Scusate il disturbo

OOPS, SI E’ ROTTO IL GIOCATTOLO. E ORA ?

Il susseguirsi degli eventi politici che in questi giorni stanno interessando la coalizione di governo di Biancavilla impone, per quanto difficile, un’analisi della situazione attuale, che al momento lascia intravedere prospettive fosche.
Partiamo da un dato di fatto: la maggioranza si trova formalmente in uno stato di crisi. Una crisi strana, diversa da quelle canoniche, ma sempre di crisi si tratta. La prima che si trova ad affrontare il Centrodestra. A due anni dalle elezioni amministrative, è il caso di dirlo, il giocattolo si è rotto. E bisogna ripararlo, in fretta. Chi ha il compito, il dovere e l’interesse a farlo è il sindaco Mario Cantarella. Ma la strada è tutta in salita.
Ci fosse stato Pietro Manna in queste stesse condizioni, il protocollo adottato per sbrogliare il groviglio sarebbe stato quello collaudato fin dal 1994. Il primo cittadino avrebbe incontrato nella sua stanza le forze politiche insoddisfatte e si sarebbe proceduto a cacciate di assessori, all’ingresso di nuovi, a redistribuzioni di deleghe, al cambio di ruoli all’interno del consiglio comunale. Senza badare all’«occhio sociale» e alle proteste della minoranza. Un pragmatismo spietato, ovviamente discutibile, ma senz’altro efficacissimo, che in mille occasioni ha permesso all’ex sindaco di superare la crisi e di proseguire nella propria azione.
E Mario Cantarella? Il professore è (si è rivelato finora) di tutt’altra pasta rispetto a Manna. I due hanno provenienze opposte, esperienze difformi, culture politiche di segno contrario, caratteri asimmetrici. Sono due mondi paralleli: il rosso e il nero, l’accomodante e il formalista, il baffuto e il “pizzuto”, quello smilzo e quello panciuto.
Cantarella, comunque, per la prima volta, è chiamato a mostrare e dimostrare, col proprio stile e i propri modi, tutte le sue eventuali capacità politiche di mediazione e di risoluzione dei problemi, interni allo schieramento che lo sostiene. L’impressione, però, è che il primo cittadino non sia portato per le consultazioni dei partiti, le audizioni con consiglieri e segretari, le discussioni sugli appetiti di questo o quell’altro. Sono passaggi che, a suo vedere, lo distraggono dalle cose concrete che lo appassionano di più: la cultura e le scuole, le processioni e le parrocchie, l’avvio dei lavori con casco protettivo e cazzuola in mano (ma ancora si usa così?) davanti all’obiettivo fotografico e alle telecamere.
Il sindaco dovrà comprendere, tuttavia, che fa l’amministratore non a Oslo o Helsinky, ma alle falde dell’Etna, dove le teste sono calde e le sparate delle richieste politiche, per quanto “vulcaniche” e incandescenti, non può non considerarle. E’ da ventiquattro mesi che persino gli osservatori meno attenti dei fatti di Palazzo hanno compreso che “qualcosa” nella maggioranza non va nel verso giusto, auspicando un intervento. Ma Cantarella, da buon uomo di destra è (vuole essere), però, tutto d’un pezzo e ha (possiede ancora) degli imperativi ben precisi: mantenere la parola d’onore data prima del ballottaggio con gli alleati principali, quelli che contano, sugli equlibri della coalizione; evitare il malcostume (almeno questo) del viavai di amministratori; impedire che si apra quel mercato e quella compravendita di assessori e consiglieri denunciati dal Centrodestra quando sedeva tra i banchi della minoranza, in contrato alla politica sbrigativa di Pietro Manna nel risolvere i contenziosi con i partiti.
Imperativi da manuale scolastico, inconciliabili, però, con la politica paesana, che hanno determinato l’ingessatura di un assetto politico sul modello di una vetrina di bomboniere che non ha retto. E si è rotto.
Il colpo di grazia è stato dato dalla seduta del consiglio comunale sulla proposta, tanto accarezzata dagli assessori Andrea Ingiulla e Pasquale Lavenia, sulla costruzione di 60 alloggi di edilizia sociale a sud di via Pistoia, attraverso il metodo delle convenzioni. Dovevano essere tre cooperative di Paternò a procedere nei lavori per permettere, sulla carta, a 60 famiglie paternesi di avere una casa a condizioni agevolate. Difficile credere, tuttavia, che sessanta nuclei di paternesi si sarebbero trasferiti a Biancavilla, facile ipotizzare che gli stessi avrebbero “ceduto” gli immobili a nostri concittadini, per pura speculazione, sulla base di quali criteri (necessità o amicizie?) non è dato saperlo. Dietrologia? Pregiudizi? Processo alle intenzioni? Forse si, forse no. Fatto sta che queste sono le reali ragioni che hanno spinto l’opposizione (Ds, Riformisti, Margherita e l’indipendente Giosuè Sangiorgio) assieme a pezzi della maggioranza (il presidente Antonio Portale, il forzista Vincenzo Amato e il capogruppo di An, Carmelo Cantarella) a bocciare la proposta. Determinante anche l’assenza degli altri consiglieri di Forza Italia (Franco Lanza, Mario Amato e Salvo Saitta), la cui criticità sugli alloggi sociali era nota da mesi. Esito finale: nove contrari e otto favorevoli.
Il voto ha inevitabilmente sconquassato gli equilibri del Centrodestra. Un terremoto politico (favorito da una “appropriata” conduzione dei lavori consiliari di Portale) che ha, di fatto, aperto una crisi delicata.
La resa dei conti all’interno della coalizione non si è fatta attendere. E già il giorno dopo al clamoroso “no” trasversale, gli otto consiglieri rimasti fedeli alla linea amministrativa avevano pronta una richiesta di dimissioni al presidente, poi trasformata, su intervento del vicesindaco Salvuccio Furnari (fino in fondo devoto al culto della moderazione), in un atto di censura, con il quale si contesta il modo in cui ha diretto i lavori della seduta, un modo «poco rispettoso delle procedure e privo di quell’equilibrio necessario» che ha creato «forte imbarazzo e disappunto». Per questo si è invitato Portale a trarre «immediatamente le opportune conclusioni». Traduzione: «Dimettiti subito».
Un atto gravissimo, caduto su Portale come un macigno. Un’azione che aveva affossato il presidente, quando, a sorpresa, è arrivato il soccorso dei gruppi di opposizione. E’ stato il consigliere diessino Nino Benina, che non solo ha proposto di mettere ai voti l’atto di censura (in caso contrario sarebbe rimasto lì, ancora oggi, valido ed efficace), ma ha addirittura spinto i colleghi di minoranza (escluso Nicola Tomasello, che è uscito dall’aula) a votare contro il pesante atto di accusa, rivelandosi, quindi, determinanti a respingere la censura. Il risultato è stato rafforzare Antonio Portale, regalargli una legittimità oltre i confini del Centrodestra, farlo apparire come un presidente superpartes quando non lo è affatto, dargli la possibilità persino di astenersi in quell’atto contrario a lui (che eleganza di stile!), farlo passeggiare in piazza con la testa più in alto del solito.
No, non è possibile comprendere una simile posizione, che nasconde un tatticismo “sovietico” anacronistico quanto inefficace, indecifrabile per tutti i comuni mortali e gli elettori del Centrosinistra. A cominciare dagli anziani “compagni” che frequentano la sezione “Antonio Gramsci”, lontani dalle strategie illogiche e criptiche degli scienziati manovratori del partito che operano in perfetto scollamento con il sentire comune della base. Basterebbe parlare a qualche compagno biancavillese, di qualsiasi età, cultura e professione, per capire che la posizione diessina di salvare Portale (il “nemico” di sempre, colui che ha più di tutti minato l’amministrazione Manna e il Centrosinistra) e di riservargli una sequenza di apprezzamenti positivi, è fuori dal mondo, non può essere condivisibile. La politica più logica avrebbe suggerito, invece, che l’intera minoranza uscisse dall’aula, si sedesse dalla parte del pubblico e si godesse lo spettacolo del regolamento di conti tra consiglieri di Centrodestra.
Da qui a qualche settimana, fra l’altro, il carismatico presidente dimenticherà il salvagente offertogli da Ds, Margherita e dall’indipendente Giosuè Sangiorgio per continuare ad assumere il solito atteggiamento prevaricatore ed irrispettoso nei confronti dell’avversario di turno.
Certo è che, al di là della bocciatura della censura, rimane un dato politico: 8 consiglieri (Vincenzo Giardina, Salvo D’Agati, Santo Zammataro, Francesco Nicolosi, Gaetano Paternò, Giuseppe Salvà, Vincenzo Papotto, Alfio Furnari) dei 13 di Centrodestra che avevano eletto Portale alla guida dell’assemblea cittadina, adesso chiedono, in buona sostanza, le sue dimissioni. Basta questo elemento perché il presidente rimanga politicamente sfregiato. Un elemento che dovrebbe indurre Portale alle dimissioni immediate, ma si sa, la storia dell’esponente di Nuova Sicilia che vanta una lunga serie di “ex”, è farcita da opportunismo ed incoerenza e mai abbandonerebbe quella poltrona tanto ambita e tanto invidiata, per diversi anni, a Vincenzo Cantarella.
Il “caso Portale”, è bene sottolinearlo per verità di cronaca, rappresenta una crepa nella maggioranza, la più evidente, ma non è l’unica. I focolai di ribellione che dovrà affrontare Mario Cantarella sono diversi. A partire dal suo stesso partito, Alleanza Nazionale, che da due consiglieri è nei fatti ridotto ad una sola unità. Se la destra, con tanto di documento sfornato dal presidente del Circolo territoriale, Vincenzo Randazzo, chiede esplicitamente di entrare in giunta, c’è il capogruppo Carmelo Cantarella (ben sintonizzato, in realtà, con l’assessore Dino Pennisi) che rivendica la presunta promessa della vicepresidenza del Consiglio. Una carica ambita anche da Vincenzo Amato, in rotta di collisione con gli “azzurri”, sempre più vicino al presidente Portale. Da aggiungere anche la pasticciata strategia di Furnari, Paternò, Papotto e Salvà, quattro schegge confuse che, però, chiedono anche loro “visibilità” sempre con più insistenza e cominciano a dare un certo fastidio, soprattutto a Forza Italia e a Portale.
Le variabili e le incognite che dovrà considerare Mario Cantarella, insomma, sono tante e non è ancora detto che ci sia una soluzione che metta d’accordo tutti e nello stesso tempo. E’ possibile che quella pax formale regnata per due anni sia stata persa per sempre. Ma il primo cittadino è in dovere di trovare una parola magica per soffocare gli appetiti dei “suoi”, modificando certi equilibri in giunta e in consiglio. Certamente avrà tanto da lavorare per salvare la sua coalizione e la sua squadra di governo, al minimo storico di popolarità. Sinceri auguri.
Vittorio Fiorenza

>>> ATTO DI CENSURA NEI CONFRONTI DEL PRESIDENTE PORTALE

OOPS, SI E’ ROTTO IL GIOCATTOLO. E ORA ?ultima modifica: 2005-07-17T20:40:00+02:00da
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