SOLIDARIETA’ «A COMANDO» PER PASQUALE

La solidarietà è un sentimento nobile, che dovrebbe partire dal cuore. E’ un’azione in genere spontanea che risponde ad una convergenza di idee, sensazioni, interessi… Si può manifestare in mille modi, a seconda dei popoli, della cultura, delle situazioni. Va bene, avete ragione: non è tipico di “Scusate il disturbo” questo linguaggio, smettiamo subito, altrimenti vi commuovete troppo.
Ma è un’introduzione che ci permette di farvi sapere che da ieri, a Biancavilla, all’interno del consiglio comunale, è nata una nuova forma di solidarietà. E’ quella a comando, quella da juke boxe: metti un gettone e ti esce una mano che ti accarezza mentre una voce amica ti dice: «Ti esprimo la mia massima solidarietà, come da tua richiesta, sei contento?».
E’ senza dubbio una prassi strana, ma è accaduto realmente. L’occasione è stata data dal precedente post dedicato alle politiche di «sviluppo ecoComico» dirette dall’assessore Pasquale Lavenia. L’amministratore, a seguito della lettura dello scritto, pare abbia avuto un ribollimento interiore tale da sentire la necessità di vestire i panni della vittima e di essere coccolato da quanti più consiglieri possibili. E’ successo quindi che il Lavenia (o chi per lui) ha buttato giù quattro parole, una dietro l’altra, improvvisando un discorsetto di blanda solidarietà per il «pesante e gratuito attacco» subito da “Scusate il disturbo” e poi lo ha sottoposto ai consiglieri di maggioranza. C’è chi ha firmato imbarazzato tanto per non fare polemiche (compresi quelli che qualche giorno fa hanno inviato sms ed e-mail di congratulazioni per l’ultimo post) e chi invece si è rifiutato (Antonio Portale, Vincenzo Giardina, Giuseppe Salvà, Vincenzo Amato, Carmelo Cantarella) per evitare di aggiungere ulteriore comicità, nonostante i sonori rimbrotti di Lavenia. Sui quattordici consiglieri comunali appartenenti alla maggioranza di Centrodestra, in nove hanno posto il loro nome e cognome sul messaggio rivolto a Pasquale.
Per questo tour alla ricerca di firme “solidali”, si è prestato il consigliere Francesco Nicolosi dell’Udc, che fa riferimento politico proprio a Lavenia e che ha quindi interrotto il letargo in cui si trovava dall’inizio della consiliatura, inaugurando finalmente la sua attività politica.
Qualche risposta, comunque, si deve dare. Il lungo intervento su «Pasquale e lo sviluppo ecoComico» si può sintetizzare in due semplici considerazioni. Uno: l’azione amministrativa in materia di politiche di sviluppo economico sembra poco convincente a causa del responsabile del settore amministrativo che si chiama Lavenia. Due: dato il rapporto di parentela tra l’assessore ed uno dei proprietari dei terreni di “Sciammarita” (zona in cui dovrebbe sorgere l’area artigianale), Lavenia farebbe bene, per opportunità e sensibilità politica e per evitare infondati sospetti che danneggiano lui stesso e la giunta, a non seguire in prima persona l’iter per la realizzazione dell’importante opera. Tutto qua, né più né meno. Tutto il resto è “scenografia”, è bizzarria linguistica, è gustare fino in fondo la libertà di potere esprimere un pensiero, manifestarlo attraverso un linguaggio irriverente e allo stesso tempo ironico, senza rinunciare alla rigorosa, dura, aspra denuncia su situazioni politiche ed amministrative che tutti vedono, ma sulle quali nessuno osa pronunciarsi.
Nei confronti di Lavenia non c’è stato un attacco personale, ogni frase è chiaramente legata al suo ruolo istituzionale e i riferimenti alla sua persona e alla sua attività professionale sono sempre e sinceramente positivi. Sul suo conto non sono stati denunciati chissà quali reati, ma sono state espresse (è ancora consentito farlo in questo paese?) delle valutazioni circa il suo comportamento politico-amministrativo ed etico-politico.
Si dimentica spesso che gli amministratori non sono semplici passanti, sono personaggi pubblici. Questo significa che ogni comportamento o fatto che rientri nella sfera politico-istituzionale, si può discutere, criticare, approvare, contestare. E gli amministratori devono stare al gioco della democrazia, devono avere la capacità di assorbire ed incassare ogni fiato o ogni pugno dell’opinione pubblica (e della stampa), devono sapere che sono soggetti anche a sarcasmi, ironie, polemiche, attacchi politici, persino strumentalizzazioni. La visita del prefetto nell’officina di Lavenia, per esempio, non è un fatto privato, ma pubblico e quindi anche questo aspetto può essere discusso. Qualsiasi cosa faccia o dica un amministratore deve essere soggetta al “controllo” dell’opinione pubblica. Un politico deve dare conto e ragione ai cittadini, non può scambiare la legittima pressione della stampa per un attacco personale.
A Biancavilla, purtroppo, queste regole spicciole da libro di educazione civica di scuola elementare sono spesso dimenticate, anzi non appartengono affatto alla formazione culturale di tanti (compresi laureati e persone cosiddette istruite). E’ per questo che ad ogni post pubblicato si grida allo scandalo, all’esagerazione. La nostra classe politica non è purtroppo abituata alla normalissima critica, alla denuncia giornalistica, e il risultato è che «Vittorio Fiorenza ha scritto cose sconvolgenti, di gravità inaudita», quando, in realtà, ha fatto il suo ordinario lavoro. E così continuerà a farlo. Scusate tanto il disturbo.
Vittorio Fiorenza

>>> LETTERA DI SOLIDARIETA’ DEI CONSIGLIERI A LAVENIA

>>> LETTERA DI FIORENZA IN RISPOSTA AI CONSIGLIERI

PASQUALE E LO SVILUPPO ECOcOMICO

Non sappiamo a quale scuola economica, l’assessore Pasquale Lavenia faccia riferimento per la programmazione delle politiche di sviluppo per Biancavilla. Non capiamo qual è l’impronta ispiratrice dell’azione amministrativa in ambito produttivo. Forse quella keynesiana? O quella di Schumpeter? Oppure quella di Knight? Forse, però, più modestamente, ha ragione quell’arzillo vecchietto che l’altra mattina, davanti al Circolo Diana, sosteneva che il modello di politica economica dell’amministrazione comunale è quello di Akomu Sisusy Amatina. No, non si tratta di un economista giapponese. Né di un funzionario del regime di Pechino addetto alla pianificazione. Ma è un’espressione sicula (rileggetela nella giusta chiave linguistica) che esprime la filosofia di programmazione dello sviluppo, legata agli umori di come ci si alza la mattina, di come il nostro Pasquale Lavenia si alza la mattina. In effetti, al di là della canzonatura verso l’assessore, come si può dare torto all’anziano e non condividere la sua saggia verità? Rileggendo le relazioni semestrali presentate dal sindaco al consiglio comunale, appare evidente che in materia di sviluppo dell’economia locale ci si affidi all’improvvisazione e alla buona volontà dei funzionari comunali.
Eppure chi sta alla guida dell’importante settore amministrativo è uno che si è fatto da sé. Pasquale (Turi, per gli amici di sempre) è un “self-made man” nostrano. «Io ho cominciato a lavorare a 14 anni, prendevo la littorina di primo mattina per andare a Catania dove ho avuto i primi approcci con la lavorazione del ferro e ho imparato il mio mestiere», raccontava Lavenia, con orgoglio, al sottoscritto alcuni anni fa. Era ed è da ammirare, sotto questo profilo. Peccato, però, che, spesso, imprenditori capaci non necessariamente debbano brillare in ambito politico e amministrativo. E’ il caso di Lavenia, che a considerare dagli umori di commercianti, artigiani, esercenti pubblici e rappresentanti di categoria farebbe bene a correggere il tratto della propria azione.
Intendiamoci: Pasquale è uno che mette passione in quello che fa e, rispetto a quasi tutti i suoi colleghi di giunta, è uno che ha l’ambizione di incidere con le proprie scelte. E’ uno che vanta col cuore i nostri prodotti, seppure con una dizione non proprio impeccabile: le «nostre mantorle e le nostre fighe-tindia». Tuttavia, a giudicare dai risultati di questi due anni in amministrazione, sembra essere come quegli alunni che si impegnano, sono animati da buona volontà, ma non riescono a raggiungere la sufficienza. E’ uno sviluppo ecoComico, più che altro, quello che ha in mente e realizza Lavenia. Il quale è convinto che la crescita degli indici economici di Biancavilla si possa incoraggiare attraverso una salsicciata e un “romantico” barbecue di carne di cavallo («Fozza, caura caura, viniti bella genti») oppure facendo trangugiare mille chili di pasticcini (che rispetto per i diabetici…) a carnevale, organizzando una sfilata di moda per pochi intimi o partecipando a qualche fiera nel Nord Italia.
Se, poi, capita di parlare con l’edicolante, ci si accorge di come il nostro Lavenia non sia ben visto per avere promosso l’incremento dei punti vendita di giornali e per non avere compreso che, soprattutto in questo settore, ad un aumento dell’offerta non corrisponde un altrettanto aumento della domanda con la conseguenza di una “guerra dei poveri”. Se si entra in un negozio, già ti chiedono in maniera prevenuta e preoccupata quali siano le reali intenzioni di Lavenia, deciso ad aumentare le licenze commerciali e a fare occupare ogni marciapiede del paese ai camion distributori di panini con wurstel, ketchup e majonese. Se si passa dal panettiere, anche qui una “litania” dedicata all’assessore. Non è stata affatto dimenticata quella vicenda delle multe salate per il trasporto abusivo di pane a seguito di una serie di controlli dei vigili urbani, sollecitati da Lavenia (nel mezzo di una trattativa tra panifici e amministrazione volta ad una soluzione pacifica), che non mancò, però, di trasferire proprie responsabilità al cronista de “La Sicilia” per degli articoli di denuncia sul reale peso del pane. L’assessore non tenne conto dell’intelligenza dei panificatori, che compresero benissimo il “giochetto” e non accettarono l’invito (più o meno esplicito) di querelare (e perché?) il giornalista.
Ma il “grande” Pasquale non bada a tutto questo, ci sorvola, perché, in materia di sviluppo, ha una carta vincente. Un fantastico jolly. Che si chiama… zona artigianale. Ahi ahi ahi! Qui, torniamo seri, evitiamo le battute, stiamo ben attenti e cerchiamo di dribblare le querele, visto che il nostro assessore ricorre ad esse con disinvoltura e ne ha già prodotto una contro “Scusate il disturbo”, in occasione della sua inaugurazione (alla faccia della libertà di stampa!).
E’ dalla passata consiliatura che Lavenia fa leva sull’area di contrada “Sciammarita” da destinare agli artigiani. Ma veramente questa “Bianvalley” è un’esigenza delle imprese locali? Veramente sarebbero risolti i problemi della nostra economia, che ci legano tra gli ultimissimi centri siciliani per il Pil più basso? Veramente le nostre ditte sono desiderose di trasferirsi in capannoni, lontani da adeguate infrastrutture di collegamento viario?
Ad ognuno di voi, le risposte. Di sicuro, però, Lavenia dovrebbe mostrarsi più cauto (e Cantarella più di lui). Non è un mistero che l’assessore sia cognato di uno dei proprietari dei terreni, tra Biancavilla e Santa Maria di Licodia, in cui dovrebbe ricadere la zona artigianale. Terreni che dovrebbero essere espropriati e pagati fior di quattrini dal Comune. Il confine tra interesse pubblico ed interesse privato diventa quindi una sfumatura. Ma anziché fare un passo indietro, Lavenia cerca un posto privilegiato. E con spocchia, non teme nulla.
Già nel precedente consiglio comunale, Pasquale rimase in aula a votare le varianti al Prg (contenente anche la riperimetrazione dell’area artigianale), vantandosi, per il coraggio dimostrato, di «portare i pantaloni» e di non essere un consigliere-quaquaraquà come altri. Ma allo stesso tempo suscitò la sorpresa e l’indignazione di tanti, a cominciare da Antonio Portale, che a fine seduta, scendendo dalle scale del municipio, non rinunciò a dure critiche e ad un sonoro battibecco con Lavenia.
C’è di più. Alcuni mesi fa è stato indirizzato alla Procura, alla Corte dei conti, alla Regione siciliana un esposto firmato da “Giuffrida Salvatore” (ma non si tratta dell’esponente diessino), in cui si evidenziano presunti conflitti di interesse dell’assessore Lavenia sui terreni della “Sciammarita”, foschie sul suo ruolo pubblico e quello privato. Il documento contiene descrizioni di fatti, apprezzamenti, informazioni (presumiamo false) sul conto di Lavenia, tutt’altro che edificanti. Dal suo canto, Mario Cantarella, per evitare un’ispezione amministrativa al Comune, ha scritto a Palermo, facendo quadrato sul proprio assessore ed assolvendolo dai sospetti e dalle accuse infamanti. E Pasquale? Nulla, ha annunciato querele contro ignoti (ci risiamo, allora è un vizio!). Ma non è sufficiente. Poi è normale che qualcuno possa elaborare qualche cattivo pensiero. Che fare, allora? Lavenia dovrebbe capire da sé (visto che, peraltro, la zona artigianale è, con lui o senza di lui, un punto del programma del sindaco) che è meglio stare lontano, per evitare qualsiasi malvagio sospetto, dagli atti, dalle carte bollate, dalle mappe che riguardano “Sciammarita”. E’ opportuno politicamente per lui, per la giunta e per tutti. E’, in altre parole, una questione di galateo istituzionale e di abc della politica.
E’ proprio in questa materia, però, che l’esponente dell’Udc, legato a Lino Leanza, sembra essere a digiuno. Lo ha dimostrato, per dirne una, in occasione della recente visita del prefetto. Nel corso del suo tour, Anna Maria Cancellieri Peluso è stata portata in quattro, “selezionate” aziende locali. Tra queste, guarda caso, l’«officina di lavori in ferro» di viale Europa, di proprietà di Lavenia. Il mormorio è stato inevitabile. E sacrosanto. Pasquale continua a non capire che chi ha un ruolo istituzionale deve fare un passo indietro rispetto ai desideri e alle aspettative personali, cedendo la prima fila ai “comuni amministrati”. Non è la prima volta, comunque, che commette delle gaffe. L’elenco sarebbe lunghissimo, a cominciare da quella sua determinante uscita dall’aula che consentì l’elezione a presidente dell’avversario Vincenzo Cantarella ai danni di Antonio Portale, salvo poi apparire il giorno dopo dagli schermi di Video Star per «chiedere scusa alla città» con le lacrime agli occhi («scena patetica e vomitevole», commentò a caldo un consigliere dell’allora Centrodestra). Oppure -altro episodio- quando in diretta televisiva, qualche settimana più tardi, sfidò lo stesso Cantarella, proponendogli di dimettersi da presidente in cambio delle proprie dimissioni da consigliere. Cantarella accettò, firmò anche un documento di impegno, ma Pasquale si tirò indietro, raccogliendo ancora una volta l’ilarità generale. Potremmo aggiungere altri episodi sulle sue controversie con Fabio Mancuso o con gli stessi “calaciuriani” (salvo poi chiedere sempre un “passaggio” nella loro lista per potere essere eletto), ma ci fermiamo qui, altrimenti rischieremmo di scrivere una monumentale enciclopedia.
D’altra parte Pasquale è così: se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. Una volta, in un intervento in Consiglio pronunciò uno dei suoi aforismi: «Alle nostre imprese bisogna dare delle risposte concrete e permettere la loro crescita, se certi amministratori non sono capaci di svolgere il proprio compito, vadano a casa». Appunto! Come dargli torto?
Vittorio Fiorenza

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