UN ASTERISCO AZZURRO SU UNO SCARABOCCHIO

Il problema non è rappresentato da Forza Italia, dall’esigenza interna di compiere un turnover dei propri rappresentanti in giunta o dalla richiesta di un terzo assessorato. Da settimane, invece, i riflettori sono puntati sul partito di Berlusconi come se, in questo frangente, fosse responsabile di chissà quali crimini. Un po’ com’è successo di recente con l’Udc, le sue presunte spaccature e le voglie (finora smentite) di defenestrare l’assessore Carmelo Cantarella. Oppure com’è anche accaduto, ancora prima, con le divergenze in seno al Movimento per l’Autonomia e alla manifestazione (che novità?!?) di due anime distinte e distanti. A seconda dei periodi, insomma, c’è una forza del Centrodestra che deve mostrare i muscoli, che dà l’impressione di lacerarsi, che promette battaglia in Consiglio Comunale, che pretende più spazi in amministrazione.
Analizzare la crisi come se fosse un mal di pancia passeggero in casa forzista, quindi, è banalizzare la questione. Se lo fa Vincenzo Randazzo, ci può anche stare, recita la sua parte: minimizzare i problemi politici e amplificare i risultati del primo cittadino. Ma se certe considerazioni riduttive su una crisi politica che attraversa l’intera coalizione, da Alleanza Nazionale fino ad arrivare all’indipendente Gaetano Paternò, provengono da osservatori indipendenti e addetti ai lavori, vuol dire non sapere inquadrare il momento politico nella sua giusta dimensione.
Il Centrodestra di Biancavilla si trova in uno stato di grave crisi non perché, adesso, si è ridotto da 14 a 9 consiglieri, non perché ora Forza Italia ha ritirato la propria delegazione dalla giunta, non perché il consigliere Paternò si è dato di fatto al ruolo di oppositore. La coalizione di Mario Cantarella è entrata in crisi fin dal giorno della bocciatura dei progetti di edilizia sociale. Correva l’anno 2005, in quel martedì del 12 luglio. Un episodio scombussolante (il primo) a cui si sono aggiunti -tanto per somministrare un po’ di fosforo alle memorie labili- i cambi non pacifici di Franco Benina e Alfio Amato, l’oscura e singolare vicenda delle dimissioni-bluff di Andrea Ingiulla, la bocciatura del bilancio 2006 e una serie infinita di fatti -compresi i più recenti, ovviamente- che dimostrano l’inesistenza di una squadra politica e amministrativa.
Fanno parte del paleolitico, ormai, le immagini degli assessori battezzati dal sindaco con una coccarda tricolore al petto e una dedica con aforisma del fondatore dell’Opus Dei, Josémaria Escrivà, recitata in segno di buon auspicio per una svolta tradizionalista, disinquinante del periodo progressista. E sono un puntino all’orizzonte, anche le amichevoli riunioni settimanali in pizzeria, al Paradise, tra assessori e leader del Centrodestra. E’ stato appena ieri, ma sembra passato un secolo.
Qualche mese fa, la telenovela di Palazzo ci ha anche deliziato con una puntata a tinte forti. Un botta e risposta sulla solita proposta di costruzione di 60 villette a schiera in contrada “Erbe bianche”, che ha ingolfato la giunta, incapace per mesi perfino a raggiungere il numero legale, contrapponendo la premiata ditta Lavenia-Ingiulla da una parte e il collega Carmelo Cantarella dall’altra. I due esponenti del partito dei querelanti avevano accusato Cantarella di esporli, con il suo comportamento teso a non votare la proposta, a conseguenze di carattere penale, civile e amministrativo. L’interessato aveva risposto ai due, parlando di «aggressione politica e personale», di «pure menzogne», di «calunniosi attacchi» e di «fare minaccioso» da parte dei colleghi. Vi basta? Tutto riportato nero su bianco. E il sindaco che dice? «Siamo una maggioranza che discute, in cui c’è libertà e democrazia». Uno strampalato concetto di democrazia e libertà, viene da dire.
Ecco perché la presa di posizione di Forza Italia (peraltro legittima e politicamente motivata) ci sembra un asterisco rispetto agli scarabocchi di tutta la coalizione e il cosiddetto “caso” dell’assessore Pennisi, che rimane ancora in carica nonostante la decisione di abbandono del partito, non ci affascina più di tanto (di situazioni simili -da Nino Longo a Giusy Distefano- siamo stati testimoni innumerevoli volte all’epoca di Manna). Bisogna andare oltre. Forse occorrerebbe pensare non tanto ai problemucci interni ai partiti (Dino Pennisi per Fi, Carmelo Cantarella per An, Pasquale Lavenia per l’Mpa…), ma a cercare di rilanciare uno schieramento in vista della scadenza amministrativa per evitare clamorose esplosioni dell’ultim’ora. Uno schieramento che, nonostante il raggiungimento di concreti obiettivi amministrativi, si mostra in fortissimo affanno. Ma forse è già tardi. Tutte le potenzialità che il Centrodestra poteva esprimere sono state espresse. Non ci saranno effetti speciali. Lo sparo è finito. Chi ancora attende, si rassegni. Il meglio è stato già dato, al peggio -certo- non c’è limite. Ma speriamo bene, soprattutto per la democrazia e la libertà. Quelle di cantarelliana concezione.
Vittorio Fiorenza