ne prepara un’altra. Con scarse e nebulose premesse, da qualsiasi parte uno si giri.

Ogni polemica, ogni dichiarazione, ogni presa di posizione non vanno considerate, d’ora in poi, per quello che manifestano, ma vanno lette in chiave elettorale, ovvero alla luce delle previsioni dei possibili movimenti sul rinnovo di giunta e consiglio comunali previsto per primavera. In questa fase avanzata uno si aspetta tavoli programmatici, incontri, convegni. Dal Centrodestra (o da quel che rimane) ci si attenderebbe una dichiarazione pubblica, chiara e inequivocabile, sulla ricandidatura di Mario Cantarella o eventualmente l’indicazione di un altro nome. Nel Centrosinistra o nello schieramento pseudotale ci saremmo aspettati già da tempo una certa vivacità di intenti e battaglie con un leader definito, da contrapporre alla proposta della coalizione avversaria.

Invece tutto tace (ad esclusione dei “trattati” e delle “intese” che quotidianamente vengono siglati al bar Scandura). Tutto è fermo. Nessuno si espone, nessuno parla, nessuno avanza la prima mossa. Comprendiamo la prudenza e le difficoltà.

Nel Centrosinistra, gli strateghi stanno ancora studiando per capire chi sono gli alleati e chi gli avversari. Vi sembra scontato? Niente affatto. La parola d’ordine, ormai, da Roma fino alla periferia dell’Impero, è una sola: dialogo. Dialogo a tutto campo. Una parolina magica monotonamente pronunciata (fino a suonar minaccia per i “piccolini” della coalizione) da quando il Partito (?) Democratico (???) è stato dato alla luce nella rassicurante veste veltroniana (fa freddo ma anche caldo, tifo Roma ma anche Lazio). Anche dalle nostre parti, dalle pagine di questo blog, anticipando le aperture di Walter, l’ancora segretario dei Ds, Salvatore Pastanella, rispondendo alle nostre sollecitazioni sul possibile scenario elettorale futuro di Biancavilla, non ha posto limiti. Parlare a destra e a manca, pur di mettere un punto sulla stagione politica di Mario Cantarella. “A braccia aperte” è il titolo sintetizzante dell’intervista, acutamente storpiato in “A cosce aperte” da un attento osservatore, ritenendo di riassumere meglio il senso del messaggio politico. Disquisizioni filologiche a parte, dal Centrosinistra aspettiamo concretezza e coerenza. Coerenza significa, per esempio, tenere conto della storia e del curriculum politico di esponenti che ora si tenta di corteggiare o da cui si accettano carezze e bacetti pur di vincere, dimenticando magari che gli esponenti in questione, per anni, hanno bombardato il Centrosinistra. Altro ritornello ricorrente, utilizzato dal Pd, quasi a giustificare probabili, possibili o desiderate strane alleanze, è che «siamo un partito che nasce non su basi ideologiche ma programmatiche». Come se l’ideologia (struttura di valori ed ideali) sia un male e l’unica stella polare debba essere il programma. Semmai, osserviamo noi, il dramma della politica è la mancanza di idee e la perdita di identità. E così, anche a Biancavilla, il Pastanella di turno non disdegna il dialogo con nessuno (ma proprio nessuno, eccetto l’attuale sindaco) e, d’altro canto, i vari Portale e Lavenia non pongono veti di nessun tipo per future alleanze. E va bene che non ci sono più gli steccati ideologici, ma è troppo pretendere un po’ di linearità intellettuale?

Sul fronte del Centrodestra, Mario Cantarella sembra avere analoghe difficoltà: capire chi sono gli interlocutori. Non sarà facile, con questa foschia politica. Se nel 2003, il Prof. era stato sostenuto dall’intera struttura della Casa delle Libertà (Forza Italia, Udc, Alleanza Nazionale) e battezzato da signori come Firrarello e Castiglione, Lombardo e Mancuso, Leanza e Musumeci, adesso le cose sono cambiate. Di parecchio. E persino sulle questioni di consiglio comunale, per trattare tentativi di approvazione di ordinarie proposte, il sindaco non ha più davanti a sé rappresentanti politici, ma singole entità: due colleghi titolari di uno studio commerciale, un titolare di uno studio ingegneristico, un produttore di malte e intonaci e, a tratti, un medico specializzato in emorroidi. Tranquilli: Biancavilla è in buone mani.

Vittorio Fiorenza