RETROSCENA DI UN INCIUCIO DIROMPENTE

E’ incredibile come una semplice votazione per il rinnovo della commissione elettorale possa avere visto uno spiegamento di forze, energie, tattiche e strategie sia da parte della maggioranza sia dall’opposizione. Eppure, sulla scelta dei componenti (che da 6 sono stati ridotti a 4) da inviare nell’organismo consiliare, si sono registrati convulsi contatti, intrighi e trasversalismi con combinazioni mai “provate” prima. L’esito dell’urna è stato una sorpresa: Giuseppe Salvà, Gaetano Paternò, Salvatore Giuffrida e Nicola Tomasello. L’anomalia, rispetto al risultato atteso, è rappresentata dall’esponente riformista. La “logica delle appartenenze” avrebbe dovuto decretare tre componenti di Centrodestra ed uno di opposizione. Se l’elezione di Giuffrida (data la superiorità numerica dei Ds) è scontata, la stessa cosa non può dirsi per il cislino.
Cosa è successo? Semplice. Facilitato da un clima teso, dai malumori e dai veti incrociati interni alla maggioranza, vi è stato un accordo “sotterraneo” tra Forza Italia e Riformisti per l’elezione di Tomasello. E così è stato.
In termini tecnici questo si chiama accordo trasversale. Se lo si vuole vedere sotto un’ottica moralistica, la definizione più efficace è inciucio. Si, è proprio così. Tre voti di maggioranza (Franco Lanza, Mario Amato e Salvo Saitta) sono andati ad un consigliere di minoranza, determinandone l’elezione in commissione elettorale, a scapito di altri (praticamente tutti, nel Centrodestra) che ambivano alla carica.
Ha fatto bene, anzi benissimo, l’assessore Pasquale Lavenia ad andare a Video Star per “informare la città” su quanto avvenuto in Consiglio, per denunciare la labilità dei confini tra maggioranza e opposizione, per tacciare sia i consiglieri azzurri sia il capogruppo riformista, per dispensare certificati di opposizione regolare (Ds e Margherita) ed opposizione opportunista (i Riformisti). Bravo Pasquale, così si fa. Non è sfottò, ma un complimento assolutamente sincero.
C’è un “piccolissimo” dettaglio, però, che sfugge all’assessore. Per carità, una momentanea amnesia può capitare a tutti. Non si capisce, tuttavia, perché Pasquale abbia così facilmente cancellato dai ricordi la votazione di quella stessa commissione elettorale che, all’inizio della consiliatura, decretò l’elezione, tra i componenti, del consigliere Alfio Magra, capogruppo della Margherita, attraverso due voti determinanti provenienti dal Centrodestra. Non si capisce come mai quella operazione non venga classificata come inciucio. Non si capisce come mai allora, lo stesso Lavenia non si sia precipitato in tv per bollare certificati di opposizione buona e opposizione cattiva.
Siamo alle solite. Nel caso di Magra (in sella alla commissione elettorale per due anni e mezzo, grazie ai voti di Centrodestra) si è trattato, secondo i parametri di giudizio dell’assessore lombardiano, di una questione non di etica politica, ma semplicemente linguistica. Non “inciucio”, ma “collaborazione”. Non “accordo sottobanco”, ma “atto di rispetto” nei confronti della minoranza, anzi della Margherita, che per ricambiare la cortesia si apprestò poi a votare il difensore civico indicato dalla maggioranza e ad astenersi sul bilancio. Ma tutto questo l’assessore l’ha rimosso dalla memoria. Forse perché il regista di quell’operazione, di quella mano tesa al partito di Carmelo Randazzo è stato proprio lui?
La triste verità è che l’assessore, proprio per queste valutazioni ad intermittenza, non ha alcuna autorevolezza e credibilità per pronunciare certi giudizi. E anziché scomodarsi soltanto per denunciare la confusione di ruoli di maggioranza e opposizione, farebbe meglio a fornire spiegazioni sulla sua personale confusione tra ruolo pubblico e privato, in relazione a quel conflitto etico-politico sulla zona artigianale grande quanto una casa.
Sia ben inteso: la “cortesia” di Forza Italia ai Riformisti è certamente da deprecare senza “se” e senza “ma”. Va, però, aggiunto -liberi da filtri moralistici- che i retroscena di quella “cortesia” evidenziano pure (dal punto di vista di Tomasello) una fredda e raffinata operazione di ingegneria politica, che ha reso ancora più tesi i rapporti interni al Centrodestra e che potrebbe avere ulteriori strascichi ancora nelle prossime ore. Un inciucio, in altre parole, che si è oggettivamente rivelato un atto squarciante e dirompente per i già precari equilibri di maggioranza.
Un effetto avvertito (come forse era nelle intenzioni dei forzisti) in particolare dal Movimento per l’Autonomia. C’era il consigliere Francesco Nicolosi che, legittimamente, ci teneva ad essere eletto, ma per ordini superiori, il gruppo ha dovuto indirizzare i consensi al consigliere Giuseppe Salvà con cui i lombardiani sembra intreccino da tempo una rete di rapporti politici, che passerebbero anche attraverso il prof. Alfio Petralia. Sì, proprio lui, l’ex sindaco comunista sponsorizzato da Salvà come prossimo assessore, sul quale ci sarebbe persino l’avallo di Pippo Calaciura, figura chiave dell’Mpa biancavillese.
In Forza Italia -allo stesso tempo, va rilevato- i contrasti con Vincenzo Amato sono diventati plateali, tanto che i berlusconiani hanno preferito appunto dirottare i propri voti a Tomasello, piuttosto che al giovane ribelle, proiettato ormai verso il gruppo dei calaciuriani.
Avete capito ora perché dietro al rinnovo della commissione elettorale si siano concentrate tante energie? E pensare che anche il primo cittadino si sarebbe adoperato perché la votazione si svolgesse in maniera indolore per la sua maggioranza. Avrebbe convocato addirittura Giosuè Sangiorgio (consigliere di Centrosinistra) per cercare un aggancio. Non si sa cosa si siano detti i due, sta di fatto che Sangiorgio, alla trattazione del punto sulla commissione elettorale, non sapendo della “trama” scombussolante tra Forza Italia e Riformisti, si è assentato, indebolendo le potenzialità dell’opposizione. Vuoi vedere che anche il sindaco Cantarella ha tentato un inciucio? E ora chi glielo dice a Pasquale?
Vittorio Fiorenza