MA QUI NON SIAMO A PIAZZA ARMERINA

Sentite questa. L’amministrazione comunale ha presentato formale istanza alla Regione Siciliana perché si inserisca Biancavilla, attraverso un apposito decreto, «tra i comuni ad economia prevalentemente turistica» e la si dichiari «Città d’arte». Non ridete, non sorprendetevi. Non è una notizia scaricata da “sitoesaurito”. Ma è stata appresa da una delibera di Giunta (la n. 125 del 10 agosto 2004), proposta dall’assessore Pasquale Lavenia e da tutti visionabile all’ufficio di Segreteria, al primo piano del Municipio.
Non sappiamo, precisamente, quali vantaggi e agevolazioni un’eventuale dichiarazione porterebbe al nostro paese. Di sicuro sarebbero legati all’ambito commerciale. Ma non è questo il punto.
Pensiamo al burocrate di Palazzo d’Orleans che dovrà esaminare la richiesta della giunta biancavillese. Innanzitutto prenderà una cartina per capire dov’è ubicata Biancavilla. Poi forse cercherà su Internet qualche informazione. E qui troverà la solita storiella dei profughi albanesi, capitanati da Cesare Masi, fondatori del paese; spiegazioni sulle qualità dei nostri prodotti, dalle arance all’olio d’oliva, dai fichidindia alle mandorle; alcune foto sulla basilica, su piazza Roma e sulla chiesa del Rosario. Il burocrate si farà un’idea, non a torto, di un normalissimo paesone siciliano, peggiore e migliore di tanti altri. Ma nulla più. Non un castello normanno, non una villa romana, non un capolavoro del Barocco, non una traccia, insomma, che possa minimamente legarci alla definizione di centro ad attrattiva turistica, soprattutto se si considera -sottolineiamo un’ovvietà- che abbiamo ancora, nonostante la crisi perenne, una forte identità agricola.
Eppure, a parere dell’amministrazione Cantarella, “Biancavilla a ragione rientra tra quelle cittadine che annoverano il turismo fra le sue attività economiche più importanti”. E per dare sostegno all’istanza si evidenzia: “Il suo patrimonio storico e artistico-culturale è consistente e anche quello naturalistico non è da meno; da non trascurare ancora il calendario delle manifestazioni che l’Amministrazione appronta nel corso dell’anno che vede una considerevole partecipazione di persone provenienti dai paesi vicini e non solo”.
Capite bene che una simile descrizione, anziché tentare di promuovere l’immagine di Biancavilla, la rende semplicemente ridicola. Qui non siamo a Piazza Armerina, a Taormina o ad Agrigento. Non ci sono (e mai ci saranno) comitive di turisti tedeschi in pantaloncini o di giapponesi armati di macchine fotografiche. Non a caso i nostri negozi non sono nemmeno forniti di souvenir.
Il sottoscritto è tra i fondatori di un’associazione culturale che si chiama “Biancavilla Documenti”, i cui componenti (un gruppetto sparuto di amici) hanno una passione viscerale per la storia e le tradizioni della nostra città ed hanno a cuore la salvaguardia e la valorizzazione dei suoi monumenti e delle sue opere (persino il basolato lavico delle strade).
Ma un conto è l’orgoglio di essere biancavillesi, di amare ed apprezzare i luoghi in cui si è nati e cresciuti (compresi quelli più banali), di battersi perché le testimonianze del passato vengano tutelate, di promuovere i personaggi che si sono distinti, di adoperarsi per diffondere le conoscenze storiche di una comunità. Un altro discorso, invece, è la razionalità e la logica degli atti amministrativi, che non possono trasformare la “Fontana Vecchia” nella Fontana di Trevi, Villa delle Favare in una “Reggia di Caserta”, la grotta di Sberno nelle Grotte di Frasassi. Straordinario Giuseppe Tamo, ma la Cappella di San Placido non è la “Sistina”.
L’opera di valorizzazione dei luoghi di Biancavilla deve cominciare dalla consapevolezza dei limiti di un paese, il nostro, che ha un patrimonio architettonico modesto, vasti quartieri che spesso sono un inno all’abusivismo e una storia di “appena” cinquecento anni. Invece di pensare ad ottenere etichette vuote, si deve partire per esempio dal recupero dell’esistente: le “chiese minori” cadono a pezzi, i mulini ad acqua sono circondati ed aggrediti da orribili costruzioni, la zona della Fontana Vecchia è nel degrado tra spazzatura e ruderi, non esiste il concetto di estetica nei documenti urbanistici del Comune…
Non si comprende, quindi, il senso di dichiarare Biancavilla “città d’arte”, tanto meno “centro a prevalente economia turistica”. Nemmeno se l’intento è “commerciale”, visto che non ci risulta sentita un’esigenza in tale ottica da parte degli stessi esercenti.
Venite pure in questa località alle falde dell’Etna, l’ospitalità dei suoi abitanti è garantita, ma non vi aspettate di vedere chissà cosa. E soprattutto non dimenticate di spedire una cartolina, magari all’indirizzo dell’assessore Pasquale Lavenia. Saluti da Biancavilla, ottava meraviglia del mondo.
Vittorio Fiorenza

MA QUI NON SIAMO A PIAZZA ARMERINAultima modifica: 2004-09-15T14:05:00+02:00da v_fiorenza
Reposta per primo quest’articolo