LA POLITICA LOCALE IN SALA D’ATTESA

Per dirla come Pietrangelo Buttafuoco, finirà così. Finirà che il sindaco Mario Cantarella proverà a rammendare gli strappi, a ricostituire una maggioranza, a ribtabilire una giunta formata da sette assessori. Con ogni probabilità, in termini aritmetici, ci riuscirà. E allora sì che si sprecheranno le parole di circostanza sulla «ritrovata solidità della coalizione». Sarà l’apoteosi del frasario buonista intrecciato alla propaganda di Palazzo che celebrerà «la nuova compagine, che porterà il Centrodestra unito e compatto alla scadenza elettorale del 2008».
Chi è lontano dalla politica, magari ci crederà. Chi, invece, non si ferma ai pronunciamenti retorici, non può non comprendere che Mario Cantarella e il Centrodestra stanno vivendo un passaggio delicato, forse determinante per i giochi elettorali che da qui a poco si apriranno.
Ma stiamo ai fatti. “Scusate il disturbo” si colloca tra coloro che ormai da parecchio tempo auspicavano una presa di posizione forte da parte del primo cittadino sullo stato di crisi perenne della coalizione. A più riprese abbiamo chiesto al sindaco di «fare qualcosa». Per troppo tempo, Cantarella ha preferito l’immobilismo, la non-azione, l’attendismo, il mediazionismo vuoto e irritante, teso a mettere, paradossalmente, gli uni contro gli altri (manco fosse un democristiano di vecchio stampo). Adesso si è mosso. L’azzeramento della giunta non è cosa da poco. E’ una scelta radicale, non una semplice operazione di chimica politica. Gli effetti, però, sono ancora sconosciuti. E nessuno si azzarda a fare delle previsioni. Per questo, sospendiamo ogni giudizio su questa mossa e attendiamo gli sviluppi, che forse dovremmo notare già ad inizio di questa settimana.
Ci sono degli aspetti, tuttavia, che sono fin da adesso ben chiari e definiti. Fin troppo. Arrivati a questo punto (mancano 15 mesi all’ora X), in ballo non ci sono più la vicesindacatura, un assessorato, un incarico professionale, il direttore artistico o l’addetto stampa (ne parleremo, ne parleremo). C’è in gioco un malloppo ben più importante. Si chiama ri-can-di-da-tu-ra. Per il momento è un tabù. Ma è solo questione di mesi. Non è un caso che Giovanni Bonanno, neopresidente del Circolo territoriale di Alleanza Nazionale, ha esordito nel suo ruolo di successore di Vincenzo Randazzo, annunciando la costituzione di un tavolo tra gli alleati per siglare l’intesa per il secondo mandato di Cantarella.
Legittimo, naturale, ovvio: Bonanno è a capo del partito del sindaco. Ma è indicativo che nessun esponente della coalizione si sia premurato ad assecondare immediatamente una proposta che, come nel caso di Pietro Manna nel 1998, in genere è automatica, senza discussioni.
Se ascoltiamo ciò che nella pubblica via si mormora, la candidatura di Mario Cantarella (nel 2003 imposta da Catania o calata da Bronte, a seconda dei punti di vista) dovrebbe non essere bissata. In piazza -lo sappiamo- si fa molto gossip, molta fantapolitica. Tra chiacchiericci e fugaci battute a denti stretti, però, spesso si cantano le grandi verità che nelle stanze del Palazzo o, come si diceva un tempo, nelle segreterie di partito non ci si sognerebbe neanche accennare. E secondo i ben informati, le sorti del primo cittadino sarebbero state già decise o quasi.
Noi rimaniamo scettici. E’ troppo presto: la politica locale è ancora in sala d’attesa. E molte incognite del Centrodestra biancavillese sono legate alle variabili della politica sovracomunale. Cantarella può sperare. E poi, dalla sua parte, ha al momento una chance non di poco conto: la nullità di un Centrosinistra amorfo e anonimo. Altalenante tra centristi ridotti a fantasmi incapaci di esprimere sé stessi e “sinistrati” ancora ibernati e scioccati dall’esito elettorale, pietosamente combattuti da quel dilemma shakespeariano che ha bloccato il calendario dei “compagni” a tempi remoti: Pietro Manna o Pippo Glorioso? Ma questa è un’altra storia.
Vittorio Fiorenza

UN ASTERISCO AZZURRO SU UNO SCARABOCCHIO

Il problema non è rappresentato da Forza Italia, dall’esigenza interna di compiere un turnover dei propri rappresentanti in giunta o dalla richiesta di un terzo assessorato. Da settimane, invece, i riflettori sono puntati sul partito di Berlusconi come se, in questo frangente, fosse responsabile di chissà quali crimini. Un po’ com’è successo di recente con l’Udc, le sue presunte spaccature e le voglie (finora smentite) di defenestrare l’assessore Carmelo Cantarella. Oppure com’è anche accaduto, ancora prima, con le divergenze in seno al Movimento per l’Autonomia e alla manifestazione (che novità?!?) di due anime distinte e distanti. A seconda dei periodi, insomma, c’è una forza del Centrodestra che deve mostrare i muscoli, che dà l’impressione di lacerarsi, che promette battaglia in Consiglio Comunale, che pretende più spazi in amministrazione.
Analizzare la crisi come se fosse un mal di pancia passeggero in casa forzista, quindi, è banalizzare la questione. Se lo fa Vincenzo Randazzo, ci può anche stare, recita la sua parte: minimizzare i problemi politici e amplificare i risultati del primo cittadino. Ma se certe considerazioni riduttive su una crisi politica che attraversa l’intera coalizione, da Alleanza Nazionale fino ad arrivare all’indipendente Gaetano Paternò, provengono da osservatori indipendenti e addetti ai lavori, vuol dire non sapere inquadrare il momento politico nella sua giusta dimensione.
Il Centrodestra di Biancavilla si trova in uno stato di grave crisi non perché, adesso, si è ridotto da 14 a 9 consiglieri, non perché ora Forza Italia ha ritirato la propria delegazione dalla giunta, non perché il consigliere Paternò si è dato di fatto al ruolo di oppositore. La coalizione di Mario Cantarella è entrata in crisi fin dal giorno della bocciatura dei progetti di edilizia sociale. Correva l’anno 2005, in quel martedì del 12 luglio. Un episodio scombussolante (il primo) a cui si sono aggiunti -tanto per somministrare un po’ di fosforo alle memorie labili- i cambi non pacifici di Franco Benina e Alfio Amato, l’oscura e singolare vicenda delle dimissioni-bluff di Andrea Ingiulla, la bocciatura del bilancio 2006 e una serie infinita di fatti -compresi i più recenti, ovviamente- che dimostrano l’inesistenza di una squadra politica e amministrativa.
Fanno parte del paleolitico, ormai, le immagini degli assessori battezzati dal sindaco con una coccarda tricolore al petto e una dedica con aforisma del fondatore dell’Opus Dei, Josémaria Escrivà, recitata in segno di buon auspicio per una svolta tradizionalista, disinquinante del periodo progressista. E sono un puntino all’orizzonte, anche le amichevoli riunioni settimanali in pizzeria, al Paradise, tra assessori e leader del Centrodestra. E’ stato appena ieri, ma sembra passato un secolo.
Qualche mese fa, la telenovela di Palazzo ci ha anche deliziato con una puntata a tinte forti. Un botta e risposta sulla solita proposta di costruzione di 60 villette a schiera in contrada “Erbe bianche”, che ha ingolfato la giunta, incapace per mesi perfino a raggiungere il numero legale, contrapponendo la premiata ditta Lavenia-Ingiulla da una parte e il collega Carmelo Cantarella dall’altra. I due esponenti del partito dei querelanti avevano accusato Cantarella di esporli, con il suo comportamento teso a non votare la proposta, a conseguenze di carattere penale, civile e amministrativo. L’interessato aveva risposto ai due, parlando di «aggressione politica e personale», di «pure menzogne», di «calunniosi attacchi» e di «fare minaccioso» da parte dei colleghi. Vi basta? Tutto riportato nero su bianco. E il sindaco che dice? «Siamo una maggioranza che discute, in cui c’è libertà e democrazia». Uno strampalato concetto di democrazia e libertà, viene da dire.
Ecco perché la presa di posizione di Forza Italia (peraltro legittima e politicamente motivata) ci sembra un asterisco rispetto agli scarabocchi di tutta la coalizione e il cosiddetto “caso” dell’assessore Pennisi, che rimane ancora in carica nonostante la decisione di abbandono del partito, non ci affascina più di tanto (di situazioni simili -da Nino Longo a Giusy Distefano- siamo stati testimoni innumerevoli volte all’epoca di Manna). Bisogna andare oltre. Forse occorrerebbe pensare non tanto ai problemucci interni ai partiti (Dino Pennisi per Fi, Carmelo Cantarella per An, Pasquale Lavenia per l’Mpa…), ma a cercare di rilanciare uno schieramento in vista della scadenza amministrativa per evitare clamorose esplosioni dell’ultim’ora. Uno schieramento che, nonostante il raggiungimento di concreti obiettivi amministrativi, si mostra in fortissimo affanno. Ma forse è già tardi. Tutte le potenzialità che il Centrodestra poteva esprimere sono state espresse. Non ci saranno effetti speciali. Lo sparo è finito. Chi ancora attende, si rassegni. Il meglio è stato già dato, al peggio -certo- non c’è limite. Ma speriamo bene, soprattutto per la democrazia e la libertà. Quelle di cantarelliana concezione.
Vittorio Fiorenza

GIUNTA-CONSIGLIO: RAPPORTI PIU’ SICURI

Ci sono voluti più di tre anni. Tre anni per capire che il compito che ha preteso e ottenuto dal sindaco non era adatto a lui. Pasquale Lavenia ha lasciato la delega ai rapporti con il consiglio comunale. La notizia non può passare inosservata a questo blog. Nel primissimo intervento pubblicato su “Scusate il disturbo” (settembre 2004) si faceva cenno alla mancanza di requisiti da parte di Lavenia nel ricoprire quel ruolo. Un giudizio non gradito dal diretto interessato che, da buon uomo delle istituzioni, rispettoso della diversità di opinioni e della dialettica, si è premurato a dare il benvenuto a questo nostro spazio web, novità assoluta sulla scena pubblica di Biancavilla, querelando il suo curatore per diffamazione. Una lezione di stile, esemplare, seguita poi anche da altri statisti della giunta Cantarella.
Fa un certo effetto, adesso, ricevere la comunicazione proprio sul cedimento di quella delega. Una delega di fatto inutilizzata, ancora cellofanata, che nulla ha prodotto, se non la giustificazione di qualche intervento in aula o in tv da parte dell’assessore su questioni consiliari.
Curare, dalla giunta, i rapporti con l’assemblea cittadina è un compito non facile, che non può essere affidato a chiunque. Occorrono doti di moderazione, capacità di mediazione, qualità politiche. Tutti requisiti che, come fece notare, ad inizio consiliatura, il diessino Pippo Sapienza, non appartengono a Lavenia. Quella scelta compiuta da Mario Cantarella fu interpretata, non a caso, come la volontà arrogante di creare un muro con il consiglio comunale, di usare le maniere sbrigative, i modi grossolani. Un po’ come si è tentato di fare sull’arrivo del commissario ad acta e sui tempi di approvazione del bilancio, per i quali si è cercato di calpestare la sovranità dell’assemblea cittadina, tanto da indurre il presidente Antonio Portale a reagire con determinazione.
In questi anni, di momenti critici e di tensione all’interno del consiglio comunale non ne sono mancati. Ciò che mancano sono le testimonianze sul ruolo avuto da Lavenia in questi casi. L’assessore, non solo non ha avuto alcun rapporto con il consiglio comunale (al di là di ciò che dice con sospetta gentilezza Nino Benina), non soltanto si è limitato a spoltroneggiare in aula, ma quelle volte che ha messo parola sulle questioni politiche, le polemiche tra i gruppi consiliari, tra maggioranza ed opposizione, tra amministrazione e consiglieri, ha prodotto più intralci e divisioni, che distensioni. D’altra parte -viene da dire- il Pasquale non è stato in grado di tenere buoni rapporti con il suo partito, figurarsi con un’intera assemblea cittadina.
E’ da apprezzare, dunque, il gesto di cedere quella particolare delega. Sia ben inteso, le motivazioni ufficiali sono state comunicate al sindaco sul solco della migliore tradizione politichese: «Per necessità lavorative ed impegni familiari -ha scritto Lavenia- non sono più in grado di seguire l’oneroso incarico della delega ai rapporti con il Consiglio comunale». Lavoro e famiglia, officina e tetto di casa: valori forti, irrinunciabili per un buon democratico-cristiano come Pasquale.
Chi lo conosce bene e gli sta a fianco poteva, però, consigliarlo diversamente. Sottrarre tempo ai propri cari per l’attività politica non è sopportabile: abbandonare gli impegni istituzionali potrebbe essere una soluzione più efficace. Se è questione professionale, allora, oltre a quella dei Rapporti con il consiglio comunale, Lavenia poteva lasciare deleghe ben più complesse e impegnative, per esempio quella che ha a che fare con le sorti di sviluppo economico di un intero paese oppure quella che riguarda la zona artigianale (Kki dici???).
Chiediamo troppo, lo sappiamo. E il discorso è inutile allungarlo più di tanto, visto che ci si può rendere subito conto che la mossa di Lavenia non ha nulla a che vedere con i suoi impegni lavorativi e familiari. E’ una mossa politica a tutti gli effetti. Chi pensa che con l’ok al bilancio siano scomparsi i dissidi nella maggioranza, sbaglia di grosso. Si apre ora, invece, la fase di verifica, l’ennesima. Ci sono desideri e appetiti su posti in giunta, cambi di assessori, turnover di deleghe. E Pasquale ha fatto la prima mossa. Poco utile, però. Cedere i “Rapporti con il consiglio comunale” è come tirare a briscola un due di coppe. Per essere credibili ci voleva un “carico”. Ma la partita è ormai aperta. Staremo a vedere che succede.
Una raccomandazione al sindaco ci sia consentita: eviti di appesantire l’assessore Lavenia con altre deleghe. Lavori pubblici? No, per carità. Troppo impegnativi. E poi farebbero scintille se affiancati ai compiti da svolgere a Sciammarita. Sarebbero imperdonabili, da parte di Pasquale, ulteriori distrazioni dal lavoro o da casa. Il primo cittadino vuole avere questo scrupolo nella propria coscienza?
Vittorio Fiorenza

…E VISSERO DIVISI E AZZANNATI

Ci avevate creduto. Ma anche questa volta siete rimasti delusi. La circonvallazione sud è stato soltanto un espediente. La posta in gioco, che ha diviso e lacerato la maggioranza, che ha determinato la bocciatura del bilancio, che ha animato il dibattito pubblico di quest’estate a Biancavilla, non era la viabilità e la creazione di quell’infrastruttura. E neanche la sistemazione dell’erbetta al campo sportivo per la modica spesa di 400mila euro. Tutte balle!!!
Ci hanno fatto credere che la scintilla che ha fatto scoppiare la maggioranza era la diversa visione tra alleati su opere importanti per il paese. Visti gli esiti e sentite le dichiarazioni durante e dopo l’ultima seduta consiliare che ha dato il via libera, dietro ultimatum del commissario ad acta, al documento economico-finanziario, verrebbe da dire che, in realtà, si è trattato di una sorta di “prova tecnica” di disgregazione per capire fino a che punto si poteva osare. Si è osato bocciare il bilancio, il peggio che ad un sindaco possa capitare. Se si è arrivati a tanto, tutto, adesso, è possibile. A questo reality non hanno giocato soltanto i cinque consiglieri di maggioranza che si sono astenuti nella votazione di qualche mese fa, determinando l’affossamento dell’atto politico per eccellenza. Tutti hanno avuto un ruolo, una strategia, una tattica, un obiettivo politico. Forza Italia ha tirato la corda nel tentativo di sbattere fuori i calaciuriani, questi ultimi si sono impegnati per dimostrare di essere più forti, Nuova Sicilia ha difeso presidenza e assessorato, l’Udc doveva dare una lezione a “Modernizzazione e Lavoro” (leggi Andrea Ingiulla), l’opposizione si è inserita tra le piaghe della maggioranza. Anche il sindaco Mario Cantarella non si è sottratto al gioco e, in buona compagnia di Pasquale Lavenia, ha fatto i suoi viaggi a Palermo.
E’ lo spasso della politica, tutto è legittimo. Ciò che urta la calma, però, è dividere la politica, come ha fatto qualcuno, tra irresponsabili bocciatori di bilancio e santi votati al bene della città. Diciamolo chiaramente: la telenovela estiva che ci è stata offerta è la rappresentazione plateale dei problemi politici di questa maggioranza.
Non si venga a dire, ora, che la coalizione ha ritrovato la compattezza e che le liti sono state frutto di semplice fraintendimento (sono parole del capogruppo di An, Carmelo Cantarella). Un equivoco tra alleati? Un fraintendimento? E un intero Comune è lasciato senza lo strumento finanziario per mesi solo perché tra alleati non ci si è capiti? La prossima volta si vada al bar e, davanti ad una tazzina di caffè o ad un cappuccino, ci si chiarisca. Basterebbero due minuti, non un’intera estate. Ma ci si rende conto di ciò che si dice? Forse no. Già qualche mese fa, l’assessore Liborio Scaccianoce aveva racimolato una gaffe in tv, sostenendo che il ritardo nella presentazione del bilancio era dovuto alle elezioni regionali. Come dire: un paese si ferma perché bisogna concentrarsi sull’appoggio elettorale e la ricerca di voti per Nino D’Asero e company. Ottima concezione delle istituzioni!!! Ma forse è un esempio concreto sulla visione effettiva della politica di questo Centrodestra.
Di cattiverie, tra assessori, alleati, esponenti dello stesso partito, se ne sono sentite a valanga, in queste ultime settimane. «Ma questa non è una maggioranza sfaldata», ha affermato il sindaco. No, è ben affiatata, lo si vede: ha appena approvato con 14 voti favorevoli il bilancio…
Allora, diciamo le cose come stanno. Il bilancio è stato approvato perché, altrimenti, tutti sarebbero andati a casa, lasciando una giunta senza ossigeno. I problemi interni rimangono, come o più di prima. Il countdown della deflagrazione della coalizione è stato semplicemente sospeso per essere azionato più in là. Non esiste più una squadra amministrativa, ma singoli pezzi che operano in concorrenza o ai danni degli altri. Le spaccature interne ai partiti (dal Movimento per l’Autonomia a Forza Italia) sono più evidenti che mai. L’obiettivo politico di ripresentare nel 2008 un progetto comune con a capo Mario Cantarella sembra essere l’ultimo dei pensieri della Casa delle Libertà. Si salvi chi può, insomma.
Il consigliere Nicola Tomasello, nel suo intervento di “contabilità elettorale” al sindaco, seppur in termini e modi inadatti alla sede istituzionale, decisamente lontani dal “politically correct”, ha espresso dei concetti triti e ritriti in queste pagine: gli alleati del sindaco -è prevedibile- non rimarranno solidali e vincolati alla coalizione e risulta difficile, se non impossibile, un’intesa unanime sulla ricandidatura di Cantarella. Il primo cittadino non può non tenerne conto. Continuare a non reagire è un non-senso politico. «Fare qualcosa di destra» non è un invito ad un approccio ideologico al ruolo istituzionale, ma un invito all’azione. Altrimenti, superato ormai il tabù della bocciatura del bilancio, può accadere di tutto, di più e di peggio. …E vissero divisi e azzannati.
Vittorio Fiorenza

P.S. Il presidente Portale, per rispondere alle accuse e alle provocazioni della minoranza, nel corso dell’ultima seduta, ha tagliato corto, sostenendo che «tutto è chiacchiericco e ciò che conta, alla fine, è il consenso della gente». Come dire: se i cittadini ci premieranno, significa che abbiamo fatto bene, altrimenti vale il contrario. Sante parole. Ma non valgono a Biancavilla. Qui -riconosciamolo, altrimenti saremmo intellettualmente disonesti- non vale questo principio, tipico delle realtà in cui esiste un voto d’opinione, espresso in maniera libera e incondizionata. Qui, invece, vince una poltrona non chi, in genere, ha meriti sociali, culturali o professionali, ma chi gestisce pacchetti di voti preconfezionati: studi tecnici, medici e operatori sanitari, patronati e caf, con la conseguenza di una classe politica che sconosce l’abc della politica ed esponenti istituzionali incapaci e incompetenti nella gestione della cosa pubblica. «E’ il sistema», si dice. D’altra parte siamo nella terra di Cuffaro, che ha avuto una valanga di voti, ma non per questo si possono cancellare sue presunte o oggettive responsabilità politiche o giudiziarie! Un principio banalissimo, sociologia spicciola da scuola elementare. Ma non per Portale.

P.P.S. Il sindaco Cantarella ha fatto riferimento ai noti manifesti del Centrosinistra affissi in maniera abusiva, fuori dagli spazi consentiti, senza il pagamento della relativa tariffa. Ha fatto bene ad evidenziarlo. L’opposizione, nella sua “magnificenza”, sa farsi male da sé. L’accaduto, al di là degli aspetti politici, ripropone, a Biancavilla, il tema del grado di inciviltà elevato. Ma è un tema che riguarda tutti e nessuno può fare la morale ad altri. Qualche settimana fa, un gruppo di disabili ha scritto a questo sito per denunciare (con tanto di foto) l’abitudine dell’assessore Andrea Ingiulla ad occupare il parcheggio riservato ai portatori di handicap davanti al municipio. L’interessato si era scusato, promettendo che non sarebbe più accaduto. Infatti. L’altra sera, l’amministratore non ha parcheggiato in quel posto, ma qualche centinaio di metri più in là, davanti al bar Scandurra. Peccato che si trovava in controsenso e sopra le strisce pedonali!!! Morale: fare lezioni di generica educazione civica, egregio signor sindaco, non serve e risulta non credibile quando il non rispetto delle regole fondamentali coinvolge suoi assessori (quello di Ingiulla è solo un banale esempio). Sarebbe più opportuno stare zitti e cercare di fare la propria parte, concretamente. Regalare una copia del codice della strada all’assessore-avvocato sarebbe un buon punto di partenza.

MESSI AL BANDO GLI INSULTI VIRTUALI

“Scusate il disturbo” entra nel terzo anno della sua pubblicazione. Un periodo non breve per guardare indietro e fare qualche riflessione. Lo si è detto in più occasioni: quando si è deciso di aprire uno spazio sul web, lo si è fatto quasi per gioco. Ma si è andati oltre. Nel senso che questo blog è diventato una community, capace di fare opinione e di porre all’attenzione dei biancavillesi aspetti sulla vita politica della città, tralasciati o censurati dalle cronache ufficiali. Di sicuro nessuno si aspettava un simile riscontro. Il “fenomeno blog” a Biancavilla non è, ormai, circoscritto ad una ristretta cerchia di “internauti”. Per quanto continui inevitabilmente a rimanere un fenomeno di nicchia, la pubblicazione online di interventi, analisi e commenti in queste pagine rappresenta un’assoluta novità culturale (degna di annotazione negli annali) che raggiunge anche chi è poco pratico di connessioni Internet, browser e web. Vedere al circolo ricreativo l’anziano settantenne che ha in mano una copia di un post di questo blog e lo discute con un amico («Ma cu minchia è stu Fiorenza? Ci scattiau boni boni…»), è un’immagine che riempie di soddisfazione.
Ben poca cosa, si intende. Non bisogna lasciarsi prendere dall’entusiasmo. Biancavilla rimane un paese non normale con una classe politica culturalmente inadeguata, non abituata ad essere messa sotto analisi, tanto che i suoi componenti si atteggiano spesso come proprietari privati nella gestione della cosa pubblica. Un aspetto su cui il nostro blog è stato martellante, con le conseguenze che tutti conoscete. Il “successo” di questo spazio web lo si deve soprattutto ad uno stile spicciolo e ad un linguaggio diretto, senza le inutili coreografie del “politicamente corretto”, senza formalismi e perbenismi, tipici di una certa anima di Biancavilla, quella bigottamente tradizionalista, predominante nell’attuale stagione. Un “successo” dovuto alla messa in discussione di aspetti che nemmeno la cosiddetta Sinistra pone all’attenzione del dibattito politico.
Doveva essere -questo sito- uno strumento «per scrivere ciò che gli altri non dicono». E così è. Ma non tutti hanno capito. Ad eccezione dei soliti noti, da Alfredo Catalfo a Francesco Portale, da Dino Laudani a Vincenzo Randazzo, gli autori dei commenti si sono sempre nascosti nell’anonimato, non per evitare la semplice esposizione (cosa che potrebbe essere legittima), ma per “colpire” in modo vigliacco. Se si esclude quello dell’omicidio, infatti, le accuse e gli insulti rivolti non solo al curatore di questo sito ma soprattutto ai politici di ogni colore, completano la gamma di reati presenti nei codici civile e penale. Tutto questo è stato ovviamente filtrato, ma da oggi in poi ci saranno disposizioni ancora più rigorose, almeno all’interno di “Scusate il disturbo” e delle sue rubriche.
No, non si tratta di limitare le discussioni, ma di renderle più pulite. Chi scriverà i propri contributi senza chiacchiericci o inutili provocazioni, senza insultare questo o quell’altro, con riferimenti a fatti verificabili, con un linguaggio moderato e toni civili, sarà sempre il benvenuto. Per gli altri, sarà utilizzato il cestino. In maniera decisa e rigorosa. Chi, poi, volesse raccontare retroscena e verità “stravolgenti”, lo faccia pure, rendendosi identificabile e rintracciabile. Regole nuove e radicali, che vengono adottate dopo la constatazione, negli ultimi mesi, di gravi episodi ai danni di questo blog (già al vaglio della polizia postale di Catania, che ha inviato relativo fascicolo alla Procura della Repubblica, su cui sarete prossimamente informati) e dell’aumento di commenti di insulto e diffamazione allo stato puro contro tutti (ovviamente non pubblicati).
Episodi che, come ci hanno riferito le recenti cronache, hanno sconfinato il web con quello striscione ad opera di idioti che se la sono presi col sindaco Cantarella, provocando la reazione solidale della “Casa delle Libertà”. Certo, i messaggi di solidarietà sono ormai una prassi. Servono ai vari esponenti politici per mostrarsi votati alla convivenza civile, servono a dimostrare sentimenti di «amicizia al di là della politica» (si dice sempre così, no?), servono ai giornali per tappare i buchi dovuti alla scarsità di notizie nel periodo agostano. Ma bisogna andare oltre la mera retorica. Per esempio, ammettendo che certi fatti, dai messaggi diffamanti nei blog ai volantini con atti “riservati” e privati lasciati nell’ufficio di Presidenza, non sono opera di “gente comune”. Al bracciante che si alza alle 5 del mattino per andare ad irrigare o al panettiere stanco dopo una nottata di lavoro, per quanto politicizzati possano essere, non viene loro in mente di compiere atti di così bassa lega. Si tratta verosimilmente -diciamolo pure- di tizi interni o attigui alla politica o addirittura alle istituzioni (militanti, amministratori, dipendenti comunali, persino parrocchiani), che non hanno mai imparato a vivere civilmente.
C’è da prevedere che nei prossimi mesi, man mano che si avvicinerà l’appuntamento elettorale, tali atti deprecabili possano moltiplicarsi. Ecco perché “Scusate il disturbo”, oltre a concludere le sue pubblicazioni a fine 2007 (come annunciato da tempo) per non “partecipare” alla campagna elettorale, fin d’ora eviterà di essere strumento di quanti avessero voglia di seminare insulti e attacchi personali, mettendo in pratica nuove e più rigide regole nella pubblicazione dei commenti. Un modo concreto per tenere ai margini certi individui. Anche perché, per dirla come il sindaco Cantarella, «di questi individui, Biancavilla non ne ha bisogno». Non ne hanno bisogno neanche le discussioni nei blog. Ma soprattutto le istituzioni e la politica. Se non lo si riconosce, tutto diventa festival dell’ipocrisia. E nessuno (militanti, amministratori, dipendenti comunali, persino parrocchiani) potrà più rivendicare il diritto di indignarsi, tanto meno di manifestare solidarietà.
Vittorio Fiorenza

GAME OVER DI SUPERMARIO FLOP

Diciamolo subito, senza giri di parole e lunghe premesse. Se si dovesse interpretare alla lettera il manuale del buon costume politico, il sindaco Mario Cantarella, sempre ligio alle regole, dovrebbe prendere atto di ciò che gli è capitato, dimettendosi immediatamente, ed aprire la fase delle elezioni anticipate. Visti la bocciatura del bilancio 2006 e il dissolvimento della sua maggioranza, dovrebbe giungere alla consapevolezza che i rapporti tra gli alleati si sono slacciati, gli assessori si azzannano tra loro e la sua coalizione è crollata, minando inevitabilmente le possibilità di completamento del suo programma.
Ovviamente, da qui a qualche settimana, il bilancio sarà approvato (nessuno dei 20 consiglieri vuole perdere la propria poltrona e andare a casa) e la politica del realismo impone la ricerca di nuovi equilibri e, con molta probabilità, la tracciatura di una nuova mappa politico-amministrativa. Rimane e rimarrà, però, lo sfregio al sindaco e alla giunta comunale. Non era mai accaduto che si arrivasse a tanto. Biancavilla passa così dal record del primo comune in Sicilia ad avere approvato in grande anticipo il bilancio 2005 al primato negativo del bilancio 2006 bocciato, nonostante una maggioranza “granitica” di 14 consiglieri.
E’ esagerato parlare di fallimento del Centrodestra? Secondo “Scusate il disturbo” no. Ciò che è successo non è un campanello d’allarme, ma la morte politica di un sindaco che non è stato in grado di fare il leader e di tenere unita e motivata una coalizione. Un sindaco che per tre anni si è ostinato a non dovere ristrutturare uno schieramento, le cui crepe si sono rese visibili in mille occasioni, senza alcun tentativo di sanarle (vi ricordate il nostro invito: «Sindaco, faccia qualcosa di destra»?)
La clamorosa bocciatura del bilancio (ottenuta con il voto contrario del Centrosinistra e l’astensione di cinque consiglieri di maggioranza: il presidente Antonio Portale -Nuova Sicilia- Salvo D’Agati e Santo Zammataro del Mpa, Vincenzo Papotto e Alfio Furnari dell’Udc) è quindi soltanto la cronaca di un flop annunciato.
Le motivazioni ufficiali le avete sentite, con grande chiarezza e trasparenza, dal presidente Portale, nel corso della seduta consiliare. Non era possibile votare un bilancio stravolto da un emendamento voluto da Forza Italia e “Modernizzazione e Lavoro”, ma passato con il consenso determinante dell’opposizione, su un mutuo di 1,2 milioni di euro per la circonvallazione sud. Non si trattava più del documento presentato dalla giunta, frutto di accordi di coalizione, ma di un’altra cosa. Inaccettabile, sul piano politico, un metodo simile. Una decisione del genere, che avrebbe obbligato il Comune a pagare 80mila euro ogni anno per i prossimi vent’anni, non si può adottare con un emendamento, ma dev’essere condivisa da tutti gli alleati in fase di preparazione del documento.
Per chi ha scarsa sensibilità istituzionale, queste sono «motivazioni futili». Ad affermare tanto, non a caso, è stato Pasquale Lavenia, l’altra sera in tv. Qualcuno si offra volontario e corra a spiegare all’assessore ai (Non) Rapporti con il Consiglio Comunale che in politica conta la qualità delle proposte (sulla circonvallazione sud nessuno ha da ridire) ma sono fondamentali modi e mezzi (in questo caso forzati, dunque inaccettabili) per arrivare alla sua approvazione. Una regola semplice semplice, che non fa notizia se non compresa da Lavenia, ma dispiace constatare che i nipotini di Firrarello non l’abbiano tenuta in considerazione.
Quanto accaduto in aula, a differenza di ciò che pensa l’assessore e, in parte, anche il sindaco, è legittimo e responsabile. Pensare che il Consiglio Comunale serva soltanto a dare l’ok, sempre e comunque, ad una proposta di giunta, significa considerare i consiglieri attori cretini di una recita idiota. Meglio allora abolire l’assemblea cittadina. Ognuno che ha espresso il voto si è assunto una responsabilità. Chi fa parte della giunta, anziché cercare all’esterno i colpevoli da giustiziare, farebbe bene a fare autocritica, a cominciare dall’incapacità di intercettare gli umori e le intenzioni dei propri riferimenti in aula.
Già nella seduta precedente, dedicata al gioco a bersaglio contro il direttore generale Carmelo Cunsolo, cioè il collaboratore n. 1 del sindaco, bisognava agire con determinazione. Invece, Cantarella ha mostrato atteggiamenti contraddittori. Prima ha sostenuto l’intollerabilità di voti mischiati con l’opposizione e l’obbligo di dare l’ok sul bilancio, così come redatto. Poi ha affermato che, nonostante l’emendamento milionario, passato con l’opposizione complice, il documento poteva essere votato.
Tutto questo, comunque, ormai appartiene all’accaduto. Sarà interessante capire, adesso, ciò che accadrà, quali effetti ci saranno, cioè, sulla composizione del Centrodestra e dell’amministrazione comunale. Proviamo ad avanzare qualche ipotesi in libertà.
Bersaglio principale sarà sicuramente la vicesindacatura. Il voto del bilancio ha evidenziato la spaccatura del Mpa in due: da una parte Salvo D’Agati e Santo Zammataro (riferimenti di Salvuccio Furnari), dall’altra Francesco Nicolosi, ombra di Pasquale Lavenia. Nessun fatto insolito, per chi osserva costantemente i fatti politici locali. La novità è che, se prima queste due anime convivevano, ora sono emerse in due gruppi distinti, legati (non si sa fino a quando) soltanto dalla stessa sigla. I calaciuriani sono più indeboliti e, se si aggiungono i veleni spruzzati su di loro da Lavenia per non essere riuscito, alle scorse Regionali, a dimostrare di “pesare” più dei suoi inquilini, c’è da scommetterci che la seconda carica di giunta sarà oggetto di numerosi appetiti, essenzialmente da parte dei berlusconiani. Va però ricordato un piccolo dettaglio. La vice-sindacatura Furanari non è nata da accordi post-elettorali del 2003 e prescinde dai pesi espressi attualmente in consiglio comunale. La sua genesi è legata alla nascita stessa della candidatura di Mario Cantarella, decisa a Catania dai leader della Casa delle Libertà. In altre parole, rimettere in discussione Furnari significa porre in dubbio l’esistenza della sindacatura Cantarella, se si vuole essere coerenti con gli accordi e le “parole d’onore”. Vedremo.
Altro possibile effetto del recente voto consiliare dovrebbe riguardare Nuova Sicilia. La detenzione della presidenza del Consiglio e di un assessorato da parte di Portale potrebbe non essere più tollerata. Una strada che risulterà, però, poco conveniente, visto che il leader di Nuova Sicilia è da considerare l’unico a potere fare, se vuole, danni seri.
Quanto all’Udc, ci sarà chi, a cominciare dal “partito dei querelanti”, proverà a porre l’esigenza di una uscita di Carmelo Cantarella per portare serenità in giunta. Sarà un tentativo, ma basterà che Fabio Mancuso faccia una telefonata perché il duo Ingiulla-Lavenia si “cali la pipa”.
Ce n’è abbastanza, insomma, per non fare passare delle spensierate ferie agostane al sindaco. A lui, a questo punto, non rinnoviamo più quel vecchio suggerimento per uscire da questa interminabile crisi («Faccia qualcosa di destra»). Ma ne rivolgiamo un altro, senz’altro meno impegnativo del primo: faccia qualcosa.
Vittorio Fiorenza

>>> IL COMMENTO di Vincenzo Randazzo

QUANDO LA QUERELA DIVENTA UNO SFIZIO

C’è una strana mania che percorre la giunta Cantarella: la querela facile ai giornalisti non allineati. Se dovessimo lasciarci andare ad una sequela di luoghi comuni tanto cari ad una certa Sinistra, verrebbe da dire che si tratta della solita Destra forcaiola, giustizialista, intollerante, fascista. Però è bene precisare, per onestà intellettuale, che qui non c’entra la Destra, anzi “quella” Destra a Biancavilla non sembra esistere. A prendere di mira questo blog e il suo curatore non sono stati assessori “squadristi” ma assessori che sulla carta si dicono “moderati”.
Il primo -ormai è noto- è Pasquale Lavenia, formatosi nei Cattolici democratici, transitato poi nell’Unione democratica di centro, ora approdato al Movimento per l’autonomia, sempre animato nella sua azione politica dai dettami della dottrina cristiana. Oddio, gli viene addebitato pure qualche episodio burrascoso in consiglio comunale, un certo linguaggio da osteria, un certo atteggiamento rivoltoso. Ma tutto era dettato dal calore della passione politica e allora ogni cosa si giustifica.
L’altro amministratore che ha denunciato il sottoscritto -è notizia di questi giorni e ve ne rendiamo conto- è Andrea Ingiulla, anche lui decisamente moderato. Lo ricordiamo organizzatore, assieme ai “compagni” della Quercia e della Camera del Lavoro, della marcia per la pace in Medio Oriente dell’aprile 2002 con tanto di fiaccolata lungo via Vittorio Emanuele e intonazione finale di “Bella ciao”, non senza polemica conclusiva contro il Centrodestra e le autorità ecclesiastiche per avere disertato la manifestazione. Un autentico portatore di valori laici, quell’Ingiulla. Il suo curriculum evidenzia esperienze nei socialisti e anche qualche candidatura per Rifondazione comunista. Ma non è mai stato un pericoloso bolscevico, anzi il suo animo è stato sempre liberale e riformista. Talmente liberale da avere poi trovato (appena dodici mesi dopo l’iniziativa pacifista) la sua naturale collocazione nella Casa delle Libertà, dove il sindaco Mario Cantarella -che solitamente ci tiene a certe cose- non ha fatto caso al passato politico del nuovo arrivato.
Ecco sono loro due, Lavenia & Ingiulla, ad avere dato vita al nuovo “partito dei querelanti”. Una coppia che ha deciso di fare fronte comune contro chi osa alzare la voce o esprimere giudizi “vietati”. Non si sa con precisione quali frasi o quali opinioni contenute in questo sito abbiano fatto perdere sonno e pazienza ai due. Si sa soltanto che al responsabile di questo blog viene contestata una presunta diffamazione ai danni degli assessori. Che scandalo! Pazienza, decideranno i giudici.
Per chi non è solito passare da queste parti, però, è bene precisare che Lavenia & Ingiulla non sono stati accusati da “Scusate il disturbo” per essere collusi con Bernardo Provenzano, non sono stati additati per essere implicati nei traffici di armi in Cecenia, non sono stati descritti come terroristi islamici e neanche per avere legami con Sua Bassezza Reale, Vittorio Emanuele di Savoia. Non è che dopo la pubblicazione di un intervento in questo sito, l’immagine pubblica dei due amministratori abbia subito un danno irreparabile. Nessuno ha avuto pregiudizio nei loro confronti e nessuno si è sognato di tirare loro uova marce, una volta letti gli interventi presenti in queste pagine.
Con ironia e sarcasmo, con polemica e irriverenza, questo blog ha espresso opinioni, giudizi e analisi, esercitando quel diritto di critica che ogni cittadino possiede, senza offendere nessuna persona. Sapete, nei paesi in cui esiste la libertà di stampa si è soliti fare così. D’accordo, Biancavilla non è Oslo. Ma neanche Caracas, vorremmo sperare.
La cosa paradossale è che l’amministrazione Cantarella, più di ogni altra, non ha subito in questi anni alcun fastidio. L’opposizione è più silenziosa che in Bulgaria, la maggioranza batte i pugni ma poi si quieta, la cosiddetta “opinione pubblica” non esiste e in materia di informazione locale, abbiamo assistito da tre anni a questa parte alla nascita del giornalismo copia-incolla, quello che preferisce assorbire di sana pianta i comunicati stampa di Palazzo, senza andare oltre l’ufficialità, così da non urtare gli amministratori permalosi e suscettibili. Qualche testata adranita è campione in questa tecnica: da segnalare per il premio Pulitzer.
Eppure la stessa amministrazione Cantarella, più di ogni altra, ha accumulato il record di episodi conflittuali con la stampa (ad esclusione di quella copia-incolla, si intende) e della presentazione (in mancanza del confino, abolito da un bel po’ di tempo) di querele anti-cronisti o, per meglio dire, anti-Fiorenza, che dimostrano la vibrante intolleranza di questa giunta verso chiunque osi esprimersi con termini e giudizi al di fuori della propria, ristrettissima visuale.
Il motivo? Mancanza di abitudine, certo. Per diversi assessori, come Lavenia & Ingiulla, si tratta in fin dei conti della prima esperienza amministrativa, hanno poca conoscenza della cultura di governo e tre anni sono pochi per capire le regole del gioco. Democratico.
Ma c’è dell’altro. La Premiata Ditta di nuova costituzione incarna alla perfezione il desiderio di taluni a mettere il bavaglio a chi “sbaglia a parlare” e ben rappresenta quella tifoseria trasversale che in questo spazio virtuale vede un covo di sovversivi. Niente di tutto questo, ovviamente. Si fa opinione. E lo spauracchio dei tribunali non ci turba affatto. Presunzione? No, assoluta buona fede.
Quanto alla nuova accoppiata, ancora qualche innocente considerazione. Si dice che un buon politico lo si nota dalla passione ideale, dall’esperienza maturata, dalla conoscenza della macchina amministrativa, dall’abilità alla soluzione dei problemi. Ma soprattutto dalla capacità di assorbimento dei “colpi” ricevuti, delle critiche, delle polemiche, politiche o giornalistiche che siano, strumentali o fondate che siano.
Lavenia & Ingiulla non rientrano in questa definizione. Ne prendiamo atto: sono semplicemente inadeguati ad avere ruoli pubblici. Qualcuno si armi di buona volontà e lo si faccia loro capire. Piano, piano e con parole semplici. Senza farli arrabbiare. Non si sa mai, un’altra querela…
Vittorio Fiorenza

ANNO TERZO, PROPAGANDA A RETI UNIFICATE

Pretendere che in una trasmissione televisiva a pagamento, commissionata dal Comune, per “relazionare” sull’attività della giunta Cantarella, si parli anche delle ombre di un operato triennale è decisamente insensato. Si tratta, in fin dei conti, di uno spazio autogestito di informazione pubblicitaria o -a volere essere meno “svizzeri”- di comunicazione istituzionale, con tanto di sigla musicale tratta da “Mulino Bianco”. Certamente interessante, da seguire, da ascoltare. Ma da non confondere con l’approfondimento giornalistico, che impone un contraddittorio e una descrizione dei fatti completa. Sorvolare, però, su alcune importanti contestazioni (a cominciare dalla condotta etica di certi assessori) e definire banalmente, come ha fatto il sindaco, “sciocche”, “stupide”, “chiacchiere” tutte le osservazioni critiche mosse nei suoi confronti, non serve a cancellare gli aloni amministrativi. Semmai li rende ancora più ampi ed evidenti. Ma è andata così. Ospite degli studi di Video Star e Tva, a colloquio con Agnese Virgillito ed Enrico Indelicato, il capo dell’amministrazione biancavillese ha sentito il dovere (giusto) di parlare ai suoi cittadini sulle cose fatte. Che dire?
Se qualcuno conserva ancora il materiale elettorale prodotto da Mario Cantarella, non potrà non accorgersi che buona parte del proprio programma è stata portata a compimento. E’ ingiusto, quindi, Pietro Manna quando, da queste pagine, sostiene che l’amministrazione non ha fatto niente. L’ex primo cittadino non ha, però, tutti i torti sugli umori dei biancavillesi, per nulla sfavillanti, sulla giunta Cantarella. Su questo aspetto, ovviamente, si può discutere per ore. Non a caso, buona parte dei commenti presenti in questo sito sono orientati in tale direzione. La questione, però, non è questa.
Il punto è: perché, nonostante l’oggettività di certi traguardi, la popolarità di Cantarella e della sua giunta -bisogna riconoscerlo con altrettanta oggettività- non è tangibile, non è riscontrabile? Proviamo a rispondere, precisando anzitutto che non è un “problema di comunicazione e visibilità”, come in più occasioni sindaco ed assessori hanno fatto intendere. Affermare una simile cosa significa bestemmiare, dal momento che questa amministrazione, più di ogni altra nella storia di Biancavilla, ha investito in redazionali, Pubblikompass, volantini, brochure, dirette televisive, spazi autogestiti, manifesti, ritagli pubblicitari in ogni dove, dai quotidiani regionali fino alle testate giornalistiche locali, comprese quelle illegali e abusive, stampate su fotocopie e distribuite tra pochi intimi.
E allora: perché la giunta Cantarella non gode di ampia popolarità tra la gente? Sono diversi, i fattori. Ne individuiamo tre.
Il primo motivo è da ricondurre all’imponente bagaglio di promesse riempito dagli illustri consiglieri di opposizione targata Lavenia-Portale-Pennisi- Zammataro. La gente ha creduto alle loro arrabbiature in tv, ai loro volti indignati per la “malapolitica” di Manna, ai loro interventi in Aula, ai loro volantini, alle loro mozioni «per il bene di Biancavilla». Peccato che una volta entrati nella stanza dei bottoni, non sono stati coerenti e lineari con nessuno dei loro proclami. La stessa “gente” lo ha ormai ben capito. Peccato, almeno per questo aspetto, che a subirne le conseguenze sia un incolpevole Mario Cantarella, bersaglio inconsapevole delle “ritorsioni” a quella politica bugiarda, seminatrice di odio.
Il secondo motivo, però, chiama in causa responsabilità dirette del primo cittadino. Riguarda la parola magica con cui ha vinto le elezioni: “cambiamento”. L’impressione è che il concetto di “cambiamento” proposto da Cantarella sia ben diverso da quello recepito dagli elettori. Questi ultimi pretendevano forse un cambiamento nello stile dell’amministrare la cosa pubblica: eliminazione dei favoritismi, chiarezza negli equilibri politici, una giunta senza “sperti”, una maggioranza di buon senso. Poi, però, ci ritroviamo, tanto per fare qualche esempio, certe facce anziché altre nel sottobosco di incarichi, affidamenti e cortesie varie, un continuo cambio di casacche interne alla maggioranza pur di fare le scalate di poltrone, assessori-acrobati che si esibiscono in straordinarie piroette e si offrono al miglior consigliere pur di rimanere in pista, assessori con deleghe ai “terreni di famiglia”, consiglieri che per “maggiore dignità” vogliono lo stipendio. Ma che “cambiamento” è questo? La gente comprende benissimo, altra ondata di delusione.
Terzo elemento sfavorevole alla popolarità di quest’amministrazione ricade forse sul carattere personale del sindaco. Non una colpa, ovviamente, ma un fattore influente. Mario Cantarella appare distaccato, burocratico, lontano dai cittadini, (rin)chiuso nella sua stanza. I biancavillesi erano stati abituati, invece, al sindaco che andava in tv non per parlare in senso unidirezionale, ma a fare il “filo diretto”, senza scaletta e senza filtri, a costo di insulti e pernacchie. Trasmissioni dai contenuti trash, se si vuole, ma nelle quali ogni cittadino, di ogni quartiere e di ogni mestiere, poteva “toccare” il Sindaco per chiedergli di risolvere tutta una gamma di problemini o semplicemente per avere uno scambio di battute. Un modo efficace ed efficiente di stare tra la gente. Adesso, chi vuole avere l’onore di scambiare due parole con Cantarella, deve fare quasi carte bollate e prendere il numero come al supermercato.
Sono aspetti, questi, che incidono in una comunità sulla percezione dell’immagine degli amministratori. Ma non sempre vengono tenuti in considerazione. E’ possibile, si chiedono spesso i fedelissimi del sindaco, a cominciare dal presidente di An Vincenzo Randazzo, che si mettano sullo stesso piano di importanza e di valutazione “banali” comportamenti politici con importanti risultati amministrativi? E’ per esempio giusto attribuire lo stesso peso, ai fini della formazione di un giudizio sull’operato della giunta comunale, alla “malacomparsa” accumulata durante la stagione teatrale (ingresso libero o a pagamento?) e al risultato dell’erogazione dei fondi per Sciammarita? La risposta è sì.
Può sembrare strano, impossibile, ingiusto, ma vicende come quella della “bufala” subita dal Comune per il Festival Drink o della spartizione di “Bianca… Pizzeggiando” possono oscurare irrimediabilmente l’immagine di un’amministrazione più di quanto possano illuminarla 10milioni di euro di lavori pubblici o la “storica” assunzione di 30 Lsu. E’ un meccanismo che spesso gli amministratori trascurano, ma che è ben conosciuto da sociologi della comunicazione e sondaggisti.
Afferma Vincenzo Randazzo: «Il consenso? Ci interessa quello immediato… ma teniamo di più a quello della storia». Certo: parole sagge, altisonanti. Affidarsi alla comprensione dei cittadini quando si ritiene di avere amministrato bene è un atto di sincerità e buona fede, ma presuppone un elettorato maturo, partecipe, informato, competente. Appunto. Ribadiamo un concetto già espresso: qui siamo a Biancavilla, non ad Oslo.
Vittorio Fiorenza

ANDREA INGIULLA E I BORDELLI IMMAGINARI

«(…) Nel quartiere in questione, localizzato in zona periferica del paese, vi sono condensate vere e proprie sacche di marginalità che danno origine a forme di sottocultura e sottoccupazione. Le abitazioni popolari su viale Europa e via Martoglio non risultano in condizioni igienico-sanatarie perfette e consone al vivere civile. Nelle palazzine sopra citate insistono nuclei familiari eterogenei (promiscuità, convivenze, separazioni, prostituzioni, famiglie monogenitoriali costituite solo da donne con figli a carico). Dal punto di vista economico tali famiglie versano in condizioni di disagio economico (bassi redditi), che unitamente alle problematiche sopra citate generano arretratezza culturale, disfunzione nella educazione della prole, abbandono scolastico da parte dei ragazzi».
Il testo che avete appena letto non è tratto da una relazione sulle condizioni di Scampia, a Napoli. E neanche da un reportage in malfamate periferie metropolitane di qualche inviato devoto al giornalismo sensazionalistico. E neppure, come suggerirebbe il linguaggio e lo stile da intendente borbonico, da un ingiallito rapporto d’archivio sulle condizioni dell’entroterra siciliano datato 1848. La sconcertante e drammatica descrizione che avete letto -difficile a crederlo- riguarda il quartiere di Spartiviale, a Biancavilla, ed è contenuta in una delibera di giunta, approvata pochi giorni fa, sui “Contratti di quartiere II” per la richiesta di finanziamenti da destinare a zone urbane in degrado.
Ora, le cose sono due. O il quadro illustrato, per quanto desolante, corrisponde a verità e allora, come minimo, bisognerebbe allertare la prefettura, riunire il comitato per l’ordine pubblico, convocare una riunione straordinaria del consiglio comunale e avviare un grande dibattito pubblico in tutte le sedi per capire le ragioni di simili miserie. O si tratta -come riteniamo- della più grande bufala confezionata stavolta non dai “soliti” giornalisti esagerati o da oppositori che strumentalizzano, ma dall’assessore ai Lavori pubblici, Andrea Ingiulla, responsabile dell’atto.
Senza scomodare i Servizi sociali o prendere in esame statistiche sull’abbandono scolastico, chi abita e vive a Biancavilla non può rimanere che sconvolto da come è stato dipinto Spartiviale. Ognuno può comprendere benissimo che quanto affermato per iscritto è privo di ogni legame con la realtà. Affermazioni che sembrano estrapolate dai capitoli sulle desolanti condizioni sociali della Biancavilla pre-unitaria descritte nel celebre studio del prof. Giuseppe Giarrizzo, ma che nulla hanno a che vedere con la Biancavilla contemporanea.
Gli abitanti del viale Europa e dintorni hanno tutte le ragioni per rimanere offesi. L’assessore Ingiulla ha il dovere di presentare le sue scuse o almeno chiarire. In consiglio comunale, la vicenda è stata evidenziata da un esponente della stessa maggioranza, Alfio Furnari, capogruppo dell’Udc, lasciando l’Aula a bocca aperta, incredula. In quell’occasione, Furnari ha duramente attaccato Ingiulla, sollecitandolo a «chiedere scusa ai biancavillesi». L’assessore ha balbettato qualcosa, chiamando in causa i Servizi sociali, ma non ha convinto nessuno. Evidentemente ritiene che a Spartiviale ci siano tuguri utilizzati come lupanari, donne in minigonna che sculettano in strada roteando la borsetta, bambini lasciati in abbandono, situazioni di «promiscuità» (ma che significa?) e di sottosviluppo. Ma Spartiviale non è San Berillo o San Cristoforo. E’ un quartiere in cui abitano persone perbene e civili come in qualsiasi altra parte del paese, con singole ed isolate situazioni di degrado come in qualsiasi altra parte del paese. Sottoscrivere una relazione di quel tipo significa offendere l’intelligenza di tutti i biancavillesi. Ognuno dei quali sa che, a differenza di altri paesi, qui non esistono quartieri “alti” e quartieri “bassi”, ma tutte le zone di Biancavilla presentano, tutto sommato, parametri socio-economici omogenei. A meno che studi seri e scientifici ci dimostrino il contrario.
Perché dunque parole così dure e false per descrivere lo stato sociale di Spartiviale? La ragione più plausibile è una. Partecipando ad un bando sui quartieri da recuperare, l’assessorato ai Lavori pubblici ha pensato “bene” di allegare non una relazione veritiera ma di costruirla ad arte, esagerando, inventando, ingigantendo, pur di tentare di accedere ai finanziamenti. Ovviamente questo non giustifica nulla, anzi evidenzierebbe una richiesta-bluff perché sostenuta da documentazioni irreali.
Non è la prima volta che accadono episodi analoghi. Già qualche anno fa, un altro genio amministrativo che vanta la giunta Cantarella aveva avanzato la richiesta alla Regione Siciliana di dichiarare Biancavilla «città d’arte, a prevalente economia turistica». Era stato l’assessore allo Sviluppo economico, Pasquale Lavenia, ad istruire le pratiche e portarle in giunta, che approvò apposita delibera, scambiando la grotta di Sberno per le Grotte di Frasassi, Giuseppe Tamo per Michelangelo, la Fontana Vecchia per la Fontana di Trevi, Villa delle Favare per la Reggia di Caserta, la basilica dell’Elemosina per il Duomo di Milano. «Biancavilla -secondo Lavenia- a ragione rientra tra quelle cittadine che annoverano il turismo fra le sue attività economiche più importanti».
Un atteggiamento strampalato, approssimativo, ridicolo, privo del senso della realtà che dimostra la presenza di un abisso tra amministratori e amministrati. Un solco tra il palazzo comunale e la città. Che non fa udire, a coloro che detengono il governo cittadino (ma vale anche per coloro che hanno il ruolo di opporvisi), gli umori della gente, le loro lamentele, le loro opinioni, le loro reazioni. Con il risultato che i nostri assessori si lasciano trasportare spesso verso la libera (e nociva) immaginazione. Come accaduto a Ingiulla o a Lavenia.
Ma in tutto questo c’è anche un lato positivo. Consoliamoci. A Biancavilla, anonima cittadina di provincia alle falde dell’Etna, una coraggiosa amministrazione conservatrice è riuscita a realizzare ciò che utopisticamente, in quel Formidabile ’68, un’intera generazione di contestatori, da Berkeley a Parigi, da Praga a San Francisco, aveva semplicemente cantato e sognato. La fantasia al potere.
Vittorio Fiorenza

BENVENUTI NELLA REPUBBLICA DELLE BANANE

Nella Repubblica delle Banane di Biancavilla può accadere di tutto. Può accadere che un assessore si dimetta vestendo i panni di una forza politica e pochi minuti dopo venga rinominato con i colori di un’altra formazione. Può accadere. Ed è accaduto ad Andrea Ingiulla, assessore ai Lavori pubblici e all’Urbanistica. «Una farsa, una pagliacciata», hanno commentato sommessamente non dei sovversivi bolscevichi, ma esponenti della maggioranza di Mario Cantarella. Un caso di trasformismo fulmineo, che non ha precedenti nel mondo occidentale. Fosse avvenuto ai tempi di Pietro Manna, il Centrodestra avrebbe attuato proteste estreme. Antonio Portale avrebbe scalato il campanile della chiesa madre minacciando di buttarsi giù, Vincenzo Randazzo avrebbe attuato lo sciopera della fame e della sete, Pasquale Lavenia si sarebbe tagliato le vene, Dino Pennisi avrebbe occupato l’aula consiliare e Santo Zammataro avrebbe riempito delle flebo con cariche esplosive per farsi saltare in aria. Ma niente di tutto questo, non temete, benvenuti a Banana-city.
La questione, ovviamente, è ben più seria. Il maxi-rimpasto che ha permesso l’ingresso in giunta di Carmelo Cantarella per la federazione “Uniti per Biancavilla” (al posto di Franco Benina, revocato) e di Giuseppe Mursia per Nuova Sicilia (in sostituzione di Alfo Amato) e il reingresso di Ingiulla (ora sostenuto in consiglio solo da Giuseppe Salvà di Modernizzazione e Lavoro), evidenzia essenzialmente tre dati politici, che meritano di essere approfonditi.
Innanzitutto, è sotto gli occhi di tutti l’accanimento con cui Ingiulla ha tentato (riuscendoci) di rimanere incollato al suo posto. Dopo essere stato mollato dal gruppo di Rinascita Democratica, sembra che l’assessore abbia fatto un tour alla ricerca del sostegno. La poltrona vacillante dei Lavori pubblici e dell’Urbanistica si è stabilizzata quando dagli schermi di Tva si sono presentati l’ing. Salvatore Finocchiaro e il geom. Alfredo Greco, che, dichiaratisi coordinatori di “Modernizzazione e Lavoro” e “Rinascita Democratica”, annunciavano un’alleanza a sostegno di Ingiulla. In virtù di quali punti programmatici e di quali motivazioni politiche non è dato saperlo. Fatto sta che il sindaco ha accettato, nonostante la sconfessione dell’intesa da parte del capogruppo di Rd, Vincenzo Papotto, e di dodici rappresentanti di MeL, firmatari di un documento al veleno. A dare l’ok all’accordo, anche Giuseppe Salvà, unico consigliere di MeL, che ha sganciato il prof. Alfio Petralia, la cui possibilità di nomina assessoriale si è rivelata impraticabile. Da qui, la trovata della dimissione-nomina di Ingiulla, che tante difficoltà ha creato persino ai cronisti, impreparati a spiegare l’inedito evento alle redazioni dei quotidiani.
L’altro dato che emerge è che il vero vincitore di questo importante passaggio politico è uno solo: Antonio Portale. Odiato o amato, apprezzato o detestato, il leader di Nuova Sicilia a Biancavilla è riuscito, in barba a Forza Italia, Mpa e An, a riconfermare la propria posizione di forza e di predominanza, dimostrando ancora una volta una notevole abilità. Ultimo arrivato nella coalizione, Portale rimane alla presidenza del Consiglio Comunale e continua a controllare un assessorato, nonostante da tempo diversi settori della maggioranza auspicavano una sua “sfoltita” perché considerato sovradimensionato di cariche. Così non è successo: sbarazzatosi di Alfio Amato (divenuto “incontrollabile”), il presidente dell’assemblea cittadina ha piazzato il giovane Giuseppe Mursia, un nome -va anche detto- “non impegnativo” (come, al contrario, poteva essere quello del coordinatore locale Enzo Meccia), che fa ipotizzare la volontà di Portale a mantenersi con le mani più sciolte rispetto ai vincoli di coalizione. Un po’ come aveva fatto con la nomina di Alfredo La Delfa, la cui esperienza durò appena tre mesi e finì con l’allontanamento definitivo del movimento di Portale dal Centrosinistra.
Il terzo ed ultimo dato politico da evidenziare riguarda il sindaco Mario Cantarella. Il primo cittadino, per arrivare ad una soluzione (ancora tutta da verificare) dello stato di crisi della sua maggioranza, ha attuato un rimpasto che dimostra debolezza e cedimento della sua persona nei confronti dei “ribelli” e soprattutto di Nuova Sicilia. Da tempo vari gruppi di maggioranza chiedevano un turnover di giunta o un ingresso, ma il sindaco si è sempre negato. E’ bastato, invece, che la formazione autonomista presentasse un ultimatum, minacciando le ire di Portale e boicottaggi nella gestione consiliare, perché il sindaco crollasse d’un colpo. Chi si aspettava, dunque, pugno duro e decisionismo è rimasto deluso. Ci si chiede, a questo punto, a cosa sia servita un’attesa così lunga, che ha sconquassato la solidità che inizialmente c’era tra le forze di governo, quando poi questo giro di boa per la maggioranza si è consumato nel modo più degradante. Un rimpasto ben peggiore di qualsiasi peggiore rimpasto svolto nelle passate esperienze del Centrosinistra. Ci si chiede se serva a rilanciare una coalizione o semplicemente a garantire un minimo di sopravvivenza. Le perplessità sono tante. E l’immagine data da Mario Cantarella in questa fase non è per nulla ottimale. Un’immagine non solo lontana dal candidato “no-compromise” del 1994, ma radicalmente diversa dall’esponente missino degli anni ’80. L’aureola dell’intransigenza sembra essersi dissolta. In tanti sentono la mancanza del Cantarella dal forte rigore morale e dallo spirito inquieto che denunciava malaffare, malcostumi, abusi e comitati d’affare. I tempi, certo, sono cambiati, ma è sempre valido l’auspicio di vigilare per contrastare il riemergere di un eventuale scenario, politicamente inquietante, che rianimi scheletri ed ombre di un passato buio e drammatico per la storia politica di questo nostro paese.
Vittorio Fiorenza