ULTIMORA: IL SINDACO CANTARELLA SI E’ DIMESSO

Clamoroso: il sindaco Mario Cantarella si è dimesso. La notizia è trapelata pochi minuti fa dall’ufficio di gabinetto. La decisione del primo cittadino è una diretta conseguenza della recente bocciatura del bilancio (la seconda, dopo quella dello scorso anno), ma è una scelta meditata da tempo, dettata dalla constatazione del fallimento del suo progetto politico, basato sul cambiamento. Un cambiamento mai arrivato, se non nel senso deteriore del termine. A quanto pare, l’ormai ex sindaco rinuncerà anche a qualsiasi impegno politico per la prossima fase elettorale e si ritirerà a vita privata.

…………………….………

Posate pure la bottiglia di spumante. Ricomponetevi e calmatevi. E’ una notizia di fantasia. E’ certamente la notizia che, in casi del genere, ci si attenderebbe in un qualsiasi paese normale. Ma, essendo a Biancavilla, vale l’esatto contrario. Vi siete acquietati? Ok, andiamo avanti.

Sappiamo già che quei pochi “pompieri da emergenze politiche” rimasti fedeli al sindaco, cercheranno di buttare acqua sulle fiamme che divampano nel Centrodestra, premurandosi a precisare, dopo la bocciatura del bilancio, che la stessa cosa è accaduta ad Adrano e in tante altre realtà siciliane. Tenteranno di minimizzare. Legittimo. Ma inutile. Da parte nostra vorremmo essere buoni, una volta tanto: ci sono momenti della vita amministrativa nei quali soffiare sulle polemiche sarebbe banale, fin troppo facile, pesino ingiusto perché significherebbe infierire su un corpo inanimato. E’ uno di questi momenti per Biancavilla. Lo dimostra chiaramente, la posizione rinunciataria del sindaco e dell’intera giunta nella seduta lampo del consiglio comunale che in 80 minuti, a meno di un anno dalle elezioni, ha affossato il documento economico-finanziario. Il primo cittadino ha rinunciato a relazionare sull’atto amministrativo e politico per eccellenza: nessun discorso, nessun appello. Neanche una parola dall’assessore al Bilancio, Alfio Furnari, tanto meno da quello ai Rapporti con il Consiglio Comunale, Alfio Petralia. «Tanto verrà bocciato…». Cantarella non ha neanche rilasciato dichiarazioni alla stampa. Come se in questi casi possa permettersi il lusso di non dare conto e ragione. La giunta sembra ormai un moribondo politico che attende soltanto di esalare l’ultimo respiro. Parlare di difficoltà politiche, di spaccature, di crisi, di verifiche appare inutile. Così come inutile è ricordare che in questi casi si attenderebbero dimissioni, “discorsi alla Nazione”, autocritiche. Ma non accadrà nulla. A nessuno, tra assessori, consiglieri, esponenti di partito, è rimasto un minimo di entusiasmo a fare, ad impegnarsi, a progettare. Si vive alla giornata. Siamo alla fine. Alla fine di un’esperienza caricata inizialmente dalla retorica del cambiamento, dell’imminente svolta, della scrittura di una nuova pagina della storia di Biancavilla. Ci avevano promesso il boom, stiamo assistendo allo sboom. Se in quel giugno del 2003, mentre i vincitori del ballottaggio festeggiavano, qualcuno avesse ipotizzato che nonostante una maggioranza di 14 consiglieri, la giunta e la sua coalizione avrebbero accumulato una serie di fallimenti, compresa la bocciatura di due bilanci consecutivi nell’arco di 12 mesi, come minimo sarebbe stato rinchiuso in un manicomio. Invece, vediamo tutti con delusione e rassegnazione cosa sta succedendo.

Colpa esclusiva di Mario Cantarella? In più occasioni abbiamo fatto riferimento ad una classe dirigente inesistente, quindi ad una classe politica incapace e inadeguata, dunque ad una comunità, quella biancavillese, che ha rinunciato alla partecipazione democratica e al controllo sul Palazzo. Una rinuncia tale da permettere il “saccheggio” delle istituzioni, senza tante sorprese. Il sindaco, però, ha certamente la sua buona dose di responsabilità: chiuso nella sua stanza, non ha favorito in alcun modo il dialogo tra giunta e maggioranza, tra la sua figura e i suoi alleati. Ma c’è di più, in quest’ultimo passaggio. Cantarella è rimasto orfano del suo stesso partito. E’ questo il dato politico di rilievo, il più sorprendente. Nel destino a cui è andato incontro il bilancio, passano in secondo piano le astensioni determinanti del Movimento per l’Autonomia o le discutibili posizioni degli altri partiti. A generare questa situazione, con la presentazione, fuori dagli accordi di maggioranza, dell’emendamento blocca-mutuo per due scuolabus, quando si sapeva benissimo che avrebbe determinato lo sconquasso, è stata Alleanza Nazionale. La motivazione? Il capogruppo Carmelo Cantarella (che sarebbe prossimo alla dichiarazione di indipendenza) l’ha affidata esplicitamente al quotidiano “La Sicilia”: «Sul bilancio, non siamo stati coinvolti dal sindaco e non abbiamo partecipato alla stesura. Abbiamo avanzato proposte e suggerimenti, ma il primo cittadino non ci ha ascoltato perché è succube di Fi e Mpa. An non ha avuto voce in capitolo. C’è ormai una frattura tra sindaco e il nostro gruppo». Più chiaro di così…

E ora come la si mette? C’è un problema interno ad Alleanza Nazionale e poi vanno discussi i rapporti del sindaco col suo partito, certamente. Ma la questione più viva riguarda lo stato del Centrodestra (ammesso che ancora esista una coalizione) e le condizioni operative )a dir poco precarie) del primo cittadino. Forse la soluzione più dignitosa sarebbe una. Cantarella potrebbe andare in tv e fare un discorso che, più o meno, suoni così: «Miei cari concittadini, dopo le elezioni ero animato da tanta buona volontà. Volevo sinceramente e concretamente cambiare il paese, imprimere una svolta storica, dopo anni di amministrazione ordinaria. Devo constatare, però, che non ci sono riuscito. Sono stato circondato da collaboratori e sostenitori che non hanno avuto alcun interesse a concretizzare il mio, il nostro progetto. Il cambiamento, o è un’idea condivisa da tutti, o rimane pura astrazione, impossibile da realizzare. E’ un aspetto che non ho tenuto in considerazione. Mi assumo ogni responsabilità. Per questo, affido il mio destino alla volontà di voi elettori, nella speranza che la gente sana di questo paese esca allo scoperto e si impegni. Per Biancavilla».

Un discorso di questo tipo, non vittimistico ma dettato dall’orgoglio, riserverebbe a Cantarella l’onore dell’impegno animato da buone intenzioni. Altrimenti, ogni biancavillese rimarrebbe fermo, a ragione, ad una sola, amara constatazione. L’uomo del cambiamento, a Biancavilla, deve ancora arrivare. E forse, non è neanche nato.

Vittorio Fiorenza