GAME OVER DI SUPERMARIO FLOP

Diciamolo subito, senza giri di parole e lunghe premesse. Se si dovesse interpretare alla lettera il manuale del buon costume politico, il sindaco Mario Cantarella, sempre ligio alle regole, dovrebbe prendere atto di ciò che gli è capitato, dimettendosi immediatamente, ed aprire la fase delle elezioni anticipate. Visti la bocciatura del bilancio 2006 e il dissolvimento della sua maggioranza, dovrebbe giungere alla consapevolezza che i rapporti tra gli alleati si sono slacciati, gli assessori si azzannano tra loro e la sua coalizione è crollata, minando inevitabilmente le possibilità di completamento del suo programma.
Ovviamente, da qui a qualche settimana, il bilancio sarà approvato (nessuno dei 20 consiglieri vuole perdere la propria poltrona e andare a casa) e la politica del realismo impone la ricerca di nuovi equilibri e, con molta probabilità, la tracciatura di una nuova mappa politico-amministrativa. Rimane e rimarrà, però, lo sfregio al sindaco e alla giunta comunale. Non era mai accaduto che si arrivasse a tanto. Biancavilla passa così dal record del primo comune in Sicilia ad avere approvato in grande anticipo il bilancio 2005 al primato negativo del bilancio 2006 bocciato, nonostante una maggioranza “granitica” di 14 consiglieri.
E’ esagerato parlare di fallimento del Centrodestra? Secondo “Scusate il disturbo” no. Ciò che è successo non è un campanello d’allarme, ma la morte politica di un sindaco che non è stato in grado di fare il leader e di tenere unita e motivata una coalizione. Un sindaco che per tre anni si è ostinato a non dovere ristrutturare uno schieramento, le cui crepe si sono rese visibili in mille occasioni, senza alcun tentativo di sanarle (vi ricordate il nostro invito: «Sindaco, faccia qualcosa di destra»?)
La clamorosa bocciatura del bilancio (ottenuta con il voto contrario del Centrosinistra e l’astensione di cinque consiglieri di maggioranza: il presidente Antonio Portale -Nuova Sicilia- Salvo D’Agati e Santo Zammataro del Mpa, Vincenzo Papotto e Alfio Furnari dell’Udc) è quindi soltanto la cronaca di un flop annunciato.
Le motivazioni ufficiali le avete sentite, con grande chiarezza e trasparenza, dal presidente Portale, nel corso della seduta consiliare. Non era possibile votare un bilancio stravolto da un emendamento voluto da Forza Italia e “Modernizzazione e Lavoro”, ma passato con il consenso determinante dell’opposizione, su un mutuo di 1,2 milioni di euro per la circonvallazione sud. Non si trattava più del documento presentato dalla giunta, frutto di accordi di coalizione, ma di un’altra cosa. Inaccettabile, sul piano politico, un metodo simile. Una decisione del genere, che avrebbe obbligato il Comune a pagare 80mila euro ogni anno per i prossimi vent’anni, non si può adottare con un emendamento, ma dev’essere condivisa da tutti gli alleati in fase di preparazione del documento.
Per chi ha scarsa sensibilità istituzionale, queste sono «motivazioni futili». Ad affermare tanto, non a caso, è stato Pasquale Lavenia, l’altra sera in tv. Qualcuno si offra volontario e corra a spiegare all’assessore ai (Non) Rapporti con il Consiglio Comunale che in politica conta la qualità delle proposte (sulla circonvallazione sud nessuno ha da ridire) ma sono fondamentali modi e mezzi (in questo caso forzati, dunque inaccettabili) per arrivare alla sua approvazione. Una regola semplice semplice, che non fa notizia se non compresa da Lavenia, ma dispiace constatare che i nipotini di Firrarello non l’abbiano tenuta in considerazione.
Quanto accaduto in aula, a differenza di ciò che pensa l’assessore e, in parte, anche il sindaco, è legittimo e responsabile. Pensare che il Consiglio Comunale serva soltanto a dare l’ok, sempre e comunque, ad una proposta di giunta, significa considerare i consiglieri attori cretini di una recita idiota. Meglio allora abolire l’assemblea cittadina. Ognuno che ha espresso il voto si è assunto una responsabilità. Chi fa parte della giunta, anziché cercare all’esterno i colpevoli da giustiziare, farebbe bene a fare autocritica, a cominciare dall’incapacità di intercettare gli umori e le intenzioni dei propri riferimenti in aula.
Già nella seduta precedente, dedicata al gioco a bersaglio contro il direttore generale Carmelo Cunsolo, cioè il collaboratore n. 1 del sindaco, bisognava agire con determinazione. Invece, Cantarella ha mostrato atteggiamenti contraddittori. Prima ha sostenuto l’intollerabilità di voti mischiati con l’opposizione e l’obbligo di dare l’ok sul bilancio, così come redatto. Poi ha affermato che, nonostante l’emendamento milionario, passato con l’opposizione complice, il documento poteva essere votato.
Tutto questo, comunque, ormai appartiene all’accaduto. Sarà interessante capire, adesso, ciò che accadrà, quali effetti ci saranno, cioè, sulla composizione del Centrodestra e dell’amministrazione comunale. Proviamo ad avanzare qualche ipotesi in libertà.
Bersaglio principale sarà sicuramente la vicesindacatura. Il voto del bilancio ha evidenziato la spaccatura del Mpa in due: da una parte Salvo D’Agati e Santo Zammataro (riferimenti di Salvuccio Furnari), dall’altra Francesco Nicolosi, ombra di Pasquale Lavenia. Nessun fatto insolito, per chi osserva costantemente i fatti politici locali. La novità è che, se prima queste due anime convivevano, ora sono emerse in due gruppi distinti, legati (non si sa fino a quando) soltanto dalla stessa sigla. I calaciuriani sono più indeboliti e, se si aggiungono i veleni spruzzati su di loro da Lavenia per non essere riuscito, alle scorse Regionali, a dimostrare di “pesare” più dei suoi inquilini, c’è da scommetterci che la seconda carica di giunta sarà oggetto di numerosi appetiti, essenzialmente da parte dei berlusconiani. Va però ricordato un piccolo dettaglio. La vice-sindacatura Furanari non è nata da accordi post-elettorali del 2003 e prescinde dai pesi espressi attualmente in consiglio comunale. La sua genesi è legata alla nascita stessa della candidatura di Mario Cantarella, decisa a Catania dai leader della Casa delle Libertà. In altre parole, rimettere in discussione Furnari significa porre in dubbio l’esistenza della sindacatura Cantarella, se si vuole essere coerenti con gli accordi e le “parole d’onore”. Vedremo.
Altro possibile effetto del recente voto consiliare dovrebbe riguardare Nuova Sicilia. La detenzione della presidenza del Consiglio e di un assessorato da parte di Portale potrebbe non essere più tollerata. Una strada che risulterà, però, poco conveniente, visto che il leader di Nuova Sicilia è da considerare l’unico a potere fare, se vuole, danni seri.
Quanto all’Udc, ci sarà chi, a cominciare dal “partito dei querelanti”, proverà a porre l’esigenza di una uscita di Carmelo Cantarella per portare serenità in giunta. Sarà un tentativo, ma basterà che Fabio Mancuso faccia una telefonata perché il duo Ingiulla-Lavenia si “cali la pipa”.
Ce n’è abbastanza, insomma, per non fare passare delle spensierate ferie agostane al sindaco. A lui, a questo punto, non rinnoviamo più quel vecchio suggerimento per uscire da questa interminabile crisi («Faccia qualcosa di destra»). Ma ne rivolgiamo un altro, senz’altro meno impegnativo del primo: faccia qualcosa.
Vittorio Fiorenza

>>> IL COMMENTO di Vincenzo Randazzo