UNA GIORNATA SENZA L’ARCOBALENO

Vuoi partecipare alle manifestazioni in ricordo dei caduti di Nassiriya? Benissimo, ma devi farlo solo con il Tricolore, gonfaloni, divise, senza portare le bandiere arcobaleno, che è roba da girotondini. Vuoi parlare dei temi della pace? No, meglio fare attività promozionale per l’arruolamento volontario nell’esercito. E’ così che un’occasione di riflessione per omaggiare i diciannove italiani uccisi un anno fa nella strage irachena viene ridotta ad una semplice parata militare per ostentare tutto l’orgoglio italico e i “migliori” sentimenti di patriottismo nazionale.
Accade anche questo nella Biancavilla “democratica” della nuova “era Cantarella”. Accade che le bandiere multicolore, simbolo del movimento pacifista contro tutte le guerre, siano state espressamente vietate nella giornata del 12 novembre per celebrare l’anniversario della strage di Nassiriya. Contrariamente alla volontà dichiarata da qualche istituto scolastico a portare l'”Arcobaleno” (da mettere a fianco alle bandiere italiana, europea e siciliana), il gruppo organizzativo della manifestazione promossa dall’amministrazione comunale ha risposto con un secco “no”. Non si sa se sia stato un suggerimento diretto del primo cittadino, fatto sta che le insegnanti, deluse, hanno evitato di insistere per evitare polemiche proprio in quella giornata. A nulla è servito sottolineare che le bandiere arcobaleno non sono distintivi politici, ma di pace e di non violenza, a cominciare da quella terroristica. La risposta è stata di non esibirle per non confondere simboli spesse volte nelle mani di girotondini e “no global” ed evitare, dunque, “incidenti diplomatici” con l’ampia schiera di militari che in quella giornata è intervenuta. Viva la libertà di espressione!
In serata, al teatro comunale, dopo una giornata di incontri a scuola, messe e cortei, due soldatesse reduci dal fronte iracheno erano lì a colloquiare con i giovani per orientarli all’arruolamento volontario. Parlare di pace? “No, è inopportuno”. Meglio puntare sul ruolo dell’esercito nella ricostruzione dell’Iraq del dopo-Saddam. Ma prima, tutti in piedi, con la mano sul petto, a cantare “Fratelli d’Italia”, tra ufficiali, simboli e divise di tutti i colori. Tranne quelli dell’Arcobaleno.
Vittorio Fiorenza

LSU, DA PRECARI A PRIVILEGIATI

Da questa mattina, il Comune di Biancavilla ha dodici nuovi dipendenti. Sono i primi ex lavoratori socialmente utili assunti ufficialmente dall’ente. Il piano di stabilizzazione degli Lsu prevede, per i prossimi tre anni, sulla base di un’intesa raggiunta tra l’amministrazione e le organizzazioni sindacali, l’inserimento definitivo in pianta organica degli altri diciotto “precari”. Un atto che si rende possibile grazie all’erogazione di quasi 930mila euro da parte dell’assessorato regionale al Lavoro, così come sta accadendo peraltro per tanti altri comuni siciliani.
A parere del sindaco Mario Cantarella e degli uomini della sua giunta di Centrodestra è questo il fiore all’occhiello dell’attività amministrativa dell’era post-Manna. Lo sottolineano nei comunicati stampa, lo dicono in tv, lo urlano in piazza. «Sono fiero di aver raggiunto in 15 mesi di amministrazione uno degli obbiettivi più importanti del programma elettorale, quello di cancellare il precariato», ha commentato a caldo il primo cittadino. E in occasione di una cerimonia nell’aula consiliare con i lavoratori neo-assunti, Cantarella si è lasciato andare anche ad una serie di affermazioni con un tono da svolta epocale: «Con questo atto poniamo fine a un torto perpetrato ai danni di questi lavoratori, per decenni tenuti in bilico senza alcuna prospettiva. Il nostro ente e tutta la comunità si sono assunti l’impegno di cancellare il precariato, sono certo che i neo dipendenti comunali sapranno farsi valere con le loro professionalità e il lavoro quotidiano». Alla cerimonia non è mancata la presenza di alcuni consiglieri comunali di maggioranza (non invitati), che hanno offerto un mazzo di rose rosse alle nuove impiegate, dimenticando forse che il loro stesso partito si era espresso contrario all’avvio del piano di stabilizzazione degli Lsu. «Ma ormai è fatta, meglio ricavarsi uno spazio di visibilità». All’incontro non sono mancate neanche le organizzazioni sindacali, fatta eccezione per i rappresentanti della sezione comunale della Camera del lavoro («I soliti comunistacci mangiatori di bambini, sempre a progettare sabotaggi all’amministrazione», avrà pensato il sindaco).
Ad ogni modo, Cantarella ha incassato la “benedizione” di tutti: alleati, oppositori, sindacalisti ed ovviamente lavoratori assunti («Speriamo non se ne dimentichino presto», sussurra già tra i corridoi del municipio qualche fedelissimo di An, auspicando che la “mossa di Mario” si riveli utile al partito, in senso elettorale).
Ci sono, tuttavia, degli aspetti volutamente occultati. Dei dettagli da tutti considerati, ma da nessuno espressi perché non sarebbe “politicamente corretto”. I fatti, però, andrebbero riportati nella loro naturale dimensione, senza iniezioni di commenti dopati dalla retorica della «sistemazione data a trenta famiglie, che adesso possono sperare in un futuro certo».
Nessuno sottolinea che il Comune non bandirà concorsi per almeno i prossimi vent’anni. Nessuno dice che gli Lsu, certamente illusi per troppo tempo dalla politica delle promesse mai mantenute, con un solo schiocco di dita sono passati da precari a privilegiati. Senza un minimo sforzo, un esame o una verifica della professionalità acquisita si sono ritrovati, loro che inizialmente erano stati impiegati in maniera temporanea, dipendenti a vita della pubblica amministrazione, con uno stipendio adeguato e un posto di lavoro praticamente sotto casa. Di fatto il criterio di meritocrazia sbandierato dal sindaco, in questo caso ha avuto una deroga ed è andato a farsi friggere. A differenza dei toni trionfalistici manifestati finora dagli inquilini del Palazzo, gran parte degli “over 30” di Biancavilla ancora in cerca della prima occupazione (pensiamo in particolare a quelli che tentano l’ingresso nel settore della Pubblica Istruzione) vedono nella soluzione al precariato degli Lsu una soluzione “all’italiana”. Ai loro occhi, i loro coetanei assunti al Comune appaiono ora “raccomandati”, “fortunati” o -come li definirebbe Sgarbi inseguito dalle Iene- dei “culattoni”. Considerazioni -condivisibili o meno- più diffuse di quanto si pensi. Ma non è “politically correct” esprimerle. Meglio puntare allora, per elementare strategia di comunicazione istituzionale, sul grande traguardo raggiunto dai nuovi impiegati a tempo indeterminato. Auguri e buon lavoro.
Vittorio Fiorenza