QUANDO LA QUERELA DIVENTA UNO SFIZIO

C’è una strana mania che percorre la giunta Cantarella: la querela facile ai giornalisti non allineati. Se dovessimo lasciarci andare ad una sequela di luoghi comuni tanto cari ad una certa Sinistra, verrebbe da dire che si tratta della solita Destra forcaiola, giustizialista, intollerante, fascista. Però è bene precisare, per onestà intellettuale, che qui non c’entra la Destra, anzi “quella” Destra a Biancavilla non sembra esistere. A prendere di mira questo blog e il suo curatore non sono stati assessori “squadristi” ma assessori che sulla carta si dicono “moderati”.
Il primo -ormai è noto- è Pasquale Lavenia, formatosi nei Cattolici democratici, transitato poi nell’Unione democratica di centro, ora approdato al Movimento per l’autonomia, sempre animato nella sua azione politica dai dettami della dottrina cristiana. Oddio, gli viene addebitato pure qualche episodio burrascoso in consiglio comunale, un certo linguaggio da osteria, un certo atteggiamento rivoltoso. Ma tutto era dettato dal calore della passione politica e allora ogni cosa si giustifica.
L’altro amministratore che ha denunciato il sottoscritto -è notizia di questi giorni e ve ne rendiamo conto- è Andrea Ingiulla, anche lui decisamente moderato. Lo ricordiamo organizzatore, assieme ai “compagni” della Quercia e della Camera del Lavoro, della marcia per la pace in Medio Oriente dell’aprile 2002 con tanto di fiaccolata lungo via Vittorio Emanuele e intonazione finale di “Bella ciao”, non senza polemica conclusiva contro il Centrodestra e le autorità ecclesiastiche per avere disertato la manifestazione. Un autentico portatore di valori laici, quell’Ingiulla. Il suo curriculum evidenzia esperienze nei socialisti e anche qualche candidatura per Rifondazione comunista. Ma non è mai stato un pericoloso bolscevico, anzi il suo animo è stato sempre liberale e riformista. Talmente liberale da avere poi trovato (appena dodici mesi dopo l’iniziativa pacifista) la sua naturale collocazione nella Casa delle Libertà, dove il sindaco Mario Cantarella -che solitamente ci tiene a certe cose- non ha fatto caso al passato politico del nuovo arrivato.
Ecco sono loro due, Lavenia & Ingiulla, ad avere dato vita al nuovo “partito dei querelanti”. Una coppia che ha deciso di fare fronte comune contro chi osa alzare la voce o esprimere giudizi “vietati”. Non si sa con precisione quali frasi o quali opinioni contenute in questo sito abbiano fatto perdere sonno e pazienza ai due. Si sa soltanto che al responsabile di questo blog viene contestata una presunta diffamazione ai danni degli assessori. Che scandalo! Pazienza, decideranno i giudici.
Per chi non è solito passare da queste parti, però, è bene precisare che Lavenia & Ingiulla non sono stati accusati da “Scusate il disturbo” per essere collusi con Bernardo Provenzano, non sono stati additati per essere implicati nei traffici di armi in Cecenia, non sono stati descritti come terroristi islamici e neanche per avere legami con Sua Bassezza Reale, Vittorio Emanuele di Savoia. Non è che dopo la pubblicazione di un intervento in questo sito, l’immagine pubblica dei due amministratori abbia subito un danno irreparabile. Nessuno ha avuto pregiudizio nei loro confronti e nessuno si è sognato di tirare loro uova marce, una volta letti gli interventi presenti in queste pagine.
Con ironia e sarcasmo, con polemica e irriverenza, questo blog ha espresso opinioni, giudizi e analisi, esercitando quel diritto di critica che ogni cittadino possiede, senza offendere nessuna persona. Sapete, nei paesi in cui esiste la libertà di stampa si è soliti fare così. D’accordo, Biancavilla non è Oslo. Ma neanche Caracas, vorremmo sperare.
La cosa paradossale è che l’amministrazione Cantarella, più di ogni altra, non ha subito in questi anni alcun fastidio. L’opposizione è più silenziosa che in Bulgaria, la maggioranza batte i pugni ma poi si quieta, la cosiddetta “opinione pubblica” non esiste e in materia di informazione locale, abbiamo assistito da tre anni a questa parte alla nascita del giornalismo copia-incolla, quello che preferisce assorbire di sana pianta i comunicati stampa di Palazzo, senza andare oltre l’ufficialità, così da non urtare gli amministratori permalosi e suscettibili. Qualche testata adranita è campione in questa tecnica: da segnalare per il premio Pulitzer.
Eppure la stessa amministrazione Cantarella, più di ogni altra, ha accumulato il record di episodi conflittuali con la stampa (ad esclusione di quella copia-incolla, si intende) e della presentazione (in mancanza del confino, abolito da un bel po’ di tempo) di querele anti-cronisti o, per meglio dire, anti-Fiorenza, che dimostrano la vibrante intolleranza di questa giunta verso chiunque osi esprimersi con termini e giudizi al di fuori della propria, ristrettissima visuale.
Il motivo? Mancanza di abitudine, certo. Per diversi assessori, come Lavenia & Ingiulla, si tratta in fin dei conti della prima esperienza amministrativa, hanno poca conoscenza della cultura di governo e tre anni sono pochi per capire le regole del gioco. Democratico.
Ma c’è dell’altro. La Premiata Ditta di nuova costituzione incarna alla perfezione il desiderio di taluni a mettere il bavaglio a chi “sbaglia a parlare” e ben rappresenta quella tifoseria trasversale che in questo spazio virtuale vede un covo di sovversivi. Niente di tutto questo, ovviamente. Si fa opinione. E lo spauracchio dei tribunali non ci turba affatto. Presunzione? No, assoluta buona fede.
Quanto alla nuova accoppiata, ancora qualche innocente considerazione. Si dice che un buon politico lo si nota dalla passione ideale, dall’esperienza maturata, dalla conoscenza della macchina amministrativa, dall’abilità alla soluzione dei problemi. Ma soprattutto dalla capacità di assorbimento dei “colpi” ricevuti, delle critiche, delle polemiche, politiche o giornalistiche che siano, strumentali o fondate che siano.
Lavenia & Ingiulla non rientrano in questa definizione. Ne prendiamo atto: sono semplicemente inadeguati ad avere ruoli pubblici. Qualcuno si armi di buona volontà e lo si faccia loro capire. Piano, piano e con parole semplici. Senza farli arrabbiare. Non si sa mai, un’altra querela…
Vittorio Fiorenza

ANNO TERZO, PROPAGANDA A RETI UNIFICATE

Pretendere che in una trasmissione televisiva a pagamento, commissionata dal Comune, per “relazionare” sull’attività della giunta Cantarella, si parli anche delle ombre di un operato triennale è decisamente insensato. Si tratta, in fin dei conti, di uno spazio autogestito di informazione pubblicitaria o -a volere essere meno “svizzeri”- di comunicazione istituzionale, con tanto di sigla musicale tratta da “Mulino Bianco”. Certamente interessante, da seguire, da ascoltare. Ma da non confondere con l’approfondimento giornalistico, che impone un contraddittorio e una descrizione dei fatti completa. Sorvolare, però, su alcune importanti contestazioni (a cominciare dalla condotta etica di certi assessori) e definire banalmente, come ha fatto il sindaco, “sciocche”, “stupide”, “chiacchiere” tutte le osservazioni critiche mosse nei suoi confronti, non serve a cancellare gli aloni amministrativi. Semmai li rende ancora più ampi ed evidenti. Ma è andata così. Ospite degli studi di Video Star e Tva, a colloquio con Agnese Virgillito ed Enrico Indelicato, il capo dell’amministrazione biancavillese ha sentito il dovere (giusto) di parlare ai suoi cittadini sulle cose fatte. Che dire?
Se qualcuno conserva ancora il materiale elettorale prodotto da Mario Cantarella, non potrà non accorgersi che buona parte del proprio programma è stata portata a compimento. E’ ingiusto, quindi, Pietro Manna quando, da queste pagine, sostiene che l’amministrazione non ha fatto niente. L’ex primo cittadino non ha, però, tutti i torti sugli umori dei biancavillesi, per nulla sfavillanti, sulla giunta Cantarella. Su questo aspetto, ovviamente, si può discutere per ore. Non a caso, buona parte dei commenti presenti in questo sito sono orientati in tale direzione. La questione, però, non è questa.
Il punto è: perché, nonostante l’oggettività di certi traguardi, la popolarità di Cantarella e della sua giunta -bisogna riconoscerlo con altrettanta oggettività- non è tangibile, non è riscontrabile? Proviamo a rispondere, precisando anzitutto che non è un “problema di comunicazione e visibilità”, come in più occasioni sindaco ed assessori hanno fatto intendere. Affermare una simile cosa significa bestemmiare, dal momento che questa amministrazione, più di ogni altra nella storia di Biancavilla, ha investito in redazionali, Pubblikompass, volantini, brochure, dirette televisive, spazi autogestiti, manifesti, ritagli pubblicitari in ogni dove, dai quotidiani regionali fino alle testate giornalistiche locali, comprese quelle illegali e abusive, stampate su fotocopie e distribuite tra pochi intimi.
E allora: perché la giunta Cantarella non gode di ampia popolarità tra la gente? Sono diversi, i fattori. Ne individuiamo tre.
Il primo motivo è da ricondurre all’imponente bagaglio di promesse riempito dagli illustri consiglieri di opposizione targata Lavenia-Portale-Pennisi- Zammataro. La gente ha creduto alle loro arrabbiature in tv, ai loro volti indignati per la “malapolitica” di Manna, ai loro interventi in Aula, ai loro volantini, alle loro mozioni «per il bene di Biancavilla». Peccato che una volta entrati nella stanza dei bottoni, non sono stati coerenti e lineari con nessuno dei loro proclami. La stessa “gente” lo ha ormai ben capito. Peccato, almeno per questo aspetto, che a subirne le conseguenze sia un incolpevole Mario Cantarella, bersaglio inconsapevole delle “ritorsioni” a quella politica bugiarda, seminatrice di odio.
Il secondo motivo, però, chiama in causa responsabilità dirette del primo cittadino. Riguarda la parola magica con cui ha vinto le elezioni: “cambiamento”. L’impressione è che il concetto di “cambiamento” proposto da Cantarella sia ben diverso da quello recepito dagli elettori. Questi ultimi pretendevano forse un cambiamento nello stile dell’amministrare la cosa pubblica: eliminazione dei favoritismi, chiarezza negli equilibri politici, una giunta senza “sperti”, una maggioranza di buon senso. Poi, però, ci ritroviamo, tanto per fare qualche esempio, certe facce anziché altre nel sottobosco di incarichi, affidamenti e cortesie varie, un continuo cambio di casacche interne alla maggioranza pur di fare le scalate di poltrone, assessori-acrobati che si esibiscono in straordinarie piroette e si offrono al miglior consigliere pur di rimanere in pista, assessori con deleghe ai “terreni di famiglia”, consiglieri che per “maggiore dignità” vogliono lo stipendio. Ma che “cambiamento” è questo? La gente comprende benissimo, altra ondata di delusione.
Terzo elemento sfavorevole alla popolarità di quest’amministrazione ricade forse sul carattere personale del sindaco. Non una colpa, ovviamente, ma un fattore influente. Mario Cantarella appare distaccato, burocratico, lontano dai cittadini, (rin)chiuso nella sua stanza. I biancavillesi erano stati abituati, invece, al sindaco che andava in tv non per parlare in senso unidirezionale, ma a fare il “filo diretto”, senza scaletta e senza filtri, a costo di insulti e pernacchie. Trasmissioni dai contenuti trash, se si vuole, ma nelle quali ogni cittadino, di ogni quartiere e di ogni mestiere, poteva “toccare” il Sindaco per chiedergli di risolvere tutta una gamma di problemini o semplicemente per avere uno scambio di battute. Un modo efficace ed efficiente di stare tra la gente. Adesso, chi vuole avere l’onore di scambiare due parole con Cantarella, deve fare quasi carte bollate e prendere il numero come al supermercato.
Sono aspetti, questi, che incidono in una comunità sulla percezione dell’immagine degli amministratori. Ma non sempre vengono tenuti in considerazione. E’ possibile, si chiedono spesso i fedelissimi del sindaco, a cominciare dal presidente di An Vincenzo Randazzo, che si mettano sullo stesso piano di importanza e di valutazione “banali” comportamenti politici con importanti risultati amministrativi? E’ per esempio giusto attribuire lo stesso peso, ai fini della formazione di un giudizio sull’operato della giunta comunale, alla “malacomparsa” accumulata durante la stagione teatrale (ingresso libero o a pagamento?) e al risultato dell’erogazione dei fondi per Sciammarita? La risposta è sì.
Può sembrare strano, impossibile, ingiusto, ma vicende come quella della “bufala” subita dal Comune per il Festival Drink o della spartizione di “Bianca… Pizzeggiando” possono oscurare irrimediabilmente l’immagine di un’amministrazione più di quanto possano illuminarla 10milioni di euro di lavori pubblici o la “storica” assunzione di 30 Lsu. E’ un meccanismo che spesso gli amministratori trascurano, ma che è ben conosciuto da sociologi della comunicazione e sondaggisti.
Afferma Vincenzo Randazzo: «Il consenso? Ci interessa quello immediato… ma teniamo di più a quello della storia». Certo: parole sagge, altisonanti. Affidarsi alla comprensione dei cittadini quando si ritiene di avere amministrato bene è un atto di sincerità e buona fede, ma presuppone un elettorato maturo, partecipe, informato, competente. Appunto. Ribadiamo un concetto già espresso: qui siamo a Biancavilla, non ad Oslo.
Vittorio Fiorenza