EXIT, CANTARELLA VERSO LA VIA D’USCITA

Stai comodamente seduto sulla poltrona, davanti alla tv. Fai zapping. Ti soffermi su La7, incuriosito da Ilaria D’Amico e dalla sua trasmissione, Exit. Ci sono Sonia Alfano, Totò Cuffaro, Franco Giordano… Parte il filmato, raro esempio di giornalismo di inchiesta: ecco come a Catania, nei quartieri popolari, si è mossa la macchina elettorale di Raffaele Lombardo. Si mostrano patronati trasformati in segreterie di propaganda politica, si parla di schede telefoniche regalate, si fa vedere la distribuzione di buste con la spesa. E poi le promesse di lavoro. Si fa riferimento ad un «comune vicino Catania», nel quale il sindaco raccoglie curriculum. Cavolo: ma è Biancavilla! Le immagini sono oscurate, ma si riconosce la facciata del municipio, l’ingresso, le bacheche. La reporter di Exit si rivolge all’usciere: «Mi hanno detto che qua bisogna consegnare i curriculum, è possibile?». Il dipendente si mostra gentilissimo: «La porto nell’ufficio, prego». Primo piano, ufficio inconfondibile, dipendente riconoscibile, per chi è di Biancavilla. Anche qui la giornalista chiede per i curriculum. «Dovete andare dal sindaco direttamente, non da me. E’ una cosa personale del sindaco», chiarisce l’impiegato. «Allora è vera questa cosa?», domanda ancora. E il dipendente: «Sì».

In un qualsiasi palazzo comunale, alle domande poste, risponderebbero nell’unico modo possibile: «Qui non siamo all’ufficio di collocamento, ha sbagliato strada». Invece, il comportamento tenuto dai dipendenti e le loro risposte, sembrano evidenziare una prassi consolidata. E cioè che al Comune di Biancavilla, nella stanza del sindaco, si raccolgono curriculum di persone speranzose di trovare un posto di lavoro o essere sistemate. Di per sé la cosa è grave, gravissima. Ma è vera? Falsa? Sono mille gli interrogativi suscitati da quanto mostrato da La7. Chi può e deve dare delle spiegazioni è uno solo: si chiama Cantarella Mario e fa il sindaco di Biancavilla. Ecco, dunque, che alziamo la cornetta e lo chiamiamo. Sentite anche voi.

-Buongiorno sindaco, sono Fiorenza, le posso rubare un minuto?

-Ah, buongiorno, come sta?

-Bene, grazie. Chiamo a proposito della trasmissione de La7, nella quale lei viene chiamato in causa. Sa, il presidente Portale mi ha annunciato che le invierà una lettera nella quale chiede chiarimenti. Io volevo sentire anche lei, insomma…

-Guardi, vorrei essere chiaro.

-Prego, la ascolto.

-Il presidente Portale può inviare tutte le lettere che vuole, lei può scrivere ciò che vuole, io non intendo rilasciare dichiarazioni, anche perché queste sono state sempre stravolte.

-Stravolte? Ma da chi? Come?

-Da “ La Sicilia ” e dal suo corrispondente

Ci risiamo, la solita tiritera: la sindrome del perseguitato. La sindrome di chi si sente vittima dei giornalisti. Sì, come Fiorenza: fazioso, di parte, comunistaccio, anzi amico di Salvuccio Furnari e Nicola Tomasello. Né più né meno la stessa sindrome, che un tempo, colpiva i vari Manna, Pastanella o Giuffrida, ritenendo di essere vittime dei soliti giornalisti. Sì, come Fiorenza: fazioso, di parte, fascistaccio, anzi amico di Vincenzo Randazzo e Pasquale Lavenia. Ci siamo abituati, nessun dramma: la collezione di etichette comprensive di tutte le forze dell’arco costituzionale ci fa sentire sereni. Ma cerchiamo di capire.

-Sindaco, cosa dice? Di che parla? A cosa si riferisce?

-Guardi, ho il diritto di non rilasciare dichiarazioni? Tutelerò la mia immagine nelle sedi opportune.

-Ma lei mi chiama in causa, io ho il diritto di avere delle spiegazioni?

-No! Le cerchi nel suo comportamento.

-Ho la coscienza a posto.

-Allora bene

-Scusi, io le sto parlando de La7. Ha presente il programma? Lei di che sta parlando?

-Ascolti, per quest’utlimo mese che mi rimane, non mi chiami più, mi lasci in pace. La saluto, buon lavoro.

Tutututu tutututu tutututu

Non c’è dubbio. Il sindaco ha sbagliato programma. Noi parlavamo di Exit con Ilaria D’Amico. Dalla telefonata, Cantarella sembrava convinto di essere a “Le Invasioni Barbariche”. Eppure ci siamo presentati: Vittorio Fiorenza. Mica Daria Bignardi. Con tutto il rispetto.

Battute a parte. Pensavamo di avere detto tutto. Proprio tutto. Ritenevamo che l’esperienza di “Scusate il disturbo” si fosse naturalmente esaurita. Invece eccoci qua. Consentiteci una deroga alla promessa di chiudere il blog con l’avvicinarsi della campagna elettorale. Quanto accaduto non è cosa da poco. A parti invertite, per esempio Pietro Manna sindaco e il Centrodestra all’opposizione, come minimo sarebbe successo il cataclisma. Se poi andiamo indietro nel tempo, in un caso del genere, il “missino” Cantarella avrebbe prodotto quintali di esposti alla magistratura, chiedendo magari l’intervento della Commissione Antimafia. Nell’era Cantarella in versione Pdl, il primo cittadino, che dopo cinque anni non ha abbandonato il desiderio di ridurre l’informazione a paginate Pubblikompass, si permette ciò che non gli sarebbe permesso in un paese normale. Cioè non rispondere ai giornalisti su questioni sulle quali ogni cittadino ha diritto di avere delle spiegazioni. Cantarella se ne esce con la classica, inutile battuta delle “sedi opportune”. No, questo è uno dei casi in cui non ha «il diritto di non rilasciare dichiarazioni» ed è uno dei casi in cui sono doverosi i comunicati stampa (cosa diversa dalle note propagandistiche sulle sciocchezze più disparate che i cronisti ricevono dal Comune). Non comprende, il sindaco, che il problema non è la sua immagine (i biancavillesi se ne fregano), ma l’eventuale suo comportamento. La Procura della Repubblica di Catania ha aperto un’inchiesta sull’intero reportage de La7, ma in attesa che le “sedi opportune” facciano il loro lavoro (senza le sollecitazioni del “nostro” sindaco), i biancavillesi hanno diritto di avere subito, immediatamente delle risposte. Per esempio attraverso i giornali o le tv locali, scioccamente liquidati, invece, dal sindaco. Il signor Cantarella, anziché lamentarsi banalmente della non trasmissione della sua intervista, pur realizzata da Exit, dovrebbe spiegare ai suoi cittadini, ancora prima che venga chiamato nelle “sedi opportune”, questa storia dei curriculum. Anche perché è una storiella che da mesi circola in paese. Si favoleggia da tempo, più precisamente, di possibilità di posti di lavoro in un call center, di sedi pronte ad aprire a Biancavilla, dell’interessamento di qualche nome ruggente della politica italiana.

Ci si chiede: in nome e per conto di chi il sindaco, eventualmente, raccoglierebbe curriculum? Quali promesse, eventualmente, ci sarebbero dietro? E’ normale che la stanza del sindaco si trasformi, eventualmente, in ufficio di collocamento, a pochi mesi dalle elezioni? Ci auguriamo che Cantarella risponda celermente e dimostri, eventualmente, la sua estraneità a tutto ciò. In tal caso una querela per diffamazione a Exit ci starebbe. Ma com’è possibile che La7, mentre fa un’inchiesta a Catania, sia informata di ciò che avverrebbe a Biancavilla? Anche Ilaria D’Amico ce l’ha con Cantarella? I biancavillesi chiedono chiarimenti urgenti. Ci piacerebbe che anche i vari prof, dott, avv, ing che compongono (?) il comitato “pro-Cantarella sindaco” si concedessero una pausa terrena dai loro impegni spirituali, tra sagrestie, incontri neocatecumenali e Opus Dei, per unirsi a questa richiesta. Un manifesto. Basterebbe un manifesto con due righe scritte. Lo faranno? O aspettano prima il nulla-osta del sindaco?

Vittorio Fiorenza