VOGLIA DI MONEY, TUTTO IL RESTO E’ NOIA

In mancanza di una telecamera in aula, in assenza di un pubblico attento e critico, in un clima informale e confidenziale, il momento diventa giusto per fare un appunto, non tra avversari politici ma tra buoni amici. Ecco quindi che dai banchi della minoranza, fuori microfono, c’è chi ricorda al presidente un certo impegno preso dal Consiglio a suo tempo per una certa questione. Dalla plancia di comando, il manovratore coi baffi capisce, arriccia le spalle, sorride con falso imbarazzo e subito, com’è suo stile, se ne lava le mani: «Io non c’entro, chieda alla commissione». Interviene il presidente della suddetta, si alza e rassicura: «La commissione sta lavorando su questo, non preoccupatevi».
La discussione “trasversale” in questione si è consumata in pochi secondi nell’ultima seduta di consiglio comunale nella triangolazione Alfio Magra – Antonio Portale – Alfio Furnari. L’oggetto delle poche battute si riferisce alla voglia matta dell’intera assemblea cittadina di aumentarsi il gettone di presenza. Su questo fronte, Centrodestra e Centrosinistra sono alleati. Forza Italia e Democratici di sinistra, Movimento per l’Autonomia e Margherita, Alleanza Nazionale e listarelle di entrambi gli schieramenti, tutti uniti e solidali. Un fronte comune per affrontare, insieme, un’emergenza? No! E’ che tutti vogliono lo stipendio. O, in alternativa, si aumenti il gettone, che al momento ammonta a 30,99 euro e che si vorrebbe fare lievitare a 100, prendendo a “modello” i colleghi del Comune di Centuripe.
Le rassicurazioni di Alfio Furnari al collega Alfio Magra erano reali e sincere. Già, perché la commissione da lui presieduta (la Quarta) ha prodotto una mozione che probabilmente sarà trattata nella prossima riunione consiliare proprio con l’intento di incrementare il gettone. L’atto porta la firma di Alfio Furnari (Patto Sicilia), Vincenzo Papotto (Rinascita Democratica), Franco Lanza (Forza Italia), Giosuè Sangiorgio (indipendente di centro) e Carmelo Cantarella (An), anche se quest’ultimo ha poi ritirato la propria adesione, senza fornire alcuna spiegazione.
Di fronte a proposte di questo tipo (definirle di degrado politico, è dire poco), ci sarebbe soltanto da indignarsi. Chi auspica ancora una carica di idealismo che animi i nostri rappresentanti istituzionali, cerchi di rassegnarsi alla politica di plastica. E prenda atto che la generazione di chi si è formato nei partiti, di chi è cresciuto nella “scuola” delle sezioni, di chi aveva il fervore e la passione per la politica, non esiste più, si è semplicemente dissolta. Ultimi “esemplari” di quella generazione (con tutti i limiti e i difetti che le si possono attribuire) sono stati personaggi come Giuseppe Furnari, Vincenzo Cantarella e Vincenzo Randazzo. Personaggi che non a caso hanno lasciato il posto a tizi che, prima della loro elezione, non avevano mai assistito ad una riunione del consesso civico, che non erano mai entrati nella sala consiliare, che ancora oggi sconoscono la differenza tra una determina e una delibera, che aspirano al massimo ad elemosinare apparizioni televisive e citazioni giornalistiche, che ostentano ridicolamente il privilegio di potere entrare in macchina al municipio, di “ordinare” la realizzazione di un punto luce, di “sgranocchiare” ai margini di manifestazioni e associazioni pseudoculturali. E’ un panorama desolante, amorfo, privo della capacità di esprimere una cultura politica, un progetto amministrativo, un desiderio di miglioramento.
In quest’ambito, non deve scandalizzare più di tanto il fervore che emanano tutti i consiglieri alla possibilità di aumentarsi il proprio gettone del 230%. E’ una proposta, per quanto legittima, che non trova alcuna giustificazione logica, se non quella del meschino appetito di denaro. A questo si è ridotta la politica: non più una passione, non più un servizio, ma un’opportunità di guadagno personale.
Non a caso le spese sostenute dal Comune per pagare le presenze dei consiglieri in Consiglio e nelle commissioni è passata da 44.298 euro del 2003 a 73.100 euro del 2004 per arrivare a 61.552 euro nei primi otto mesi del 2005. Ecco perché il capo della 1a Area funzionale, dott.ssa Melita Costa, ha visto sballare le previsioni economiche del settore istituzionale e ha dovuto integrare recentemente una somma consistente nel relativo capitolo di bilancio. Se poi dovesse passare la mozione della 4a Commissione (100 euro a riunione con una soglia massima stabilita dalla normativa che è di 1300 euro mensili a consigliere) arriveremmo ad una spesa complessiva di 280.800 euro all’anno, ovvero 15.600 euro per ogni consigliere. Uno stipendio vero e proprio.
Ma non si vuole essere qualunquisti e demagoghi. Diciamo quindi chiaramente che la politica ha dei costi e che i rappresentanti istituzionali che svolgono con responsabilità e impegno il proprio mandato devono avere un’indennità in termini economici. La proposta della 4a Commissione consiliare, tuttavia, viene percepita come “spregevole” da gran parte dei cittadini per il semplice fatto che i nostri rappresentanti istituzionali non vengono visti come soggetti che svolgono il proprio mandato con responsabilità e impegno. E’ una convinzione diffusa che non esprime un luogo comune, nel caso dei nostri consiglieri comunali è una convinzione che ha fondate ragioni. Basterebbe citare la qualità (scadente) del dibattito consiliare, il livello (mediocre) di cultura politica dell’assemblea cittadina, la capacità (inesistente) dei consiglieri a farsi carico delle esigenze reali del paese. La gestione delle commissioni consiliari, poi, è ormai diventata uno scandalo al sole, con un tacito accordo tra maggioranza ed opposizioni, nell’indifferenza totale di chi, Antonio Portale, dovrebbe controllare e porre un freno a queste degenerazioni.
Se si fa un rapporto tra gli argomenti discussi nelle commissioni ed il relativo lavoro che arriva in Consiglio Comunale si comprende benissimo che il 90% di quanto trattato nei quattro organismi minori risulta essere semplice chiacchiericcio, la cui opera (scandita allegramente dai presidenti Santo Zammataro, Giuseppe Sapienza, Alfio Furnari e Mario Amato) non produce nulla o quasi che possa essere utile alle trattazioni consiliari.
Si deduce che le convocazioni delle commissioni non sono dettate da esigenze di snellimento dei lavori d’aula, ma -siamo realistici e sinceri fino in fondo- ad esigenze di “gettone” e permessi lavorativi retribuiti. Per molti consiglieri, soprattutto impiegati pubblici, la commissione si presenta quindi come un’ottima occasione per assentarsi dal proprio posto di lavoro e allo stesso tempo non rinunciare al gettone di 30 euro. E’ ormai una prassi che fa stazionare molti consiglieri nelle stanze del Palazzo in maniera praticamente quotidiana.
Questo non è più malcostume, ma un vero e proprio abuso, verso il quale sarebbe auspicabile che il sindaco spendesse almeno una parola (magari decurtando il suo stipendio e quello dei suoi assessori, tanto per dare l’esempio), i burocrati del nostro Comune fossero più rigorosi e la Corte dei conti avviasse opportune indagini. Il rispetto delle istituzioni e dei cittadini passa anche attraverso questi temi. Tutto il resto è noia.
Vittorio Fiorenza

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